Giu 24 2020
e anche biondi se ne va 24 06 2020
E ANCHE BIONDI SE NE VA
Il Corriere ricorda così la scomparsa di Alfredo Biondi, sui piatti della bilancia il peso truccato di Brenno, ma ancora dalla parte sbagliata: non la difesa della galassia berlusconiana, ma l’inizio dello squilibrio tra le Istituzioni, con lo strapotere della magistratura sulla politica che si prolunga fino a oggi.
—E fu Biondi, dunque, a mettere faccia e firma sul famoso decreto molto voluto da Berlusconi che il 13 luglio 1994 avrebbe dovuto concludere anzitempo l’inchiesta del pool di Borrelli e Di Pietro. Come? Togliendo ai magistrati la vera benzina che aveva alimentato la macchina dell’inchiesta, l’assai controverso uso della carcerazione preventiva che, da Mario Chiesa in avanti, aveva spinto legioni di manager e di politici a rovinarsi a vicenda pur di evitare il passaggio alla matricola di San Vittore. Il decreto (che in quella stagione di cappi esibiti dalla Lega in Parlamento venne definito «salvaladri») rendeva quasi impossibile la custodia cautelare in carcere (trasformandola al massimo in arresti domiciliari) per reati contro la pubblica amministrazione e finanziari, comprese concussione e corruzione, provocando decine di immediate scarcerazioni in un momento nel quale le indagini stavano colpendo a fondo gli interessi e la galassia berlusconiana. Carichi di sdegno, Di Pietro e gli altri sostituti del pool si presentarono davanti alle telecamere tv, leggendo un documento in cui chiedevano d’essere destinati ad altri incarichi: un golpe o un grido di dignità, a seconda di come la si vedesse in quell’Italia spaccata in due. Di certo da quel momento cominciò a sfaldarsi la prima maggioranza berlusconiana, con Alleanza nazionale e Lega, allora molto vicine ai moti popolari anticorruzione, che indussero il Cavaliere a lasciar decadere il decreto in Parlamento.
Francoforte 24 06 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
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