Giu 15 2020

la legge del più forte-milleseicentoventisei 15 06 2020

Published by at 5:58 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – milleseicentoventisei

Da www.errorigiudiziari.com; le solite indagini fatte un tanto al chilo, con il supposto colpevole che però si fa 17 mesi dentro.

—Si chiama come il vero ricercato. È nato nel suo stesso giorno. Ma è serbo, non croato: questo significa che il suo passaporto è diverso da quello del latitante di cui gli investigatori sono a caccia da tempo, anche nel numero identificativo impresso nelle pagine interne. Eppure non basta a sfuggire a un clamoroso scambio di persona. Questa è la storia di Ivan Bozovic e della incredibile serie di errori investigativi che lo ha portato a subire 17 mesi di carcere da innocente.

Estate 2012. Il giudice per le indagini preliminari di Bari emette una serie di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di diversi presunti trafficanti internazionali di droga, hashish in particolare. Le prove a carico di uno degli indagati sono intercettazioni telefoniche effettuate su due cellulari, le cui linee sono state attivate da una persona con passaporto intestato a un certo Ivan Bozovic, nato in Croazia il 28 dicembre 1970. Un Ivan Brozovic viene arrestato il 25 novembre 2012 in Slovenia, ma non si tratta di colui che la polizia è convinta di aver catturato: pur chiamandosi come il ricercato croato e avendo la sua stessa data di nascita, in realtà è di nazionalità serba e ha un passaporto differente sia nel colore (è rosso e non blu come quello della Croazia) sia perché ha un diverso numero identificativo al suo interno. Nessuno si accorge della pur evidente discrepanza. Nessuno si informa abbastanza per scoprire che l’Ivan Brozovic serbo (e innocente) è figlio dell’ex procuratore della Repubblica di Sarajevo e sposato con la figlia di un ex primo ministro. Intanto il fascicolo si è spostato a Milano, perché il Gip di Bari si è dichiarato non competente. L’Ivan Brozovic serbo viene subito estradato a Gorizia, dove l’ordinanza di custodia cautelare spiccata nei suoi confronti gli viene riassunta sommariamente da un interprete croato e non serbo. Risultato: finisce in carcere, nonostante si affanni a spiegare che è stato in Italia perché è un commerciante, non conosce nessuno degli altri indagati, non è mai stato latitante perché nessuno l’ha mai cercato prima nel suo regolare domicilio in Serbia. Tramite il suo difensore, l’avvocato Ivano Chiesa, chiede per tre volte la scarcerazione, che gli viene negata due volte dal Tribunale del riesame e una volta dallo stesso giudice che con il rito abbreviato lo condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione. Ivan Bozovic è innocente, resta in carcere nonostante non sia la persona che gli inquirenti stanno cercando. In secondo grado, però, le cose cambiano: i giudici della terza sezione della Corte d’appello di Milano si rendono conto della diversa nazionalità, del diverso passaporto e del diverso numero identificativo del documento del serbo. Non solo, ma individuano altri elementi in grado di scagionare Ivan Bozovic: negli atti del processo di primo grado mancavano una lista passeggeri del volo Belgrado-Milano Malpensa del 21 aprile 2008 e il noleggio di un’auto poi prestata a un complice, che pure erano stati indicati nell’informativa della polizia giudiziaria quali riscontri per la sua esatta identificazione. Risultato: nel 2014 il Bozovic innocente viene riconosciuto totalmente estraneo a ogni accusa. E assolto. Tramite il suo difensore, decide allora di presentare istanza di riparazione per ingiusta detenzione. Per i 17 mesi trascorsi in carcere da innocente, tra dicembre 2012 e aprile 2013, l’avvocato Ivano Chiesa chiede 300 mila euro di risarcimento. L’8 marzo 2018 la Corte d’appello di Milano gliene riconoscerà soltanto 130 mila. (fonte: Corriere della Sera)

Francoforte 15 06 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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