Mag 06 2020

la legge del più forte-millecinquecentottantasette 06 05 2020

Published by at 9:05 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millecinquecentottantasette Da www.errorigiudiziari.com, miniera per chiunque sfogli l’on line; l’unica volta che un ufficio agisce in fretta, è uno sbaglio, causato dal non leggere nemmeno gli atti della Cassazione; la fortuna, faccio per dire, di Calogero Gueli, è morire in fretta per una crisi cardiaca, non un cancro, come successe a Enzo Tortora.

—Associazione per delinquere di stampo mafioso. Favoreggiamento. Estorsione. Difficile immaginare capi di imputazioni più gravi e infamanti di queste, per il sindaco di un piccolo comune siciliano. Altrettanto difficile pensare cosa significhi essere accusato di reati così seri, quando in realtà si è innocenti. Non solo: poco dopo l’assoluzione definitiva, si resta anche vittima di un clamoroso errore giudiziario. Proprio così: il protagonista della nostra storia, Calogero Gueli, 71 anni, eletto nelle file del Pd come primo cittadino di Campobello in Licata (Agrigento), è stato per anni imputato di mafia pur essendo completamente estraneo a ogni addebito. Arrestato una prima volta il 22 giugno del 2006 nell’operazione antimafia “Ghost Saraceno” dei carabinieri di Agrigento e della Dda di Palermo, era stato anche condannato in primo grado: 3 anni e 4 mesi di reclusione. Gueli, quale sindaco di Campobello di Licata, fu arrestato nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione di appalti pubblici nel territorio agrigentino. Secondo gli inquirenti avrebbe abusato del suo ruolo nell‘assegnazione dei lavori a favore di ditte a lui vicine ad iniziare di quelle riconducibili ad almeno uno dei figli. Le accuse di favoreggiamento ed associazione mafiosa vennero ridimensionate in estorsione allo scopo di favorire le ditte dei figli nella realizzazione di forniture e lavori pubblici. Ma in appello il verdetto era stato capovolto a favore di Calogero Gueli: assolto per non aver commesso il fatto. Il sindaco, che nel frattempo si era dimesso, ha dovuto quindi affrontare la Cassazione. E il verdetto della Suprema Corte è stato per lui favorevole: assoluzione definitiva dall’imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa e da quella di estorsione. Incubo finito? Non ancora. Poche ore dopo la sentenza della Cassazione che conferma la sua estraneità a ogni accusa, Gueli si vede presentare alla porta gli agenti della squadra mobile della sua città: devono notificargli un ordine di carcerazione della Procura generale. Possibile? Certo, ma è un errore. Gli uffici della procura generale ritenendo che l’ex imputato fosse stato assolto per concorso esterno in associazione mafiosa, ma condannato per estorsione, ne avevano ordinato l’arresto. Il suo legale Lillo Fiorello è intervenuto immediatamente opponendosi al provvedimento e dimostrando l’errore dell’ufficio del Pg. L’ex deputato regionale del Pd è stato pertanto rilasciato e ha dichiarato: “Siamo in presenza di una superficialità assoluta. Prima di prendere un provvedimento del genere bisognerebbe controllare bene e invece non lo hanno fatto. Se avessero controllato si sarebbero accorti che ad essere rigettato è stato il ricorso del procuratore generale. Non sappiamo davvero in che mondo viviamo”. A pochi mesi di distanza dalla risoluzione dei suoi guai giudiziari, Calogero Gueli muore in seguito a una crisi cardiaca.

Francoforte 06 05 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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