Dic 08 2015

j’accuse-seicentottantasette 08 12 2015

Published by at 7:41 am under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – SEICENTOTTANTASETTE
Leggiamoci questa storia tratta dal Corriere on line. Se il 10 la Cassazione ragiona così, Maurizio Iori è fritto; ovviamente non solo lui, qualsiasi altro di noi si trovasse al suo posto!
—Non è un politico, non sta nella protezione civile, non è comunque un addetto ai lavori: è un preside. Il detenuto che sta scatenando i sentimenti migliori della sua terra si chiama Livio Bearzi, è friulano di Cividale, 58 anni, sposato, tre figli a carico. Da un mese sta rinchiuso in una cella, a Udine. Condannato a 4 anni con sentenza definitiva della Cassazione. Il suo reato: omicidio colposo di tre studenti e lesioni ad altri due, per «aver omesso di valutare l’enorme pericolo incombente» sul convitto Domenico Cotugno, l’istituto aquilano che dirigeva e che dopo 200 anni di trascurata attività venne giù come castello di sabbia, assieme a tutto il resto. In italiano corrente, il preside non comprese il pericolo del terremoto e non si premurò di chiudere il convitto, facendo uscire i ragazzi. Lui come tanti altri che non chiusero nulla, all’Aquila. Ospedali, palazzi del governo, dimore private. Così il procuratore dell’Aquila, Fausto Cardella, parlando in un convegno a Zugliano, proprio nei pressi di Udine: «Non mi sembra né elegante né corretto commentare una sentenza. Posso soltanto esprimere la mia solidarietà per il dramma di una persona che, oltre al fardello per gli eventi di quella maledetta notte, deve sopportare il peso della detenzione. Comprendo il dramma. Mi sembra di aver capito che a Bearzi sia attribuita una colpa generica per aver vietato alle persone (comunque minorenni) di uscire dal convitto. Una decisione presa sicuramente in buona fede, anche perché si sa che in caso di terremoto può essere meglio non uscire. La fatalità, purtroppo, ha fatto accadere ciò che nessuno avrebbe mai pensato». E pazienza se la stessa Cassazione ha proprio recentemente assolto i responsabili della Commissione grandi rischi, i famosi Barberi, Boschi e compagnia, cui si riconosce una volta per tutte l’impossibilità di prevedere i terremoti. Suona vagamente paradossale, ma è una storia molto italiana, dopo tutto: gli esperti non potevano prevedere il terremoto, un preside paga sostanzialmente per non averlo previsto. Quell’edificio stava lì dall’Ottocento, lui arrivò un anno prima del sisma, ma a quanto pare toccava proprio a lui capire la gravità della situazione e chiudere il convitto. Per la giustizia non fa una grande differenza che dopo i primi tempi di direzione lo stesso preside si fosse recato in Provincia – proprietaria dell’edificio – per segnalare parecchie rughe e chiedere interventi: gli fu risposto che non c’erano rischi e comunque prima o poi avrebbero dato una bella rinfrescata. Se ne tornasse tranquillo nel suo ufficio, intanto. Così rassicurato, dopo qualche mese il preside fece addirittura scendere la famiglia all’Aquila, moglie e tre ragazzi, facendoli alloggiare al suo fianco proprio dentro al Convitto, dove per disgrazia furono sorpresi dal terremoto, per miracolo senza gravi conseguenze.—
Cremona 08 12 2015 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.