Nov 17 2015

j’accuse-seicentosessantasei 17 11 2015

Published by at 12:38 pm under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – SEICENTOSESSANTASEI
Se la vita fosse matematica, il 10 dicembre la Cassazione assolve e ordina di scarcerare immediatamente Maurizio Iori, da che a pronunciarsi è la stessa sezione, e magari gli stessi giudici, che nel luglio 2012 aveva “suggerito” al Tribunale del Riesame di Brescia, vista, in poche parole, l’assenza di prove, di rimettere in libertà l’imputato in attesa del processo. Prove successive non ne sono nate, anzi, in Aula a Cremona son finite ancor più alle corde le esistenti, e però sappiamo come è finita. Addirittura in due processi. Bontempi e Frigo, da pagina 76, non perdono l’occasione per un memento:
“Sul punto, giova rammentare che già la Corte di Cassazione in sede cautelare, nella sentenza 19 luglio 2012, aveva censurato la allora impugnata ordinanza del Tribunale del riesame proprio per la carenza di motivazione sulla compatibilità tra la ricostruzione dinamica del fatto proposta dall’accusa e l’assenza di tracce biologiche dello Iori sugli oggetti repertati e sulla rilevazione di tracce della sola Ornesi, in particolare, sulle confezioni dei tranquillanti ingeriti e sul collo della bottiglia d’acqua trovata sul tavolo dell’appartamento.”
Naturalmente Bontempi e Frigo, come tutti gli avvocati attenti alla legge, dimenticano che il fatto è mobile, qual piuma al vento, muta d’accento e di lettura, ma la mobilità è appannaggio del solo giudice; in questo processo, a Cremona, al collega Cesare Gualazzini che intendeva far valere non un fatto, ma una disposizione del codice, è arrivato dal presidente della Corte d’Assise Massa Pio un: avvocato, non dica sciocchezze!
Fatto noto ai presenti in Aula, della cui registrazione sono in possesso, ricordato da me ripetute volte su questo blog, che leggono a Palazzo sia a Cremona che a Brescia, nota che ho spedito alla Procura di Venezia, senza che per ciò, a quanto risulti, sia iniziato alcunché a esaminare il fatto; Massa Pio, come è noto, è presidente della sezione penale del Tribunale di Cremona, rappresentante locale dell’Associazione nazionale magistrati……… Bontempi e Frigo continuano:
“Dopo questa doverosa rappresentazione di sintesi dei risultati delle prove scientifiche, è il caso di esaminare la motivazione che forniscono i primi Giudici in merito all’argomento delle tracce che, dal punto di vista concettuale, presta il fianco a critiche non molto diverse rispetto a quelle che la Corte di Cassazione, in sede cautelare, fece nei confronti del provvedimento del Tribunale del riesame.”
E qui non sto a ripeterle tutte, credo ne bastino un paio per intuire il resto.
“Il Dna sul collo della bottiglia di acqua Maniva non prova affatto che, come apoditticamente sostenuto, l’Ornesi bevve a canna l’acqua dalla bottiglia per deglutire le pastiglie di Xanax che aveva preso; quando si ingeriscono le pastiglie si usa solitamente per deglutire un bicchiere d’acqua e non la bottiglia.”
Il mio principio è: uno beve come crede; ma è logica e scontata la risposta di Bontempi e Frigo:
“basta usare il buon senso per osservare che qualora se ne prendano 77 forse è più comodo usare la bottiglia rispetto ad un bicchiere.”
La pastiglia di Xanax trovata accanto al corpo di Livia, una delle tante evidenti prove dell’estraneità di chiunque, non del solo Iori, al fatto; la versione della Corte di Cremona:
“induce solo a ritenere che la compressa si stata posta ad arte dall’imputato nell’ambito della simulazione del suicidio.”
Induce Bontempi e Frigo alla forte e dimostrata risposta:
“peccato che il dottor Giuffrida, consulente del Pm, abbia dato conto del fatto che tale reperto si è subito sfaldato al momento dell’analisi ed era totalmente privo della pellicola lucida che normalmente ricopre le pastiglie di medicinali; e ciò è un segno inequivocabile del fatto che la pastiglia di Xanax non è stata per nulla strumento di attività depistatoria, bensì realmente ingurgitata.”

Cremona 17 11 2015 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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