Ott 21 2015

j’accuse-seicentotrentanove 21 10 2015

Published by at 12:45 pm under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – SEICENTOTRENTANOVE
Bontempi e Frigo avanzano decisi e forti come carrarmati:
“Ebbene, alla luce di tale premessa e dagli argomenti di seguito esposti a sostegno della presente impugnazione, si evincerà, con chiarezza e piena evidenza, come non possano essere condivise le conclusioni cui sono giunti i Giudici di prime cure. In particolare, risulterà dimostrato che:
le prove dirette relative alla dinamica dei fatti (scena del crimine, DNA, valori di Xanax e gas negli organi e nei tessuti, ecc.) scagionano completamente Iori;
le prove indirette poste a carico dell’imputato risultano, in alcuni casi, insussistenti o incerte nella loro stessa esistenza e, in altri casi, gravemente contraddittorie e prive di valenza indicativa individuale;
anche una loro valutazione globale, ispirata alla lettura del contesto entro il quale si collocano, quello del rapporto fra Iori e la Ornesi nel periodo di giugno e luglio del 2011, non è in grado di superare le plurime incertezze, ambiguità e incongruenze che caratterizzano i singoli elementi considerati, con la conseguenza che il risultato finale è semplicemente la somma di plurimi dati fallaci;
esiste una ricostruzione alternativa dei fatti, plausibile, logica e fondata sulle prove emerse al dibattimento: è assai probabile che Ornesi Claudia abbia compiuto un gesto estremo (rivelatosi fatale per sé e la figlia Livia). Un suicidio che – va subito precisato – non è né d’impeto né dimostrativo. Un epilogo al quale Claudia stava pensando e non è certo frutto dell’improvvisazione.”
Tutti siamo affezionati alle nostre idee, e qui gli avvocati ne espongono due, che le prove dell’innocenza di Iori siano evidenti, che Claudia Ornesi pensasse da tempo al suicidio.
Sulla prima vado oltre, ma da sempre, come il lettore continuo ricorda: Maurizio Iori non è innocente solo perché mancano contro di lui prove degne di questo nome, ma ancor più semplicemente, con le cause di morte accertate dall’autopsia, nessuno sarebbe stato in grado di uccidere Claudia e Livia assieme.
Sulla seconda, anche Bontempi e Frigo si pongono la domanda, come la Corte di Cremona, perché Claudia tenesse in casa tanto Xanax, e si danno la risposta: pensava da tempo al suicidio. Pensarci, è una cosa, progettarlo, ben altra; che la sua vita fosse disperata, basta leggere l’ultima lettera, non come l’han letta parenti e giudici, è ovvio, ma vivere male e soffrirne, anche tanto, è una cosa, uccidersi è altra. Lo citano tutti e poi non lo mettono al posto giusto: l’ultima sera, per la cena con Maurizio, Claudia si fa addirittura consigliare dalla madre gli orecchini, e nessuno mi venga a raccontare che pensi nello stesso tempo al suicidio e agli orecchini. L’ostacolo più grosso che, per motivi diversi, vedono sia la Corte che Bontempi e Frigo, è la quantità di Xanax tenuta in casa da Claudia, e la mia conclusione è che siano tutti osservatori, per loro fortuna, sani! Avessero una malattia cronica, come la vita disperata di Claudia, cento pastiglie di ansiolitico ci stanno; quando io rinnovo le pastiglie che devo prendere fin che campo, in casa me ne trovo trecento di tre medicinali diversi, e le prendessi tutte assieme, certo che muoio, ma la loro presenza non è segno io pensi al suicidio!

Cremona 21 10 2015 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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