Set 12 2015

j’accuse-seicento 12 09 2015

Published by at 3:27 pm under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – SEICENTO Dal Corriere on line: —I giudici della corte d’assise di Bergamo, davanti ai quali è in corso il processo a Massimo Bossetti, hanno acquisito una lettera inviata alla madre di Yara Gambirasio da Loredano Busacca, il pregiudicato che raccontò di avere raccolto le confidenze di Bossetti, riguardanti il delitto, in un periodo di comune detenzione nel carcere di via Gleno a Bergamo. Nella lettera Busacca definisce «animale» Bossetti e lo definisce «spavaldo, interessato solo a farsi pubblicità», dicendosi disposto a ribadire le presunte confidenze ricevute. Il presidente della Corte ha acquisito la lettera, su richiesta delle parti civili e con l’opposizione della difesa di Bossetti, precisando che «non si tratta certamente di prova in relazione al reato». Busacca era già stato sentito dal pm Letizia Ruggeri, nel corso delle indagini, ed era stato ritenuto inattendibile. Dopo un periodo in comunità è tornato in carcere in quanto coinvolto in una serie di rapine.— Quando cito, devo fidarmi di chi copio: se il Corriere ha scritto esatto, il Presidente della Corte acquisisce un elemento, e lasciamo perdere la provenienza, che dichiara non essere una prova in relazione al reato; che lo acquisisce a fare, domanda spontanea? Risposta naturale, che il caso Iori avalla: a costruire il mostro. E il mostro che fa? robacce. Senza bisogno di dimostrarlo, è nella sua natura, non saprebbe fare altro: dunque condanna! Solo così si spiegano “dimostrazioni” altrimenti incomprensibili. Che dalle persone si trasferiscono ai fatti. La sintesi della tremenda pagina con cui Massa Pio, a Brescia Fischetti&Vacchiano lo stesso anche se con parole diverse, supera le obiezioni della Difesa: “se non si dimostra come sia possibile dare quasi a digiuno di nascosto in pochi minuti tanto Xanax da spedire in stato di intossicazione acuta, il processo deve finire immediatamente”; quando si è prima permessa la creazione del mostro, è semplice: trasformazione non certificata delle 95 pastiglie in gocce, riduzione della quantità delle stesse, in ipotesi, ulteriore diminuzione nel racconto dei fatti, accomodamento della scena quando si deve descrivere come vengon propinate, accondiscendenza della”vittima” che non si accorge di bere/mangiare elementi d’amarezza indecente non per non aver palato, ma per essere “ingenua” (sic!), e la sentenza è fatta! Perché esaltare nell’alto dei cieli, sempre la mia stessa tesi, 10mila giudici santificati dal sangue di Falcone e Borsellino, tra l’altro non risulta che gli altri di Palermo vivano perennemente sotto scorta, e non del fare professionale quando scendono in Aula? Perfetti secondo l’Associazione nazionale magistrati, qualunque sia il Presidente in carica, poche neghittosità inescusabili secondo il pezzo da novanta di turno, l’ultimo il Procuratore di Torino Spataro Armando, situazione un po’ diversa quando la Cassazione si trova costretta a spiegare i motivi di un processo come quello di Perugia, Amanda e Sollecito, conosciuto da troppi, anche fuori d’Italia: “iter obiettivamente ondivago le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillances o amnesie investigative e di colpevoli omissioni di attività d’indagine che, ove poste in essere, avrebbero con ogni probabilità consentito, sin da subito, di delineare un quadro – se non di certezza quantomeno di tranquillante affidabilità – vuoi della colpevolezza vuoi dell’estraneità.” Così il Corriere. Su un processo da subito in prima pagina, in Italia e anche in Usa e Gran Bretagna; comprensibili le sfere di cristallo in quelli Iori, di cui ho scritto solo io. A Cremona.
Cremona 12 09 2015 www.flaminiocozzaglio.info

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