Lug 14 2015

j’accuse-cinquecentoquaranta 14 07 2015

Published by at 10:02 am under cronaca cremonese,Giudici

J’ACCUSE – CINQUECENTOQUARANTA
Le righe finali del capitolo “Il movente”, quattordici pagine, a cura dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia Fischetti&Vacchiano, meritano la verginità, non devono essere interrotte dai miei commenti:
“Ma, ciò che più interessa e che contrasta con una piattaforma psicologica plausibilmente compatibile con la programmazione per tempo del suicidio allargato, è il fatto che quella serenità Claudia aveva continuato a manifestare, non solo anche dopo che nel 2009 aveva scoperto che Iori attendeva di divenire padre di Margherita, ma pure quando prima di scrivere quella lettera, aveva scoperto che l’imputato aveva sposato l’Arcaini o comunque aveva deciso di convivere con quest’ultima. Quasi che quella (nuova) serenità fosse stata causata proprio dal fatto che Claudia, avendo aperto gli occhi di fronte ad una realtà mai prima del tutto conosciuta o creduta, avesse definitivamente e irremovibilmente deciso di preoccuparsi soltanto del bene della propria bambina. Qui vale richiamare:
la testimonianza di Magella Teresa, collega di lavoro presso l’Acli, che aveva visto Claudia il 14 luglio sorridente come sempre;
la testimonianza di Cremonesi Maria Grazia, collega di lavoro presso l’Acli, che aveva visto Claudia con il sorriso di sempre.
D’altronde, davvero non si spiegherebbe come Claudia, pur dopo aver appreso quella notizia dalla sorella (che Iori aveva scelto l’altra), avesse continuato ad essere piena di progetti. Né, in particolare, si spiegherebbe l’incarico conferito al falegname Allocchio Gianpietro, avvenuto addirittura il 18 o 19 luglio, di preparare il mobile durante il periodo estivo. Né, in definitiva, si spiegherebbe lo stesso contenuto della lettera del 12 luglio 2011, laddove Claudia parlava del futuro di Livia, nonché in particolare del fatto che la stessa, quando fosse divenuta grande, avrebbe letto la lettera e avrebbe capito. In conclusione, la pluralità degli argomenti sviluppati sul tema afferente la personalità e le ultime reali aspettative di Claudia, conducendo univocamente ad escludere plausibilità alla configurazione di un movente che avesse potuto ispirare la donna a commettere il cosiddetto suicido allargato, ha finito inevitabilmente per irrobustire la prova del movente in capo all’imputato, così come già sopra delineato.”
Da brividi, per me; 14 quattordici pagine dove il vicino che la incontrava sorridente sulle scale e il falegname che doveva prepararle il mobile sono testimoni della certezza che Claudia non si sarebbe mai uccisa; 200 duecento pagine complessive tra le due motivazioni dove non si trova una riga che spieghi, esclusi i classici forse potrebbe avrebbe non sarebbe da escludere tutti sanno non può non vedersi e chi più ne ha più ne metta, come non dico uno Iori del caso, qualsiasi uomo al mondo, possa rifilare una dose tanto massiccia di Xanax, a un adulto e a un bimbo, da spedirli in pochi minuti in stato di intossicazione acuta, lo scrive l’autopsia, non Flaminio Cozzaglio!
Questi possono essere i nostri giudici, ieri per Maurizio Iori e dio sa quanti sventurati prima di lui; domani per noi: solo per questo motivo scrivo ogni giorno, da anni, e credo d’aver superato i mille, e non smetterò fino alla libertà di Iori!

Cremona 14 07 2015 www.flaminiocozzaglio.info

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