Lug 08 2015

l’amico marco tanzi 08 07 2015

Published by at 1:20 pm under cronaca cremonese

L’AMICO MARCO TANZI
Caro Flaminio, avrai senz’altro letto la Provincia di stamattina. Questa è la mia replica. Io e 286 (286!!!) colleghi abbiamo avuto il torto di aderire a un appello dei colleghi Francesco Caglioti e Andrea De Marchi (due tra gli studiosi più seri delle nostre università) intitolato Contro il circo delle mostre. Per la storia dell’arte, che ha denunciato la vergogna di una mostra come quella di Sgarbi-Farinetti all’Expo. Puoi leggere il testo della lettera, indirizzata il 25 giugno a Dario Franceschini (Ministro dei beni e delle attività culturali) e Stefania Giannini (Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca) sul sito di Repubblica online, nel blog Articolo9 di Tomaso Montanari, che per le sue battaglie in difesa del nostro patrimonio culturale è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica conferitagli nel 2013 dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il testo, lo puoi leggere qui:
http://articolo9.blogautore.repubblica.it/?refresh_ce
I 286 firmatari (non mi sembra davvero un numero insignificante) sono in pratica la stragrande maggioranza degli studiosi di storia dell’arte, e non solo, delle università italiane, a cui si sono aggiunti non pochi funzionari delle soprintendenze e alcuni tra i più importanti studiosi stranieri (qualche esempio: da Keith Christiansen a  François Avril,da Dominique Cordellier a Andrea Bayer, da Xavier F. Salomon a Caroline Elam, solo per andare ai primi nell’ordine della lista; non sto a spiegare chi sono, ma si tratta dei principali studiosi e curatori dei più grandi musei del mondo. Ripeto, chi ha voglia e pazienza si legga l’elenco).
Io non sono né stizzito né divertito solo seccato, perché ricordo bene il motto molto andreottiano attribuito  a Rousseau o a a Voltaire “calunniate, calunniate, qualcosa resterà”: Sgarbi sì che invece è stizzito e, come suo costume, da una parte ti vomita addosso e dall’altra tira la merda nel ventilatore, chi prendo prendo, incominciamo a sporcare, intanto. Fa il mio nome in mezzo a un gruppo di colleghi la cui compagnia mi onora: è un titolo di merito essere nelle idiosincrasie del ferrarese. Siamo studiosi di caratura internazionale: Sgarbi, in primo luogo, non è professore; a Chiasso non sanno chi sia e, non dimentichiamo, è  un pregiudicato, condannato definitivamente per truffa aggravata e continuata e falso ai danni dello Stato (in particolare della Soprintendenza del Veneto, di cui era ispettore) a 6 mesi e 10 giorni di reclusione (anche per questo, chi ha voglia, si legga http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/19/vittorio-sgarbi-e-la-condanna-per-truffa-da-la-repubblica-delle-banane/112128/ ). Non è poi detto che, sotto sotto, giochi ancora la favola esopica della volpe e l’uva: gli antiquari internazionali non sanno chi sia Sgarbi, è un fenomeno esclusivamente italiano, emblema di una certa Italia, e le sue expertise (tante, tantissime e benissimo pagate: ne ho avuta per le mani di recente una, del tutto inconsistente nella sua banalità fintocolta) se le fanno fare gli ingenui che non conoscono la reale accuratezza scientifica dei suoi “studi” ma preferiscono il feticismo televisivo del “l’ha detto Sgarbi”. E quello che è peggio è il modello che passa ai giovani: ai miei studenti faccio tutti gli anni una lezione di cos’è la storia dell’arte e qual è la percezione della serietà della disciplina per l’italiano stordito dalla televisione. Se volete, guardate anche questo video molto educativo e capirete meglio la mostra caravanserraglio I Tesori d’Italia EATALY Expo Milano: Oscar Farinetti racconta a Red Ronnie (proprio lui, passato momentaneamente da Gianni Morandi alla critica d’arte!): https://www.youtube.com/watch?v=u6Wf95pbG5Y .Che si sia mosso un gruppo così numeroso e prestigioso ha dato mooolto fastidio all’adrenalinico curatore, che non rinuncia alla diffamazione rabbiosa quanto venata di toni mafiosi. Chi non ha scheletri nell’armadio, come il sottoscritto e i numerosi colleghi tirati in ballo può decidere di stare zitto in prima istanza, quindi di procedere e querelare Sgarbi, se va avanti imperterrito a calunniare. Che non è una cosa scontata e/o soddisfacente nemmeno quella: un collega pesantemente diffamato ha vinto la causa con il ferrarese ma non ha beccato una lira. Sgarbi figura povero in canna. E mi chiedo allora: perché ogni tanto questo personaggio mi telefona per sapere cosa penso dei quadri di sua proprietà (pardon, non ha proprietà) ai quali attribuisce nomi fantasiosi spesso lontani dal vero. Veniamo a me: certo che studio opere d’arte private, in Italia e all’estero, ma le studio da professionista e non tocca a me farle acquistare a chicchessia, non è il mio mestiere Gli unici quadri dei quali ho sollecitato l’acquisto sono rimasti a Cremona perché parte del patrimonio artistico della città: Giovanni Arvedi ha comprato  una tavola del 1525 di Gianfrancesco Bembo e l’ha donata alla Cattedrale, per la quale era stata eseguita; mentre la Banca Popolare ha acquistato due tondi di Camillo Boccaccino per le sue collezioni, che mi dicono di recente essere stati rubati durante i lavori di ristrutturazione della sede. Con l’estero ho rapporti con antiquari di primo livello che mi fanno studiare le loro opere perché stimano la qualità dei miei studi e del mio occhio di conoscitore: ma quando queste opere sono già a Londra, Parigi o New York. Non so niente delle loro vicende di esportazione: se poi mi accorgo che sono poco limpide ci rinuncio. Poi, come per molti altri colleghi, Christie’s, Sotheby’s e altre case d’asta mi chiedono, a titolo del tutto gratuito, pareri sulle opere da mettere in vendita: se non sbaglio un bellissimo ritratto che ho attribuito a Bernardino Campi, battuto di recente a New York, è ora rientrato in Italia. Non so ancora cosa farò con Sgarbi: la prima idea è di fregarmene e di sentirmi onorato di trovarmi in ottima compagnia, con personaggi di assoluto valore e integrità; se proseguirà vedrò cosa fare. Per ora ho solamente preso contatti con il mio caro amico Fabrizio Lemme (“l’avvocato dell’arte”: anche qui, se volete sapere chi è, digitate il nome su Google) perché mi dia il suo autorevole parere se, eventualmente, dovrò tutelarmi in altro modo in tribunale. Non” avendo” un codice etico ma sentendomi da sempre una sorta di codice etico ambulante, che dovrebbe essere protetto dal WWF per tutte le scelte di vita, tutt’altro che facili e/o ovvie che ho fatto in tutti questi anni, credo di avere un’onorabilità da salvaguardare. E poi discorsi, ovvi, di pulpiti e di prediche… Ciao e grazie, Marco
 

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