Set 25 2013

aspettando giustizia pulita-settantanove 25 09 2013

Published by at 9:59 am under cronaca cremonese,Giudici

ASPETTANDO GIUSTIZIA PULITA – SETTANTANOVE
L’Accusa ha giocato, male, ma se i fatti sono quelli mica li puoi cambiare, al massimo la Legge, se ne hai il potere, ti consente di comportarti come non esistessero, le uniche due carte: Maurizio Iori in un primo tempo ha negato, ma era lì la sera della morte, e le bombole le ha comprate lui.
La Corte invece è riuscita a far peggio, perché ha avuto ampia possibilità di ascoltare gli argomenti della Difesa e non solo se n’è infischiata, ma è riuscita nell’incredibile impresa di peggiorare l’immagine della Magistratura offerta dall’Accusa!
L’Accusa nella memoria finale ha ricostruito che Iori, stordita Claudia, invece di passare immediatamente al gas, le ha fatto bere quanto restava dello Xanax liquido, col rischio di anticipare la morte per soffocamento; la levata d’ingegno della Corte, tramite la penna di Massa Pio, scrivere che due sacchetti di plastica ancora da usare possano trasmettere la puzza da un piano all’altro attraverso le condutture: date un tema del genere ai ragazzini che affrontano la prova scritta di terza media e vedrete la risposta. Ma non c’è nulla di strano per chi ha pratica di relazioni in Paesi semicivili: chi può, è convinto di avere il diritto di dire ciò che vuole e che i sottoposti abbiano il dovere di crederci, come la famosa nuotata nel Fiume Giallo di Mao Tze Tung!
Per cui, ampia dissertazione da pagina 78 a 83, per spiegare il rapporto tra Iori e bombole e fornelli, dimenticando il principale, discutendosi di un omicidio: come sia riuscito a usarli per uccidere. Tentativo di spiegazione già provato da pagina 36 a 44: unica possibilità, stante il poco gas contenuto, insufficiente anche per il gatto, che avvolte le teste in un sacchetto di plastica, abbia messo le bombole sotto il naso delle due vittime, spiegazione che avrebbe la sua logica, se non cozzasse contro gli esiti dell’autopsia: fosse andata così il gas sarebbe rimasto nei tessuti attorno alla testa, invece gli anatomopatologi non han voluto sapere di collaborare, l’hanno trovato diffuso in tutto il corpo!
E allora cocchiamoci in santa pazienza le banderillas dei picadores, sapendo che l’espada, altro che Godot, non arriverà mai.
Pagina 78: “Occorre anzitutto rilevare come l’imputato, finché gli è stato possibile, si è ben guardato dall’ammettere la sua presenza in casa e di saper qualcosa delle bombole rinvenute nell’appartamento: solo dopo il suo arresto, resosi conto degli elementi probatori a carico ed in particolare del lavoro investigativo che aveva condotto ad individuare i luoghi dove aveva comprato bombole e fornelli è costretto ad ammettere le circostanze cercando contestualmente di imbastire una versione che possa apparire credibile.”
E via di questo passo: perché ha comprato le bombole a Carugate invece che a Crema, perché le ha comprate inventando che servivano a Claudia, che avrebbe soggiornato in un albergo dove non ce n’era alcun bisogno, ce ne fosse stato ne aveva comprate non per le due settimane ma per due mesi, perché quattro fornelletti quando ne bastava uno, perché inventare che li avrebbe usati per il sushi che si mangia freddo, perché dice di averli portati in casa in un giorno e invece risulta fosse l’altro, uffa, di spiegazioni ce ne sono un mondo ma non voglio annoiare nessuno, perché evidente che un qualsiasi gesto di vita quotidiana può essere interpretato come si vuole, ma qui, come ho riportato sopra, si deve spiegare solo come ha usato bombole e fornelli per uccidere, e siccome così non è andata, l’esperimento dell’Accusa prima, della Corte poi, non è andato a buon fine. Ma ecco la conclusione del capitoletto, alla tipica insegna del: io ho sempre ragione e l’ultima parola, pagina 82: “Egli, che aveva già deciso di uccidere, deve trovare una scusa per introdurre in casa bombole e fornelli senza far insospettire Claudia e a tal fine, approfittando della ignoranza di Claudia in materia di cibo giapponese si inventa la necessità di scaldare con appositi fornelletti le salse da apporre sul sushi. Poi le salse non verranno scaldate (nessun fornello risulterà essere stato acceso per scaldare alcunché) e le bombole verranno usate per il vero scopo per cui sono state portate.”
Domani il commento su un caso strepitoso di deontologia professionale di certi giudici, lo slalom acrobatico tra le prove: come si evitano quelle che ci dan contro, come si creano quelle che non esistono!

Cremona 25 09 2013 www.flaminiocozzaglio.info

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