Mag 12 2013

giustizia di ferro-centoundici 12 05 2013

Published by at 8:56 am under cronaca cremonese,Giudici

GIUSTIZIA DI FERRO – CENTOUNDICI
Nessun odio, nessun pregiudizio politico, i magistrati applicano la legge e lo fanno con serenità in un sistema garantito. Così l’Associazione nazionale magistrati replica a Silvio Berlusconi, definendo le sue accuse “il solito campionario” di offese ai giudici. Per completezza e obiettività dell’informazione bisogna anche ricordare il principio di diritto che la Cassazione ha impartito ai giudici di merito: qualsiasi cittadino, quando e dove crede, può dare a Berlusconi del “buffone, Ceausescu, don Rodrigo e fuorilegge”, perché diritto di critica e conseguente sostegno alla democrazia.
Per cui cerco di stare in mezzo ai due estremi, e mi sia lecito scrivere che dopo un processo Iori un signor Qualsiasi avrà timore a incocciare in giudici tipo Massa e Beluzzi, che rifilano un ergastolo senza che se ne siano visti in Aula i motivi cogenti, e incapaci di farceli vedere nei canonici, per il giudice che non abbia troppa fretta, novanta giorni successivi alla sentenza. Anche perché, sempre in tema di offese e insulti, non è che i due signori vadano leggeri. In pieno svolgimento del processo un difensore s’è preso del “non dica sciocchezze”, l’altro “non si agiti, stia composto sulla sedia”. Ma questi sono i modi, che non contano, salvo il verso cui siano rivolti, torniamo alla sostanza, cercando di capire come la Corte sia arrivata a dar l’ergastolo a Maurizio Iori. Beh, è un modo di dire parecchio falso: seguendo le udienze in Aula, dopo aver letto gli atti, proprio non l’ho capito. Sono rimasto disperatamente solo: ciò che ha scritto l’Accusa mi fa cader la braccia, e la Difesa incrudelisce dimostrando perché mi devono cadere!
Maurizio Iori ha ucciso, oltre all’ex amante, la figlia di due anni, un peso, una seccatura, secondo il clan degli Ornesi. Pagina 64 della memoria Giusto/Gualazzini: “I rapporti tra il Dr. Iori e la piccola Livia. Senza alcun altro intervento esterno o sollecitazione, dopo quattro mesi ed appena la bambina ha visto la luce, l’attuale imputato l’ha riconosciuta all’ospedale di Lodi dandole il proprio cognome. Si è dimostrato che la scelta del nosocomio, dal quale anche la prima moglie era stata assistita in occasione della nascita del primo figlio, era dovuta al fatto che ivi si praticasse il parto indolore non possibile presso l’ospedale di Crema. I tabulati telefonici provano un frequente contatto tra la Ornesi e l’attuale imputato e ciò dimostra un costante interesse per lei e per la bambina. E’ vero che Ornesi Paola ha negato l’esistenza di alcun sentimento verso la piccola sostenendo che il Dr. Iori fosse interessato esclusivamente a mantenere la relazione, anche intima, con la di lei madre ma, come si è già dimostrato, il grado di attendibilità di questa teste è prossimo allo zero. Basterebbe ricordare la risposta che essa ha dato alla domanda della difesa per rendersi conto del fatto che Paola Ornesi, pur di colpire il Dr Iori è disposta anche ad attribuire alla sorella una specie di doppia morale che la vuole da una parte religiosissima e rigidamente osservante dei precetti della chiesa (mai si sarebbe suicidata, n.d.r.) e dall’altra quale persona maggiorenne e vaccinata come lei l’ha definita, compartecipe della relazione con un uomo, della cui condizione di nuovamente sposato la teste pretende che Claudia fosse anche a conoscenza, per soddisfare esigenze di natura esclusivamente sessuale. Invece le cose non stavano così. Il Dr. Iori si preoccupava della bambina e del fatto che non le mancasse nulla. Cercava, districandosi tra i suoi numerosi impegni quotidiani, di andarla a trovare con una certa frequenza. Certo non provava per lei lo stesso grado di viscerale attaccamento che provava per gli altri figli cui aveva accudito facendo il mammo fin dalla nascita e con i quali conviveva.”

Cremona 12 05 2013 www.flaminiocozzaglio.info

One response so far

One Response to “giustizia di ferro-centoundici 12 05 2013”

  1. danielaon 12 Mag 2013 at 2:18 pm

    Se davvero adesso c’è la legge contro chi uccide senza motivo gli animali, voglio vedere che pena daranno (se lo trovano) a quell'”infame” (eufemismo) che ha sparato a quella povera micia, che poi il veterinario ha dovuto sopprimere.
    Tra l’altro, quella povera creatura si stava prendendo cura dei suoi 3 micini: temo che di questi ne sia morto uno, dato che il giornale scrive “i 2 gattini rimasti senza la madre”.
    La bestia più crudele è senz’altro l’essere umano.

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