Mag 04 2013
giustizia di ferro-centotre 04 05 2013
GIUSTIZIA DI FERRO – CENTOTRE
Un altro modo per capire la mancanza di prove, tanto evidente da sconsigliare un processo per omicidio contro Maurizio Iori, che invece s’è beccato addirittura l’ergastolo, è la quantità enorme, quasi totale, di non prove, che l’Accusa ha portato fin in giudizio sperando, si dice l’ultima speranza dell’impiccato, di nascondere, appunto, la mancanza di prove. E, altra speranza, siccome la Difesa è di fatto obbligata a rispondere, il processo non è la relazione comune in cui si possa dire: non perdo tempo a risponderti! perché il tuo silenzio comporta il rischio che la non prova sia promossa prova, altra speranza, dicevo, è che la Difesa metta il piede in fallo.
Non è un obbligo, ma specie in un processo indiziario è bene individuare un movente che faccia capire come si sia giunti al fatto, e come lo si sia compiuto. La non prova movente contro lo sfortunato Iori poi si inserisce a pennello in uno dei temi alla moda oggi: il femminicidio! Tanto non prova movente che per quanto strano sembri, passi la Benemerita Morandi Francesca della Provincia di Cremona, ma perfino i commentatori nazionali non han voluto vedere che la relazione Maurizio Iori/Claudia Ornesi era di due quarantenni, ciascuno mosso da motivi ben chiari, almeno a se stessi, eppure è stata inquadrata fin dall’inizio: bieco seduttore/innocente ingannata!
E su questa partenza perché lui l’ha uccisa? Diamine, che domande, perché lei pochi giorni prima gli aveva scritto una lettera in cui chiedeva che la comune figlia fosse presentata agli altri figli di lui! Non si trova una copia della lettera? Ecco la prova che mancava, lui l’ha distrutta per non lasciar capire il movente!
Mi metto nei panni di una coppia di avvocati intelligenti come Giusto e Gualazzini, quanto dev’esser stato penoso dover rispondere anche su questo, come fosse un argomento serio, che diventa grave solo se non rispondi perché eccetera eccetera.
Pagine 21/22 della memoria della Difesa: “Quanto all’esemplare consegnato al Dr. Iori egli, in assenza della moglie, togliendoselo di tasca come faceva abitualmente con tutti gli altri oggetti, aveva depositato anche quello su uno dei mobili di cucina collegato con il tavolo e lì era stato rinvenuto dal vicino di casa Milanesi il quale aveva anche iniziato a leggerlo per telefono ad Arcaini Laura (la moglie di Iori, n.d.r.). Benché quest’ultima, provatamente, sapesse della Ornesi e di Livia, non aveva gradito la presenza del documento che aveva consentito allo stesso vicino di mettere il naso nella vita privata del marito, e la cosa aveva formato oggetto di rimprovero nella lunghissima conversazione telefonica notturna avuta con lui dopo il suo rientro a casa nelle prime ore del 21 luglio. Proprio per evitare che il documento stesso costituisse il motivo di discussioni ulteriori, egli lo aveva gettato la mattina successiva nell’uscire di casa per recarsi al lavoro. Del tutto privo di importanza è il fatto che la polizia non abbia trovato traccia dei frammenti tra le spazzature del condominio individuate ed esaminate a posteriori. D’altra parte non si comprende quale interesse avrebbe mai avuto il Dr. Iori a mentire sulla circostanza.”
La Difesa non ha voluto appesantire la memoria ma, tanto per chiarire la buona fede e il rispetto della legge dell’Accusa, la ricerca dei frammenti la polizia l’ha fatta il 21 luglio, quando rispondeva a Iori che voleva l’avvocato: ma lei è un semplice teste, non l’indagato.
Comunque quella di sopra è una prova, da cui ben si capisce la paura della Corte a scrivere perchè ha condannato: un conto è leggere un dispositivo di due righe davanti a tre giornalisti che pendono dalle tue labbra, ben altro scrivere una motivazione che farà per forza ridere tutta Italia.
Nel mio piccolo, sto cominciando a organizzare una serie di incontri sul cremonese, tema: Processo al giudice, il caso Iori. Se prende piede, spero tanto che i cittadini se ne convincano, con certi giudici oggi a Iori, domani a loro, vado avanti. Un boccone ghiottissimo mi sembra il caso Apic, dove a fronte di un dissesto tra i tre/sei milioni, il calcolo preciso è impossibile perché mancano troppi documenti, nel privato sarebbe bancarotta fraudolenta, l’unico rinviato a giudizio è un impiegato che secondo l’Accusa avrebbe intascato 168mila euro!
Cremona 04 05 2013 www.flaminiocozzaglio.info
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