Apr 23 2013

giustizia di ferro-novantadue 23 04 2013

Published by at 9:14 am under cronaca cremonese,Giudici

GIUSTIZIA DI FERRO – NOVANTADUE
Occhio a questo pezzo, è una delle tante risposte che spiegano come i Giudici della Corte siano arrivati a condannare Maurizio Iori. Dove non riescono a dimostrare, in parole povere: sempre! spiegano che non può essere andata che così, dal che si intuisce anche la strina che li ha spinti, accordo Massa/Campanato, a chiedere altri 90 novanta giorni per spiegare ai giudici di ricorso, son tanto pignoli! ciò che non è chiaro neanche a loro stessi, se lo devono mettere nero su bianco.
Altra nota, maligna ma sempre confermata in Aula: ogni volta che la Difesa tira fuori argomenti chiari, subito i membri del clan Ornesi, col vento in poppa dei Giudici, ricordano qualcosa che fino a un minuto prima s’eran dimenticati. Tipico il caso della conoscenza del matrimonio di Iori. Fin quando Iori non ne aveva parlato, ne sapevano nulla, e risulta anche dalle intercettazioni che la Corte ha sotto il naso; appena si accorgono che sarebbe utile saperne, testimoniano in Aula il falso e nonostante le proteste della Difesa la Corte rifiuta di ascoltare le registrazioni e prende per buona la testimonianza! Sotto giuramento, of course…….
Mi vien da ridere quando leggo il Rodolfo Sabelli di turno assicurare il cittadino che il sistema processuale gli garantisce ogni diritto di difesa: il sistema, certo, non sempre i giudici che ne sono padroni!
Sulla chiave: purtroppo l’argomento è decisivo, il clan Ornesi si accorge tardi d’aver ripetuto che la porta di Claudia era chiusa, quindi Iori deve per forza averla, poiché è uscito dopo l’omicidio, e se non l’ha, non è l’assassino. Ma la fortuna, in questo caso la Corte, aiuta gli audaci, ed ecco come: non si riesce a dimostrare che Iori avesse la chiave? Irrilevante: dov’è il problema? Basta non parlarne più. Da pagina 26 della memoria della Difesa. “Del tutto insperatamente l’ispettore Brugnoni, sentito come teste, ha affermato di aver sottoposto a sequestro tutte le chiavi di accesso all’appartamento. A richiesta della difesa sono state esaminate le chiavi dei genitori e della sorella della defunta nonché quella ch’era in possesso della stessa: si è potuto così constatare che i tre esemplari recanti il logo Cisa del produttore sono identici tra loro e recano tutti l’indicazione del codice numerico di identificazione. Tale codice viene impresso esclusivamente dal costruttore e non può essere riprodotto da un artigiano che esegua delle copie. Quindi non è vero che Ornesi Paola abbia fatto duplicare la chiave perchè anche lei, come i genitori, era in possesso di uno dei tre originali consegnati dal venditore. Anche Paola Ornesi, a fronte della evidenza, ha dovuto rimangiarsi le granitiche certezze espresse all’udienza del 16/11 circa il fatto che lei personalmente avesse fatto fare due copie della chiave. E’ evidente che la indicazione iniziale consapevolmente falsa mirava ad accreditare la tesi che il Dr. Iori avesse tenuto uno degli originali per sé. Tirando le somme in ordine al problema delle chiavi, si deve convenire sul fatto che, per l’ennesima volta, i familiari delle due defunte dimostrano una totale inattendibilità, in quanto i riscontri alle loro affermazioni, nei casi in cui sono possibili, comportano la sistematica smentita delle stesse. Non è vero, infatti, che il Dott. Iori avesse trattenuto, come si è cercato di far credere, uno degli originali delle chiavi. Non è vero che Ornesi Paola sia andata a farne fare due copie. Non è vero, e men che meno provato, che il Dott. Iori ne abbia fatto eseguire una copia per sé, e già questa sola constatazione dimostra la sua innocenza.”
Ho sintetizzato le pagine della memoria della Difesa senza stravolgerne il significato, come chiunque, non fidandosi, potrebbe controllare. Estrema sintesi: i tre originali delle copie erano in possesso degli Ornesi, la sorella Paola ha mentito sotto giuramento e la Corte si è limitata a riconvocarla perché con tutto comodo cambiasse versione, Iori di conseguenza non aveva l’originale e chi vuole, è possibile sostenere tutto, dimostri come e quando se n’era procurata una copia.
Caro lettore, adesso sei convinto di come ha ragionato la Corte? Iori non aveva la chiave? Nessun problema, andiamo avanti!
Ecco le garanzie processuali di Rodolfi Sabelli: la falsa testimonianza di Paola Ornesi, non l’ha fatta, la chiave in possesso o no di Iori, è inconferente, si usa dire in sentenziese, il comportamento della Corte sull’evidenza di questi due fatti, l’avessi tenuto io da pubblico funzionario ch’ero, qualsiasi Procuratore m’avrebbe seppellito sotto un cumulo di imputazioni.
Mi piace chiudere il pezzo d’oggi col lamento dei due avvocati di Parte civile sulla Provincia del 20 scorso: la realtà storica ricostruita da una Corte d’Assise della Repubblica Italiana, nel rispetto della legge (!!, n.d.r.), è che il responsabile del delitto è Iori Maurizio.

Cremona 23 04 2013 www.flaminiocozzaglio.info

One response so far

One Response to “giustizia di ferro-novantadue 23 04 2013”

  1. danielaon 23 Apr 2013 at 2:14 pm

    “La sorella Paola ha mentito sotto giuramento e la Corte si è limitata a riconvocarla perché con tutto comodo cambiasse versione”: quando invece il giudice aveva voluto ricordare alla segretaria di Iori che lei era sotto giuramento…

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