Apr 21 2013
giustizia di ferro-novanta 21 04 2013
GIUSTIZIA DI FERRO – NOVANTA
Ogni tanto ricordo Brenno e il suo: guai ai vinti! inciso che, pur se attribuito a un barbaro, regola in buona parte ancora oggi le relazioni nei cosiddetti paesi civili. E allora nessun stupore di leggere sulla Provincia di ieri, che le dà il meritato risalto, la protesta degli avvocati della famiglia Ornesi: Maurizio Iori non deve parlare, nemmeno attraverso i parenti, è in carcere e non si lamenti, soprattutto, non alluda a ingiustizie che avrebbe subito.
La lettera ha vistosi accenni di comicità, e del resto proviene da avvocati che in Aula, al termine della requisitoria, chiedendo per conto degli Ornesi 8 otto milioni di danni, oltre quelli in sede civile, pronunciarono lo storico: il risarcimento va inteso per ristabilire la Verità e la Giustizia!
E chiude, avvisando La Provincia e già che ci sono alla prossima includa anche me, che non smetterò mai di sottolineare le sconcezze dell’intero procedimento:
“Poiché quanto verificatosi è di estrema gravità e può integrare violazioni di legge, ci riserviamo le iniziative del caso nelle sedi più opportune, anche per evitare il ripetersi di simili comportamenti.”
La lettera non è tutta così dura, circa a metà concede: “ferma restando la libertà di pensiero di ognuno”, dal che si capisce senza ombra di dubbio che non è quella libertà a dar loro fastidio, ma la sua espressione, anche attraverso i moderni strumenti rappresentati addirittura da facebook, dove, scandaloso, “sul profilo del detenuto figurano registrati come amici alcuni giornalisti de La Provincia, autori di svariati articoli sul caso Iori”.
Dopo tanta lezione vorrei poter dare io un paio di sommessi consigli ai due tanti avvocati, così fissi nelle leggi particolari che regolano facebook e diavolerie del genere, da aver dimenticato i pilastri della nostra Costituzione: il primo è l’art 21, che senza eccezione veruna, a differenza del 15 sulla corrispondenza, stabilisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, il secondo è il celeberrimo e mai compiutamente ben inteso 27 “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
Che non ricordo per caso, il 27: riflettano i due che alzano la voce oggi pur avendo assistito passo su passo allo svolgersi dell’intero procedimento, che ammesso e non concesso che la sentenza di primo grado regga in Appello, e la difficoltà di scriverne la motivazione nei 90 giorni di rito dice tutto, quando arriva in Cassazione verrà fatta a pezzi, come dimostrano, oltre alla decisione del luglio scorso sul Riesame di Brescia che se n’è tranquillamente scrollato di dosso i consigli, i recenti Amanda/Perugia e Stasi/Milano. La Cassazione non vuole chiacchiere, ma elementi precisi di giudizio legati a prove certe.
Stiano calmi e tengano calmi i loro clienti, i signori due, secondo la cui filosofia chi perde non deve nemmeno lamentarsi: oggi chiedono otto milioni, per ristabilire Verità e Giustizia, sicuri di vincere sino alla fine. Ma quando Maurizio Iori verrà assolto in via definitiva, i loro otto milioni, quattro a vittima, non solo finiranno nel nulla, ma serviranno di base a Iori per chiedere il risarcimento agli eredi di Claudia Ornesi, che prima di suicidarsi gli ha ucciso la figlia.
Cremona 21 04 2013 www.flaminiocozzaglio.info
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