Feb 19 2013
giustizia di ferro-ventinove 19 02 2013
GIUSTIZIA DI FERRO – VENTINOVE
Riprendiamo da capo. Claudia Ornesi non può essersi uccisa perché il corpo era messo male sul letto, la figlioletta era nel suo, mancavano biglietti d’addio, la casa era troppo in ordine. In sintesi, tranne alcuni particolari come la corrente staccata, gli scontrini d’acquisto delle bombolette introvabili eccetera, che però non mutano il giudizio d’assieme: anche il famoso ispettore Malcivede della Settimana Enigmistica, quello che sbaglia sempre, sarebbe stato messo sulla strada giusta dall’evidenza dei fatti.
Per la conferma, basta cercare le testimonianze giuste di chi l’aveva conosciuta, in primis i parenti. La sorella Paola, pagina 11 dell’ordinanza del Gip Ferrari Antonio: “una volta constatato che non vi era stata una fuga di gas all’interno dell’appartamento di Claudia, sia io che mio marito nonché i familiari, siamo rimasti esterrefatti poiché non abbiamo mai pensato neanche per un istante che possa essersi tolta la vita in quel modo. Anzi, Claudia era una persona solare, molto buona ed amava i bambini. Non ha mai sofferto di turbe psichiche, depressione e tantomeno abuso di alcool e stupefacenti, anzi, era una salutista e se doveva assumere farmaci si rivolgeva alla medicina alternativa. Non ha mai espresso propositi di suicidio, neanche nell’anno 2008 quando vi erano state discussioni tra lei e Maurizio per la nascita della bambina.”
Cosa può pensare un Gip, messo davanti, stavolta, all’evidenza delle dichiarazioni? Pagina 12: “da una prima lettura degli atti Ornesi Claudia sembrava essere una persona solare, piena di gioia di vivere e che non aveva mai manifestato alcun tipo di patologia psichiatrica o forme di tipo depressivo……Ornesi Claudia quindi, nelle ore immediatamente precedenti il suo presunto suicidio, ordina una libreria, la progetta assieme al falegname, si accorda per la consegna nel mese di settembre, si rivela smaniosa di sistemare definitivamente l’arredamento della casa e avvisa il falegname che sta per andare in vacanza con la bambina, con la quale si dimostra allegra, premurosa e piena di vita. Tutto ciò sembra non avere alcun senso logico e non pare proprio il quadro di una donna talmente depressa da decidere di lì a poche ore di togliersi la vita in maniera così assurda.”
Per arrivare a questa conclusione il Gip ha compulsato senza dubbio il manuale del “Suicida perfetto” in cui, come fosse una malattia comune, vengono sciorinate anamnesi, diagnosi e terapia se si giunge in tempo, a meno che il Gip abbia voluto anticipare la tesi dell’avvocato Gualazzini: nessuna idea di suicidio, una sceneggiata mal calcolata e finita male.
Andiamo avanti. Il Gip è coscienzioso, ascolta gli amici che riesce a rintracciare e, ne basta una per tutti, Giusto Francesca, già compagna di scuola e amica, pagina 15: “Claudia concordava con me nel dire che il suicidio, qualunque sia il motivo, era per noi inconcepibile e da sempre per come l’ho conosciuta mostrava agli altri d’avere voglia di vivere ed un affetto ed un amore grandissimo nei confronti della figlia Livia.”
Subito dopo, pagina 19, notiamo che razza di assassino imperfetto sia stato Maurizio Iori. “che io sappia Claudia era una persona pacata, certo non era contenta della mia scelta però era una persona razionale ed accettava comunque questa situazione. Non ho mai notato in lei segnali di depressione di alcun genere, certo la nostra relazione per lei era un disagio che probabilmente le causava un certo stress, ma non ha mai manifestato, né io ho notato in lei propositi suicidi.”
Converrete con me, assassino imperfetto è poco, questo è un autolesionista, e domani leggeremo il seguito!
Cremona 19 02 2013 www.flaminiocozzaglio.info
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