Feb 18 2013
giustizia di ferro-ventotto 18 02 2013
GIUSTIZIA DI FERRO – VENTOTTO
“Perché cagionava la morte di Ornesi Claudia e della propria figlia Iori Livia (di anni due), nata dalla relazione sentimentale con la suddetta, mediante l’azione tossica del gas butano/propano – con cui il prevenuto saturava l’aria presente nella camera da letto dell’appartamento sito alla via Dogali nr. 1/A, dove risiedevano le predette – lasciato deliberatamente fuoriuscire dagli ugelli di 4 (quattro) fornelli portatili da campeggio alimentati da bombolette intercambiabili contenenti il suddetto gas, di grammi 450 ciascuna, che l’indagato eccetera.”
E’ l’inizio del calvario del dottor Maurizio Iori, oculista di valore, non uomo ma indagato e prevenuto fin dai primi passi della salita, ma del resto l’intonaco dei Palazzi di Giustizia prevede che nemmeno Ornesi Claudia sia la signora Claudia Ornesi: in quei posti si è come alla visita militare dei vecchi tempi, tutti nudi e in fila in attesa che il medico controlli, con la stessa mano, se avete i denti e le palle.
Siccome ripetere fa sempre bene, specie se è un grido di libertà, Maurizio Iori viene messo in carcere perché le sue vittime son morte a causa del gas uscito dagli ugelli eccetera, quando in Aula durante il processo tutti i periti, compresi cioè anche quelli dell’Accusa, hanno stabilito che per saturare la camera ne servivano 300 trecento, altro che 4 quattro, ma era tanta la pressione dei benpensanti di Crema, condotti dal clan Ornesi, che è finito dentro, dove tuttora risiede, senza che fossero noti i risultati dell’autopsia, per cui le due donne potevano essere morte per dio sa quale motivo, che una volta scoperto eccetera avrebbe costretto gli impazienti a riformulare l’ipotesi d’accusa eccetera. Ed è tanto il disgusto con cui leggo e rileggo gli atti, compresa l’ordinanza del Gip che sto commentando, che a volte solo dopo mi accorgo degli strafalcioni enormi che contengono. Avevo già scritto come nelle poche occasioni che l’impaurito, e ci credo, Iori, avesse detto la sua, venisse subito lapidato come bugiardo, e naturalmente non poteva sfuggire il racconto principale, quello della cena prima della morte, interrotta alla brutta da Claudia quando gli sfugge d’essersi risposato: non è vero, Claudia lo sapeva da due mesi, protestano e convincono gli Ornesi, e la Corte, guidata dal presidente Massa Pio, nonostante le richieste della Difesa, rifiuta di accettare la prova del contrario. Nonostante le registrazioni tra sorella e madre, le dichiarazioni in ordinanza, e quella che m’era sfuggita, anche del padre, pagina 5: “so che lo Iori nel periodo in cui stava con mia figlia ha avuto anche un altro figlio da un’altra donna che non è sua moglie.”
Tutto quello che dicono gli Ornesi è vero senza controllo, e se le verità saltellano da una parte all’altra, vale l’ultima, la più utile. Come nascono gli indizi che in un attimo diventano prova? Pagina 7, la madre Pasqua Facchi, non contenta della deposizione del mattino appena scoperti i corpi “si è ripresentata presso gli uffici della P.S. Spontaneamente chiedendo di poter integrare le dichiarazioni rese poco prima, ed ha così riferito: Claudia mi riferiva inoltre di essere a conoscenza del fatto che a Maurizio il pesce non era mai piaciuto e quindi lei stessa chiedeva conto di tale anomala iniziativa, tanto da ottenere come risposta, il fatto che il sushi non ha sapore di pesce e che quindi lo avrebbe mangiato anche lui.”.
In aula i pochi e mal creduti testimoni a difesa diranno che Iori era appassionato di pesce e dei locali che lo servivano, ma siccome nei due bocconi di sushi che secondo l’autopsia Claudia aveva mangiato erano nascoste le 95 pastiglie di Xanax finemente tritate, ecco la prova, piccola, evanescente ma pur sempre prova, se lo dice chi ha il potere, della macchinosità fallace del piano di Iori il malvagio, bugiardo in ogni dettaglio.
Cremona 18 02 2013 www.flaminiocozzaglio.info
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