Feb 15 2013

giustizia di ferro-venticinque 15 02 2013

Published by at 7:14 am under cronaca cremonese,Giudici

GIUSTIZIA DI FERRO – VENTICINQUE
Non c’è miglior condizione di base per sbagliare a raffica che l’esercizio del potere senza un vero contraddittorio, se non si capisce appieno che quel potere è una funzione, non uno stato, e credo sia questo il motivo principale per cui, a parità di doti personali, un avvocato è quasi sempre superiore a un giudice, di fascino poi non mi metto neanche a discutere: l’avvocato per la natura della sua professione è un “supplice”, deve rivolgersi ai fatti prima di tutto, confrontarsi coll’assistito, i colleghi, lottare col giudice, e ciò porta necessariamente ad affinare le sue qualità, mentre se il giudice, lo fa spessissimo, si ritiene “padrone”, e sotto l’apparenza della logica, la sua, piega i fatti, avrà un risultato per nulla diverso da ciò che garantisce il lancio dei dadi. Mi sembra un giudizio tanto chiaro da sconfinare nel banale, come lo scienziato che inizia gli esperimenti convinto debbano dimostrare le sue tesi.
E il processo a Maurizio Iori è il trionfo di questo sistema: cosa impediva ai giudici, fin dai primi momenti delle indagini, ascoltare le parole dei difensori, staccarle dalle loro persone fisiche se era questo il fastidio, per esaminarle in sé, come prodotti originari?
Avrebbero capito subito, partendo dall’inizio, un movente c’è sempre, anche se ben nascosto, che di fronte a una morte, questa purtroppo certa, la povera Claudia Ornesi al di là delle dichiarazioni interessate di parenti e amici, motivi per uccidersi ne aveva a iosa, mentre cercarne anche uno solo a Maurizio Iori doveva partire da un presupposto indispensabile, che fosse matto, mentre nessuna perizia fu mai chiesta e invece, osservato a lungo dallo psicologo del carcere, la conclusione è stata che non è né matto né aggressivo!
Iori uccide per non far sapere al mondo e specialmente alla madre di aver una figlia da un’amante: possibile che nessuno in toga e lì vicino abbia ragionato che uccidere era il metodo migliore per farlo sapere? Questa violenza al pensiero, e bada bene caro lettore che non sostengo non siano in grado di pensare bene come un avvocato, ma che rifiutino per idea presa, porta a casi di cecità imbarazzante. Non scrivano cose in più come se gli altri non fossero in grado di leggere, le indagini per condannare Iori non sono partite da capelli mal disposti o da corpi che dovevano stare in altro modo o da lettere di addio che mancavano, ma dalla madre di Claudia che appena arriva dopo la scoperta dei corpi, dice: chiamate Iori, ieri sera era qui a cena, e Iori subito viene interrogato, da falsi, come persona informata dei fatti, invece che probabile colpevole, e lo dimostra subito la domanda: lei dove era ieri sera? che lui, da persona intrisa di paure d’ogni tipo rinforza negando quello che sa benissimo che i parenti Ornesi sanno. E che sia pieno di paure e insicurezze è chiaro dalle intercettazioni unite all’ordinanza di arresto del Gip, se si leggessero senza preconcetti. Io non credo alla malafede di questi giudici, oltretutto dovrei dimostrarla, ma che abbiano voluto essere ciechi è evidente da troppi fatti. Pagina 5 dell’ordinanza, dichiarazione della madre di Claudia, il giorno stesso della scoperta della morte: “mia figlia, che si confidava totalmente con me, mi ha riferito d’aver appreso che Maurizio era diventato nuovamente padre pochi mesi dopo la nascita di Livia, avendo concepito un’altra bimba con una donna che si chiamerebbe Laura, e che probabilmente abita con lui alle Murie.” Pagina 11, lo stesso giorno, la sorella Paola: ”le remore sul riconoscimento scaturivano anche dalla nascita quasi contemporanea di Livia con un’altra bimba di cui sconosco il nome che Maurizio aveva avuto nel frattempo con una relazione parallela.”
Dunque non sanno che Iori si è risposato, e lo conferma la telefonata del 16 agosto tra esse, che l’ordinanza trascrive a pagina 113: eppure anche al processo, in piena Aula, è stato concesso loro dire che sapevano delle nozze da mesi, Claudia compresa, tanto per smontare il racconto di Iori che Claudia s’era infuriata la sera della morte essendogli sfuggita la parola “moglie”. Malafede della Corte, che però ha passato gli atti alla Procura per falsa testimonianza a carico della segretaria di Iori e ha bevuto, altro che 95 pastiglie di Xanax, una balla del genere, o dimenticanza colossale degli atti, ipotesi entrambe che non stanno in piedi perché la Difesa aveva chiesto l’ascolto della registrazione? No, la Corte, credo d’averlo spiegato all’inizio, in perfetta buona fede s’è accecata da sola…………

Cremona 15 02 2013 www.flaminiocozzaglio.info

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