Nov 10 2011
gianmario beluffi 10 11 2011
RICEVO DA GIANMARIO BELUFFI E VOLENTIERI PUBBLICO
Egregio Direttore,
Sulla crisi in atto ho notato che quasi nessuno ha cercato di capirne le motivazioni tecniche della acutizzazione, senza le quali ciascuno parla solo per partito preso.
I fatti dicono che il giorno dopo la votazione sul rendiconto di bilancio dello stato, la cassa di compensazione del mercato obbligazionario ha alzato i margini sulla detenzione del debito pubblico italiano,il che ha provocato una inversione nella curva dei rendimenti dei titoli, con il bond a due anni che ora rende come quello a dieci , perché è nella scadenza temporale più breve che si concentrano i rischi di bancarotta.
Ciò si traduce in un maggior esborso per le banche italiane di otto miliardi di euro. Peccato che nel frattempo in sede di Autorità Bancaria Europea (EBA ) si siano riscritte le regole di ricapitalizzazione per gli istituti di credito a favore delle banche francesi e tedesche. Come ?
Effettuando uno stress test che fotografa allo scorso 30 settembre le posizioni di titoli di stato in portafoglio valorizzando al prezzo di mercato i titoli che prima erano valorizzati al costo storico. Invece la valorizzazione al prezzo di mercato non ha riguardato i titoli strutturati ,cioè quei titoli i cui prezzi non sono direttamente osservabili dal mercato e sono fissati con metodologie più o meno fantasiose e arbitrarie, e dei quali sono particolarmente gravate appunto le banche francesi e tedesche.
Ovvio che le banche italiane nelle quali si concentrano i nostri titoli di debito pubblico , non potendo mimetizzarsi dietro artifici contabili, siano andate immediatamente in affanno e siano state costrette in tutta fretta a loro volta a svendere titoli di stato per recuperare liquidità , pena un ulteriore stretta del credito a imprese e famiglie, contribuendo a far volare il famigerato spread a livelli insostenibili.
Per le banche francesi e tedesche invece questi criteri contabili consentono agevolmente la convivenza con situazioni patrimonialmente e finanziariamente veramente difficili e con necessità di ricapitalizzazione molto oltre le effettive necessità delle banche italiane.
A questo punto, considerato che la crisi italiana nel contingente è più finanziaria che economica, c’è chi comincia a nutrire dubbi sulle decisioni tecniche dell’EBA: mancata razionalità nel valutare i contraccolpi delle scelte o distillato di una volontà politica ben precisa e contraria agli interessi del nostro Paese ?
Ormai non c’è settore nel quale le normative europee non si rivelino sempre più astruse , incomprensibili, controproducenti. Non lo dico per criticare il processo di unificazione europea, ma perché le vicende finanziarie di questi mesi alimentano dubbi sulla correttezza e trasparenza della sua attuazione.
Il nostro Paese è ormai in piena sindrome dell’emergenza , accingendosi con un sempre più probabile governo tecnico ad attuare misure economiche strutturali di lungo termine di devastante impatto sociale, perché così vuole l’Europa, lasciando invece spalancata la voragine del vuoto di autorevolezza politica negli organismi tecnici alle scriteriate decisioni dei quali vanno ascritte le turbolenze dei mercati.
Oggi da un governo impropriamente definito tecnico, o di larghe intese, ci attendiamo solo provvedimenti dei quali nessun altro vuole la paternità, né forze politiche e sociali, né sindacati, perché impopolari e perché molto peggiorativi del nostro tenore di vita.
Ma il “ commissariamento “ è la soluzione o è solo una ulteriore breccia nell’integrità del Paese attraverso il quale altre nazioni si preparano a far man bassa a prezzi di saldo delle nostre banche e a privarci della nostra capacità di autoderminazione ?
I cittadini italiani meritano un governo legittimato da libere elezioni da tenersi il più rapidamente possibile , il cui premier sieda alla pari al tavolo europeo con gli altri leader, i cui esponenti negli organismi tecnici rappresentino con vera autorevolezza e potere negoziale gli interessi nazionali , che attui le riforme strutturali condivise, che sappia dire no alla logica dell’emergenza ,ai diktat e ai commissariamenti, perché politicamente forte nell’ esprimere le proprie competenze economiche e finanziarie.
Gianmario Beluffi gianmariobeluffi@libero.it
One Response to “gianmario beluffi 10 11 2011”
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Quando in un mio messaggio lasciato oggi ho parlato di “governo tecnico che ci fa uscire dalla crisi”, intendevo che lo facesse pensando solo a cosa sarebbe meglio per l’Italia, non guardando all’unione europea.
Si potrebbe chiedere alla Merkel che provvedimenti ha preso per far uscire la Germania dalla crisi poi, se questi consigli potrebbero andare bene anche per l’Italia, si possono seguire, in caso contrario non se ne fa nulla.
Non c’era già stata, decenni fa, un’altra brutta crisi per l’Italia?
Qualche domanda:
1) avevano messo un governo tecnico per farci uscire dalla crisi?
2) se c’era un governo politico, chi ci ha fatto uscire dalla crisi (intendo, chi era stato il Ministro che ha saputo fare scelte azzeccate, visto che ne eravamo usciti)?
3) Visto che la crisi era poi finita, quali provvedimenti avevano preso per arrivare a questo?
Riguardo al peggioramento del tenore di vita: se si tratta di scelte che porterebbero gli Italiani a far fatica ad arrivare a fine mese è un conto, ma se si tratta di dover rinunciare solo a qualche Ponte (se uno fa anche altre vacanze, intendo) o a qualche serata in più al ristorante…si porti pazienza.
Certo, immagino che a tutti faccia piacere “cambiare aria” anche solo una settimana all’anno! Si spera che almeno qualche giorno di vacanza, appunto per “cambiare aria”, gli Italiani potranno continuare a permetterselo…auspico comunque che gli Italiani non chiedano il mutuo perché vogliono andare in vacanza.
Ribadisco che, in generale e non solo riguardo alla crisi, a far parte dell’unione europea si rischia di perdere la propria sovranità nazionale.