Giu 23 2011

la macchina della menzogna 23 06 2011

Published by at 12:00 am under costume

LA MACCHINA DELLA MENZOGNA

Noi di destra abbiamo tutto da imparare dagli altri, non, badate bene, per fare come loro, ma per difenderci.
Caso Boffo: interrogate il classico uomo della strada e vi risponderà, ha dovuto dimettersi dalla direzione dell’Avvenire, il quotidiano dei preti, per le menzogne di Feltri, al soldo di Berlusconi. Anche il più disinformato degli uomini della strada, se riflette, capisce che non è possibile, nessun giornalista se ne va per ciò che scrive un collega, salvo sia vero e incompatibile con la sua posizione. In questo caso poi, con il giudizio che la Chiesa dà su B figuratevi se tengono conto degli articoli di Feltri. Eppure “caso Boffo” è diventato uno dei tanti casi di malaffare di B.
Ricordo Boffo per presentarvi l’ennesima “boffata” di un sincero democratico , stavolta Massimo Gramellini, principe tra i giornalisti della Stampa, il foglio degli Agnelli. Gramellini naturalmente piazza la sua opera in prima pagina e il 21 dileggia Giuliano Ferrara: vent’anni che scrive in ottimo italiano lo stesso articolo, prete spretato del Potere, allergico alla spiritualità quanto affascinato dal carisma sgangherato dei leader. Un panegirico, insomma. Perché? Perché due giorni prima ha scritto sul Giornale un fondo che sviluppa questa frase: il problema è che la politica è così debole e divisa da non riuscire a impedire lo scandalo infinito delle retate telefoniche. Giudizio che si può condividere o meno , ma da qui a bollare Ferrara come amico dei politici delinquenti ce ne corre, e poi Gramellini, da vero democratico, travisa completamente le conclusioni di Ferrara.
Fin qui tutto normale, direte. No. Sullo stesso numero della Stampa, in 29ma tra le notizie economiche, piccolo trafiletto su Carlo Caracciolo, cofondatore di Repubblica , nato e vissuto principe, con venature rosse. Titolino: accordo tra gli eredi di Caracciolo, ai Revelli il 5,4% dell’Espresso. Dov’è lo scandalo? Come sappiamo, se B paga una ragazza già ben introdotta nel mestiere si trova addosso un nugolo di Procuratori che guardano con la lente la sua carta d’identità. Fin che è vissuto (morto a 80 anni) , il principe Caracciolo è stato un noto montatore di femmine, ma era sul versante Repubblica/Espresso quindi non solo lecito , silenzio doveroso. Gli eredi Revelli di cui sopra sono il frutto di una sua trascuratezza di montatore di femmine e han dovuto lottare a colpi di Dna per farsi riconoscere dopo la sua morte, perché il principe democratico, in vita, se n’è fregato di loro fino all’ultimo.
La Stampa, giornale democratico, in prima pagina Ferrara alla berlina, in 29ma, pagine economiche, lo sperma fuori posto del principe Caracciolo, democratico.
La macchina della menzogna è una delle losche attività del solo B.

Cremona 23 06 2011 www.flaminiocozzaglio.info

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