Ago
16
2019
SALVINI
NON ASSIMILA
nemmeno Napoleone, o Napoleone non
aveva previsto l’arrivo di Salvini, come il ritorno dei prussiani di
Blucher a Waterloo, spiega il solito vangelo di Repubblica….
—Le cose più importanti al mondo si
realizzano grazie alla cultura». Così uno dei tanti aforismi in cui
Napoleone ha condensato la sua sapienza di statista, da vero maestro
di tweet fulminanti che illuminano la filosofia del suo sistema
operativo. A duecentocinquanta anni dalla nascita, il piccolo
ex-caporale corso continua a correre davanti a noi, a impartire
lezioni che non abbiamo ancora assimilato.
Ago
16
2019
RACCATTAMAGLIE
Repubblica,
tra un contro Salvini e l’altro, trova il modo di scriver bene di
qualcuno; con molta fatica, immagino.
—Dopo
aver segnato due reti nei tempi regolamentari della Supercoppa Uefa
giocata tra Liverpool e Chelsea a Istanbul, vinta dai Reds ai rigori
(punteggio complessivo 7-6), Mané è uscito al 103′ tra gli
applausi. Il calciatore, una volta in panchina, ha poi richiamato
l’attenzione di un raccattapalle per dargli la sua maglia. Un gesto
spontaneo che ha conquistato i tifosi sui social. Quella divisa
numero 10, in effetti, sarebbe stato il sogno di chiunque.
Ago
14
2019
GIOCHERELLARE CON GLI
ANNI
Mancava solo questa al
medagliere di Repubblica, ignorare le date di nascita; Richard Gere
sale a bordo della Open Arms per stringere la mano ai migranti, e
nascono subito le polemiche, descritte così:
—Qualcuno ha ricordato
l’impegno nel sociale dell’attore e ha ripescato il suo discorso
durante la notte degli Oscar del 1993 quando denunciò in
mondovisione le violazioni dei diritti umani del governo cinese in
Tibet. Alcuni si sono anche chiesti dove fosse Salvini lo stesso
anno. Il vicepremier era sempre davanti alle telecamere, ma come
concorrente del programma “Il pranzo è servito”—
Il vicepremier nel 1993
era un ragazzo, Gere un attore famoso che, la notte degli Oscar, ben
al sicuro in Usa, non a Pechino, poteva scegliere la pubblicità più
promettente.
Ceriana 14 08 2019
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Ago
13
2019
DA
REPUBBLICA, TEMPIO DEL VERO GIORNALISMO
Cosa non si farebbe per promuovere libri che quasi nessuno
legge: Asor Rosa addirittura si appoggia alla denuncia di Beppe
Grillo, riapparso in pubblico dopo esser stato messo in quarantena
dalle sue creaturine, i 5 Stelle…………
—Commentolega
I barbari visti da vicino
Non vengono più da fuori ma sono invasori
cresciuti internamente e dunque più difficili da isolare di Alberto
Asor Rosa.
È
da molto tempo che non mi capitava di cogliere un’eco di cose da me
dette e pensate nelle dichiarazioni di politici illustri (o presunti
tali). Accade oggi, quando leggo che Beppe Grillo denuncia con forza
il rischio in Italia di “nuovi barbari”. È la conclusione cui io
giungo in una delle pagine finali del mio “Machiavelli e l’Italia”
recentemente apparso. I veri “barbari”, in Italia, non vengono
più da fuori.
Ceriana
13 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info
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Ago
12
2019
NON POTENDO ALTRO,
a Repubblica fanno i
menagramo!
— Commentogoverno
gialloverde
Non sempre vince il vincitore annunciato
Trasformare
le elezioni in un referendum personale rischia di produrre effetti
imprevisti di Ilvo Diamanti
Ceriana
12 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info
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Ago
12
2019
IL
NUOVO RIBALTONE
Allo
Scalfari Eugenio Magno il ribaltone va bene solo quando vince Prodi;
fossero i nemici a vincere le elezioni, è la dittatura!
—EditorialeMatteo
Salvini
La
bella democrazia contro il sovranista di Eugenio Scalfari
Siamo
tutti molto interessati, noi italiani, alle decisioni prese da Matteo
Salvini: vuole far saltare il governo attuale, mettere tutte le altre
forze politiche nel massimo imbarazzo di fronte alle sue iniziative,
avviare lo scioglimento delle Camere e prepararsi alle elezioni che
secondo lui vincerà. Se questi progetti andassero tutti a buon fine,
il risultato sarebbe una posizione del tutto nuova nel nostro Paese:
Salvini ne diventerebbe il dittatore.
Ceriana
11 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info
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Ago
10
2019
REPUBBLICA E GRILLO
FINALMENTE D’ACCORDO!
Ed è Salvini a spingerli
a trovarlo!
—Repubblica:
Matteo
Salvini si sveglia e cerca di allontanare da sé spiacevoli
accostamenti ad Adolf Hitler.
—Grillo:
mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari, non si può
lasciare il Paese in mano a della gente del genere solo perché crede
che senza di loro non sopravviveremmo. Un complesso di Edipo in
avvitamento che è soltanto un’illusione. Lasciamoci quindi alle
spalle psiconani, ballerine e ministri propaganda a galleggiare come
orridi conglomerati di plastica nei mari: per loro quella è vita,
una gran vita, per noi soltanto sporcizia non biodegradabile.
Ceriana
10 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info
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Ago
10
2019
COGLIERE
L’OCCASIONE
Non
dico Repubblica sia la Provincia fin che c’è ma spesso, quando si
spande d’esser i primi della classe, il volo nella pozzanghera è
vicino. Riccardo Fuzio, anch’egli magistrato di tutto prestigio, è
stato coinvolto nell’inchiesta toghe sporche per ben altro che aver
visto Palamara sotto casa sua e, coincidenza, appena sotto l’articolo
appare l’autopubblicità, firmata dal direttore responsabile
Verdelli, con cui Repubblica s’imbroda, ogni giorno, da mesi!
—Parte
con nomi di magistrati di tutto prestigio la corsa per la poltrona di
procuratore generale della Cassazione. È scaduto ieri sera a
mezzanotte il termine per presentare le domande per il posto lasciato
libero dopo le dimissioni di Riccardo Fuzio coinvolto nell’inchiesta
toghe sporche di Perugia per aver incontrato l’ex pm di Roma Luca
Palamara che si era presentato sotto casa sua facendolo chiamare da
un collega.
—“La
Repubblica si batterà sempre in difesa della libertà di
informazione, per i suoi lettori e per tutti coloro che hanno a cuore
i principi della democrazia e della convivenza civile” Carlo
Verdelli
Ceriana
10 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info
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Ago
07
2019
INTELLETTUALE IN REGOLA
con le fonti: iniziava col
proposito di farsi 200 duecento libri l’anno, ma lo cambiava col
leggere devotamente Repubblica ogni giorno!
Ceriana 07 08 2019
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Ago
06
2019
IL
GIORNALISMO SOTTILE
E ugualmente sincero; non c’è
bisogno delle quotidiane cariche di cavalleria di Repubblica per
contestare Salvini, che di motivi ne offre assai, basta e avanza la
penna raffinata di Dimitri Buffa dell’Opinione delle Libertà.
—È inutile tentare di battere uno così. Per ora.
Matteo Salvini è l’italiano medio. Lo è davvero, suo malgrado.
Non è una strategia di comunicazione. È l’italiano medio del
2019. Che ormai ha deciso di votare – anzi di tornare a farlo –
solo per se stesso. Punto. Fine del dibattito. Ci si
può solo cominciare a chiedere come ha fatto l’italiano medio a
ridursi così? Ma questo è un altro discorso. Ed è dura risalire la
corrente partendo da qui. Se per risalire la corrente si intende
“ristabilire una normalità politica”. Per troppo tempo
l’italiano medio – quello che nel proprio attuale immaginario ha
solo la propria egoistica sopravvivenza e che mal digerisce le
minoranze di ogni tipo – è stato emarginato dalla politica e prima
ancora dalla cultura. L’uomo “volgare” non votava e si
rifugiava nelle curve dello stadio, dove poteva esprimere la propria
rabbia spesso aggrappandosi a bandiere e simboli di un passato
autoritario tragico ed inquietante. Salvini ha strizzato l’occhio a
questo tipo di italiano medio, ha detto lui: “Io sono come te”. E
tanto è bastato per creargli quel consenso che sembra fare del
leader leghista un condottiero invincibile. Sia pure in sedicesimo
rispetto a esempi del non rimpianto Ventennio. Certo, va fatta la
tara alla vigliaccheria di questo italiano medio sempre pronto ad
osannare il vincente (non lo ha fatto anche con Matteo Renzi?), salvo
voltargli le spalle quando la parabola appare discendente. Alla
luce di questo ragionamento – ammesso che questo ragionamento abbia
una luce – a che serve oggi prendersela con un ministro che balla
con le cubiste l’inno di Mameli con un mojito in mano e le
infradito ai piedi? Salvini, nel proprio istinto da animale politico
ormai di razza, tutte queste cose le intuisce ancora prima di
saperle. E continua ad andare a prendersi i voti laddove altri
politici riceverebbero solo arance e pomodori in faccia. Gli altri,
invidiosi, impotenti e anche un po’ ipocriti, si limitano a
deprecare. E anche il populismo a Cinque Stelle – che
poi è quello più pericoloso, veramente autoritario e
cripto-nazistoide – resta esterrefatto a contemplare la propria
rapida decadenza: le manette per tutti non appartengono
all’immaginario di questo tipo di italiano medio. Il tanga delle
cubiste e il politico che promette a tutti gli italiani di togliere
loro le tasse, oltre che dai cosiddetti un certo buonismo da salotto,
invece sì. E anche l’altro campione dell’idolatria italica verso
i vincenti, cioè Silvio Berlusconi, è oramai troppo saggio – e
distante dalle masse con la propria ricchezza – per ripristinare
quel consenso che aveva solo fino al 2013. Salvini oggi raccoglie ciò
che sia Umberto Bossi sia Silvio Berlusconi avevano in parte
seminato, ma per pudore non avevano osato trebbiare. Lui ci è andato
giù piatto e con feste, farina e forca il gioco era bello che fatto.
Sarà poi la realtà, dopo la fine di questa sbornia, a prendersi
un’amara rivincita. L’ennesima. Che sarà come al solito a carico
del contribuente. Amen.
Ceriana
06 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info
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