Archive for the 'Pubblica Amm.ne' Category

Mar 27 2023

QUALCHE PROBLEMA

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Come problemini; a Stefano Mauri per www.cremonasera.it

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

“Crema: Allarme telecamere di sorveglianza. Piazza Falcone e Borsellino .

Sono mesi che la telecamera inquadra il nulla!”

Così postò via social Oronzo Santamato, libero pensatore e libero battitore del centrodestra cremasco. Già, ma perché non riprende niente la telecamere in oggetto? Tra l’altro nella fattispecie, il sistema di video sorveglianza, è piazzato in una zona cittadina con qualche problemino… Mah.

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Mar 26 2023

stefano per mina 26 03 2023

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STEFANO PER MINA

A cura di Stefano Mauri per www.cremonasera.it

Francoforte 26 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Arriva ‘Ti amo con un pazzo’, il nuovo atteso album della straordinaria Mina…

Dopo le stupende canzoni che Ivano Fossati ha scritto per il progetto “Mina Fossati”, disco di Platino del 2019, ecco il nuovo disco di inediti di Mina, ‘Ti amo come un pazzo’. Un album ricco di canzoni dalle atmosfere diverse. Il lavoro discografico è in uscita venerdì 21 aprile in formato CD (in pre order al link https://www.discotecalaziale.com/prodotti/ti-amo-come-un-pazzo-mina), vinile e in digitale su tutte le piattaforme, su etichetta PDU Music. Ad arricchire la selezione ‘Un briciolo di allegria’, il duetto con Blanco, uno dei talenti più travolgenti degli ultimi anni (disponibile da venerdì 14 aprile) e il brano che il regista Ferzan Ozpetek ha scelto per il suo nuovo film in uscita a Natale 2023. Chapeau a Mina e ai suoi meravigliosi, densi, appassionati 83 anni.

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Mar 26 2023

lo scrivo da tempo 26 03 2023

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LO SCRIVO DA TEMPO

che Cremona deve usare la posizione geografica che ha per meritarsi funzioni che interessino la gente.

Francoforte 26 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

Oltre 40mila persone per “Formaggi & Sorrisi-Cheese & Friends”. Prodotti e iniziative catturano i visitatori della rassegna.

Si è conclusa oggi la terza edizione di Formaggi e Sorrisi- Cheese&Friends Festival, una tre giorni esplosiva con oltre 40mila visitatori nel Centro Storico di Cremona, dove i formaggi e le eccellenze lattiero casearie made in Italy sono state protagonisti, affiancati da gustose composte, marmellate, mostarde e chutney. 

Siamo riusciti a creare un palinsesto molto attrattivo in termini di qualità e quantità. Formaggi da tutta Italia si sono trovati qui a Cremona riscontrando un ottimo successo presso il pubblico che ha apprezzato la varietà presente potendo così scoprire le prelibatezze del made in Italy – racconta Stefano Pellicciardi  –Tutti gli eventi su prenotazione presso il PalaCheese e non solo, sono andati sold out, alberghi e ristoranti hanno registrato ottimi afflussi durante il week end, e una buona soddisfazione da parte degli espositori per gli affari fatti durante l’evento. Inoltre, tantissime proposte collaterali alla manifestazioni di tipo culturale che ha permesso a tutti di scoprire una città stupenda come Cremona. Formaggi e Sorrisi- Cheese&Friends Festival si conferma un evento consolidato nel palinsesto delle iniziative nazionali dedicate al mondo lattiero caseario che richiama a Cremona un vasto pubblico dai gourmet e amanti del prodotto ad esperti del settore per incontri e convegni tecnici ma anche famiglie alla scoperta di Cremona in un viaggio multisensoriale”. 

Tra le esperienze apprezzate dal pubblico la cheese parade realizzata dall’artista Daniel Bundcon i volti noti di Cremona da Stradivari a Ugo Tognazzi, ma anche Mina e Chiara Ferragni; opere d’arte realizzate dal maestro intagliatore Matteo Padoan, chef trevigiano campione mondiale d’intaglio che ha rappresentato lo skyline della città di Cremona su un maxi Provolone Valpadana DOP di 25 kg.

Ma non solo bellezze per gli occhi, tanti gli appuntamenti con gli chef da Philippe Leveilleè che ha preparato un gustoso risotto con capretto alla bresciana, a Stefano Fagioli che ha realizzato uno showcooking per far degustare al pubblico un risotto con fonduta di provolone valpadana DOP al profumo degli agrumi. Il premio l’Oscar dei Formaggi é stato consegnato allo chef Andrea Mainardi per essersi distinto in campo culinario per inventiva, estro e creatività.

La manifestazione è promossa dal Consorzio Tutela Grana Padano e dal Consorzio Tutela Provolone Valpadana, con il contributo di Regione Lombardia, con il patrocinio della Provincia di Cremona e del Comune di Cremona, in collaborazione con ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggia-tori di Formaggio) e l’organizzazione da parte di SGP Grandi Eventi ed Era Tutta Campagna. Tantissimi gli appuntamenti di questa tre giorni interamente dedicati alle eccellenze casearie italiane, arrivederci a marzo 2024.

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Mar 26 2023

conte giuseppi 26 03 2023

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Giuseppi Conte finisce vittima delle sue giravolte, scrive Pirondini su Blitz Quotidiano di Marco Benedetto. Flaminio Cozzaglio.

Conte, show alla rovescia, finisce vittima delle sue giravolte, via libera ad un pacifismo guerrrafondaio

Conte, show alla rovescia, finisce vittima delle sue giravolte, via libera ad un pacifismo guerrrafondaio che finisce per essere imbarazzante

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 26 Marzo 2023 – 13:08

Conte, Giuseppi, show alla rovescia. Ora attacca sui temi che un tempo difendeva, fiero l’occhio e svelto il passo. E finisce vittima delle sue giravolte su immigrazione, tasse e spese militari. 

Ora – oplà – dice l’esatto contrario di ciò che sosteneva da premier per caso. Alla Camera, mercoledì 22, ha preso il posto della Elly (assente) ed ha tuonato; il suo  rombo-ganassa lo ha mandato persino in confusione e l’avvocato del popolo (“di quale popolo?”, come chiede sommessamente  Bruno Tucci) ha infilato la sontuosa gaffe sul “delitto Andreotti “ anziché il “delitto Matteotti”.

COME UNA VETTURA SULLA NEVE

Le giravolte di “Giuseppi” sono rotazioni da cineteca. Come gira lui attorno al proprio asse non c’è nessuno. Almeno finora. Indimenticabili i giri di valzer sui decreti sicurezza relativi agli sbarchi dei migranti. Ora chiede cosa mai sia successo del blocco navale.

Indimenticabili pure gli Esecutivi di Conte quando si discuteva del budget militare passato, con lui  al timone, da 21 a 24,6 miliardi di euro l’anno con una crescita del 17%. Ora è più pacifista del Mahatma Gandhi.

Ma le “perle” in politica estera non si contano. Prima di diventare pseudo-progressista si era fatto fotografare con l’ex presidente brasiliano sovranista Bolsonaro. E chi si è dimenticato dell’amicizia con Donald Trump che lo aveva affettuosamente soprannominato “Giuseppi “? Ancora: celebri i suoi tentennamenti e le oscillazioni tra Macron e Le Pen. E senza dimenticare quando invitava la UE a usare “la potenza di fuoco “ del Mes per affrontare la crisi del Covid. Un tempo è stato anche a favore della flat- tax.

CONTE HA PORTATO PERSINO L’ESERCITO RUSSO IN ITALIA

Era il 23 marzo 2020. Conte ha fatto sfilare l’esercito russo in Italia, 22 mezzi militari di Mosca con a bordo oltre 100 uomini (spie?)che hanno risalito l’Italia al tempo rinchiusa in casa dal lockdown. Una delle pagine più imbarazzanti e tragicomiche della nostra storia. Indimenticabile la sfilata russa lungo l’Autostrada  del Sole con tanto di bandiere e di coccarde. “Una tragicomica sceneggiata geopolitica” (copyright Christian Rocca),  degna di una commedia all’italiana.

Putin era già un criminale di guerra “decorato sul campo di battaglia ceceno, siriano, georgiano, ucraino e anche sul fronte interno russo con omicidi mirati di oppositori politici, dissidenti e giornalisti”. Nonostante ciò il duce del Cremlino è stato il beniamino del primo governo Conte. Oggi Conte non vuole aiutare l’Ucraina.

Ovvio. Conclusione: è nato uno stravagante (a dir poco) “pacifismo  guerrafondaio “. Un pacifismo che invoca la resa delle vittime, che si batte per non proteggere gli aggrediti e difende le ragioni imperialiste dell’aggressore. Mah!

Giuseppi Conte finisce vittima delle sue giravolte, scrive Pirondini su Blitz Quotidiano di Marco Benedetto. Flaminio Cozzaglio.

Conte, show alla rovescia, finisce vittima delle sue giravolte, via libera ad un pacifismo guerrrafondaio

Conte, show alla rovescia, finisce vittima delle sue giravolte, via libera ad un pacifismo guerrrafondaio che finisce per essere imbarazzante

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 26 Marzo 2023 – 13:08

Conte, Giuseppi, show alla rovescia. Ora attacca sui temi che un tempo difendeva, fiero l’occhio e svelto il passo. E finisce vittima delle sue giravolte su immigrazione, tasse e spese militari. 

Ora – oplà – dice l’esatto contrario di ciò che sosteneva da premier per caso. Alla Camera, mercoledì 22, ha preso il posto della Elly (assente) ed ha tuonato; il suo  rombo-ganassa lo ha mandato persino in confusione e l’avvocato del popolo (“di quale popolo?”, come chiede sommessamente  Bruno Tucci) ha infilato la sontuosa gaffe sul “delitto Andreotti “ anziché il “delitto Matteotti”.

COME UNA VETTURA SULLA NEVE

Le giravolte di “Giuseppi” sono rotazioni da cineteca. Come gira lui attorno al proprio asse non c’è nessuno. Almeno finora. Indimenticabili i giri di valzer sui decreti sicurezza relativi agli sbarchi dei migranti. Ora chiede cosa mai sia successo del blocco navale.

Indimenticabili pure gli Esecutivi di Conte quando si discuteva del budget militare passato, con lui  al timone, da 21 a 24,6 miliardi di euro l’anno con una crescita del 17%. Ora è più pacifista del Mahatma Gandhi.

Ma le “perle” in politica estera non si contano. Prima di diventare pseudo-progressista si era fatto fotografare con l’ex presidente brasiliano sovranista Bolsonaro. E chi si è dimenticato dell’amicizia con Donald Trump che lo aveva affettuosamente soprannominato “Giuseppi “? Ancora: celebri i suoi tentennamenti e le oscillazioni tra Macron e Le Pen. E senza dimenticare quando invitava la UE a usare “la potenza di fuoco “ del Mes per affrontare la crisi del Covid. Un tempo è stato anche a favore della flat- tax.

CONTE HA PORTATO PERSINO L’ESERCITO RUSSO IN ITALIA

Era il 23 marzo 2020. Conte ha fatto sfilare l’esercito russo in Italia, 22 mezzi militari di Mosca con a bordo oltre 100 uomini (spie?)che hanno risalito l’Italia al tempo rinchiusa in casa dal lockdown. Una delle pagine più imbarazzanti e tragicomiche della nostra storia. Indimenticabile la sfilata russa lungo l’Autostrada  del Sole con tanto di bandiere e di coccarde. “Una tragicomica sceneggiata geopolitica” (copyright Christian Rocca),  degna di una commedia all’italiana.

Putin era già un criminale di guerra “decorato sul campo di battaglia ceceno, siriano, georgiano, ucraino e anche sul fronte interno russo con omicidi mirati di oppositori politici, dissidenti e giornalisti”. Nonostante ciò il duce del Cremlino è stato il beniamino del primo governo Conte. Oggi Conte non vuole aiutare l’Ucraina.

Ovvio. Conclusione: è nato uno stravagante (a dir poco) “pacifismo  guerrafondaio “. Un pacifismo che invoca la resa delle vittime, che si batte per non proteggere gli aggrediti e difende le ragioni imperialiste dell’aggressore. Mah!

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Mar 26 2023

ancora una volta 26 03 2023

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ANCORA UNA VOLTA

Antonio Grassi se la prende con tutti, i politici prima degli altri; su www.cremonasera.it

Francoforte 26 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Biometano sotto il camino dell’inceneritore. Benessere dei cittadini o business aziendale?

Life company. Parola di A2a. Lo slogan si trova sui dépliants informativi, sulla pubblicità, sul sito web, sui video promozionali della multiutility metropolitana con possedimenti e potere in provincia di Cremona. È il suo biglietto da visita. Il suo mantra.  Il suo messaggio. A2a è la sirena che ammalia i cittadini con la promessa di prendersi «cura della vita di ogni giorno grazie all’uso circolare delle risorse».  Life company è appropriazione indebita di un ruolo. I compagni di vita si scelgono, non si autocertificano. Non s’impongono.

Life company di chi? A chi interessa una compagna di vita che mantiene in esercizio l’inceneritore di via San Rocco e all’ombra del camino del bruciarifiuti, a poca distanza da un impianto a biomasse legnose in funzione da anni, intende realizzare una centrale di biometano? 

A chi interessa una compagna di vita che propone un intervento portatore di un aumento del traffico, peggiorativo della qualità dell’esistenza dei residenti nei quartieri coinvolti nell’operazione.  Un intervento che deprezza gli immobili della zona, aspetto venale ma non trascurabile. Che spinge Fratelli d’Italia a sollecitare al Comune la verifica di impatto ambientale (Cremonasera, 21 marzo) e la convocazione della Commissione di vigilanza (vittorianozanolli.it  24 marzo).  Che costringe Forza Italia a invitare il Comune a indire di un incontro pubblico sulla questione (La Provincia, 24 marzo)?. 

A2a c’è. Bisogna tenerla. Con il sorriso o obtorto collo.  Nient’altro. Niente retorica celebrativa. Niente salmi di ringraziamento. Niente genuflessioni. Non life company, ma money maker.   Marketing. Immagine. Belletto. Business.  A2a è tutto, ma non sempre compagna di vita dei cittadini. È il gigante che ha inglobato Lgh, attestato della potenza meneghina e bresciana e certificazione dell’inconsistenza cremonese e di altri territori marginali.  

Sull’impianto di biometano la life company tranquillizza i perplessi e assicura «una superficie boschiva e a prato fiorito di più di un ettaro quale mitigazione paesaggistica ed ambientale». (Cremonaoggi, 22 marzo).  Si mitiga qualcosa di indesiderato, di negativo. Di avverso. La mitigazione è lenitiva. Pomata per curare contusioni, strappi.  Per allievare gli effetti di un pugno sul muso. Vaselina per agevolare pratiche difficoltose. 

Una mitigazione paesaggistica è la monetizzazione di un procurato disequilibrio ambientale e urbanistico. Pezza per mascherare una toppa. Poco importa se ottenuta con tutte le autorizzazioni, i timbri e le firme previste da leggi e norme vigenti.  Sarà una toppa legale, avallata e benedetta dalla politica e dalla maggioranza degli amministratori locali, ma toppa rimane. È un rammendo. Che non è mai bello. Mai pari all’originale. I cocci di un vaso rotto si rimettono insieme, ma le crepe non si eliminano. Si vedono.

Non Life company, ma money maker.

Le attività di movimentazione, rassicura A2a, saranno effettuate «in aree chiuse e dotate di impianti di aspirazioni e trattamento dedicati per l’abbattimento degli odori, recupero dei nutrienti nei terreni» (Cremonaoggi, 22 marzo). Produzione di odori ed energia per abbatterli non si addicono a una life company. Più affini a una money maker, stonano nel coro di consensi all’impianto. 

Nate life company degli enti locali, trasformate in money maker, le partecipate sono finite nei portafogli azionari di investitori istituzionali e privati. Nazionali e internazionali.  Un pianeta che se ne fotte di andare a sottobraccio a una life company, ma pronto ad avvinghiarsi a una money maker che macina utili, distribuisce sostanziosi dividendi, incrementa il valore delle azioni. Un pianeta che, se le circostanze e gli eventi del mondo lo permettono, non disdegna gli extraprofitti.   Il resto è fuffa vestita da festa, confezionata con il fiocco giusto da agenzie pubblicitarie, uffici stampa e relazioni esterne e poi venduta per un’imperdibile opportunità. È storytelling per rendere accettabili impianti critici e insediarli in zone già penalizzate da strutture poco compatibili con l’ambiente, ma redditizie economicamente.  

È narrazione sterile che non inficia le contestazioni dei residenti, esentati dalla sindrome di Nimby (Not in my back yard, non nel mio cortile) perché nel loro giardino c’è già molto altro che sarebbe preferibile stesse altrove.  Perché hanno già dato. In abbondanza.  Perché sono buoni, ma non coglioni. 

E la tesi che l’impianto di biometano sia un progetto di economia circolare e sostenibile sul versante finanziario e ambientale è già messa in discussione (Federico Balestreri in Vittorianozanolli.it, 24 marzo). 

«E tutta una questione di soldi, il resto è conversazione» sintetizzerebbe il Gordon Gekko di Michael Douglas, squalo di Wall Street.  Altro che life company.

Nate per erogare ai soci servizi a costi calmierati, comunque accettabili, le partecipate sono state cedute senza batter ciglio agli stranieri. In un attimo i Comuni non solo hanno perso il controllo delle società da loro stessi fondate, ma anche la proprietà. Fuori dai posti di comando, ora   ballano con il ritmo imposto dai nuovi padroni. E non si ribellano. Non alzano la voce. Le partecipate sono un sogno svanito. Una sconfitta annunciata, monumento a superficialità e incompetenza.

A2a cura i propri interessi. E molto bene. Lineare e determinata mira a rimpinguare fatturato e guadagni trasformando la transizione ecologica in un colossale affare. Il vulnus è la politica.  Non fa molto per gli interessi dei cittadini. Timbra il cartellino e si attiene al minimo sindacale.  Aborrisce gli straordinari.  Arrendevole e flaccida.  Inetta e svogliata, incapace di programmare, miope e concentrata sul proprio ombelico si adegua ai progetti altrui, in prima fila quelli di A2a.  Si adagia.  Non detta i tempi.   Interviene quando i buoi sono già scappati e riportarli nella stalla è impresa biblica.  

Dopo la minaccia di Michel Marchi, sindaco di Gerre de’ Caprioli, di togliere dalla naftalina Forte Apache (Cremona sera, 19 marzo) e di raccogliere firme contro l’impianto di biometano, il suo collega di Cremona Gianluca Galimberti ha dichiarato di voler interloquire con i cittadini. «Organizzeremo – ha promesso – momenti pubblici» (La Provincia, 25 marzo).  Proposito ammirevole, ma depotenziato dal tradimento del referendum sull’inceneritore.  Tradimento perpetrato da un’Amministrazione comunale di centrosinistra, simile a quella attuale. 

In questo quadro esiste una sola strada per evitare lo scontro con i contestatori dell’impianto. Fermare il treno in corsa e aprire un confronto.  Qualsiasi altra soluzione tendente ad annacquare la protesta in attesa che si sgonfi, provocherebbe un irrigidimento delle parti e una contrapposizione più accentuata. 

A un anno dalle elezioni amministrative, la battaglia a muso duro sortirebbe l’apertura immediata della campagna elettorale.  Per evitare la rottura servono coraggio e umiltà. Poi l’accortezza di non credersi il centro dell’universo. Dei fenomeni. Difetto congenito dei politici del capoluogo, è particolarmente accentuato in alcuni rappresentanti dell’Amministrazione comunale in carica.

Cremona è la più bella del reame, la più conosciuta, la più rappresentativa del territorio e nessuno lo nega, ma un detto popolare sentenzia grandegrosso e ciula.  Ricordarlo può evitare cadute e brutte figure.   L’ascolto dei più piccoli è una virtù.  Gerre Caprioli ha posto il problema della differenza tra life company e money maker. Riflettere sulla questione non sarebbe disdicevole.

Ieri in via Bosco, sono apparsi i primi striscioni di protesta e sono state raccolte un migliaio di firme contro l’impianto di biometano.  Non è ancora lotta dura senza paura. E neppure Forte Apache. È un segnale. Da non sottovalutare.

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Mar 26 2023

una storia vera 26 03 2023

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UNA STORIA VERA

Enzo Tortora, storia di un orrore che in troppi non videro

Nel libro “Testa alta, e avanti. In cerca di giustizia, storia della mia famiglia” la figlia Gaia racconta: «Quando mio padre è uscito dalla caserma con le manette ai polsi erano tutti accaniti. Urlavano, qualcuno l’ha anche insultato»

Il numero: 1.768. Tanti sono i giorni del calvario patito da Enzo Tortora, ma anche dalle figlie, da tutte le persone che gli hanno voluto bene. La prima “stazione” di quel calvario il 17 giugno 1983: Tortora alle 4 del mattino è prelevato dalla stanza dell’hotel Plaza dove alloggia quando è a Roma; l’ultima: il 18 maggio 1988, quando muore stroncato da un cancro ai polmoni.

1.768 giorni scanditi da una incredibile quantità di infamie; ma la cosa più stupefacente, incredibile, terrificante, è che quella catena di orrori che si consumano sono ben visibili. Come dice la figlia Gaia Tortora in un’intervista al “Corriere della Sera”, “era chiaro fin dall’inizio che l’inchiesta fosse piena di incongruenze e nessuno ha voluto vedere”. Talmente chiaro che non si può parlare di “errore”. L’errore è uno sbaglio, un deviare da quello che è o si ritiene vero o giusto. Ma si può parlare di “errore” quando può essere visto, compreso come tale dagli stessi che lo commettono? Non è un “errore”. E’ un orrore, un’ingiustizia. Il pubblico ministero che in aula retorico procombe: “Ma lo sapete voi che più cercavamo le prove della sua innocenza, e più trovavamo le prove della sua colpevolezza?”… quante volte ho sentito quella frase; quante volte ho voluto inserirla nei miei servizi televisivi, perché è giusto ricordare che non c’è giustificazione per quello che è accaduto e Tortora ha patito. Arrestato “per pentito preso” e nessuna prova ci si è dati pena di cercare.

Un’ingiustizia/orrore che poteva benissimo essere vista da quelli che la commettevano. Potranno anche giustificarsi che non sapevano quello che pur facevano, ma si può replicare, confortati dal Manzoni autore della “Storia della colonna infame”, che “se non seppero quello che facevano, fu per non volerlo sapere”.

Del comportamento dei magistrati titolari di quell’inchiesta, del fatto che una masnada di sedicenti collaboratori di giustizia invece di essere smascherati per le loro menzogne e puniti, vengono considerati oracoli da cui attingere e da premiare, bene o male s’è detto, scritto (più male che bene).

Quello che Gaia nella citata intervista ricorda è l’accanimento bestiale nei confronti del padre da parte di chi invece per compito se non per vocazione, deve porsi domande, cercare risposte: “Quando mio padre è uscito dalla caserma dei carabinieri con le manette ai polsi erano tutti accaniti. Urlavano, qualcuno l’ha insultato. Ma io mi riferisco soprattutto a quello che è successo dopo. Era chiaro fin dall’inizio che l’inchiesta fosse piena di incongruenze”.

Sì, era chiaro. Da subito, fin dalle prime ore. Non c’era neppure da sfogliare le migliaia di pagine dell’inchiesta per capirlo. All’epoca ero un cronista di primissimo pelo. Era chiaro a me, subito quel giorno stesso, ne scrivo. Perché non risulta chiaro alla schiera di esperti e smaliziati cronisti accorsi in branco a Roma prima, a Napoli poi? Quella montagna di articoli che giorno dopo giorno si sfornano sul “caso Tortora”, ancor oggi, quando li riguardo e li rileggo provocano sgomento, un senso di vertigine. E’ vero: un amico di una vita, Piero Angela, scrive un appello, insinua il dubbio che Tortora sia essere innocente; il dubbio via via comincia a lacerare le coscienze, ecco Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli. Leonardo Sciascia no: lui dubbi non ne ha. “Sa”, scrive, che è innocente. Pochi altri, con loro: ricordo Massimo Fini, Pierluigi Magnaschi, Guglielmo Zucconi… E si assiste a una sorta di schizofrenia: commenti improntati al dubbio; cronache caratterizzate da certezza della colpevolezza…

Perché quell’accanimento? Per inciso: la stessa sorte subisce Franco Califano, anche lui accusato dei medesimi reati, poi risultato innocente. Su “Paese Sera” e “Il Manifesto” riesco a scrivere una manciata di articoli di segno diverso dalla valanga di altre “cronache” che lo vogliono, al pari di Tortora, colluso con la camorra, “cumpariello”? Perché così pochi dubbi, così tante certezze? Per quel che riguarda i politici: perché tanta paura, tanta pavidità? Marco Pannella e il Partito Radicale si mobilitano, candidano Tortora al Parlamento Europeo. Gli altri partiti, gli altri leader politici muti, immobili, latitanti.

E’ una pagina vergognosa della nostra storia recente; scritta da tanti: magistrati, giornalisti, politici. Non aver parlato, non aver mosso un dito non è meno colpevole di quanti potevano vedere e capire e non vollero vedere e capire. Nessuno ha fiatato, per quell’abominio, a cominciare dal Consiglio Superiore della Magistratura, dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, dell’Ordine dei Giornalisti. Silenti e assenti.

E si torna a quell’indimenticabile 17 giugno 1983. La sera prima Guglielmo Zucconi, direttore de “Il Giorno”, riceve una “soffiata” relativa a una maxi-operazione imminente, coinvolto un grosso nome dello spettacolo. A un suo giornalista, Paolo Martini, dice: “So solo che sta nelle ultime lettere dell’alfabeto”. Non ci vuole molto: Vianello, Tortora, Tognazzi… Martini contatta Tortora: “Quando lo avvertii che circolava il suo nome tra i possibili implicati in un blitz di camorra, si mise a ridere…”.

Invece… All’alba i carabinieri arrestano Tortora; non solo lui: sono 856 gli ordini di cattura. Mentre lo portano via è ancora convinto che si tratti di un caso di omonimia e che tutto si risolverà in poche ore. Non è così. C’è un’accorta regia: si aspetta la tarda mattinata, perché si ammassino troupe televisive e fotografi, Tortora viene fatto uscire dalla caserma per essere trasferito al romano carcere di Regina Coeli, ammanettato, il volto disfatto. “I polsi, i polsi!”, urlano i cameraman; e s’odono voci: “Farabutto, pezzo di merda, ladro”. Prendono corpo le accuse più inverosimili: Tortora ha rubato i soldi raccolti per il terremoto dell’Irpinia, ha uno yacht comprato con i guadagni dello spaccio, si incontra con Turatello, Pazienza e Calvi scambiando valigette di droga e dollari.

Questa vicenda viene ricostruita con acribia lodevole da Gaia Tortora nel libro “Testa alta, e avanti. In cerca di giustizia, storia della mia famiglia” (Mondadori). Un libro da comperare, leggere, meditare, regalare. Per non smarrire la memoria; e per cercare di capire.

Per farlo c’è bisogno di inquadrare l’operazione “settembre nero della camorra” in un contesto più vasto, che ci riporta a uno dei periodi più oscuri e melmosi dell’Italia di questi anni: il rapimento dell’assessore all’urbanistica della Regione Campania Ciro Cirillo da parte delle Brigate Rosse di Giovanni Senzani e la conseguente, “trattativa” tra Stato, terroristi e camorra. Per Cirillo si chiede un riscatto, svariati miliardi. Il denaro si trova, anche se durante la strada un po’ se ne “perde”, finito nelle tasche di non si sa bene chi. Un riscatto, si dice, di circa cinque miliardi, raccolti da amici costruttori. Cosa non si fa, per amicizia! Soprattutto se poi ci sono “ritorni”. Il “ritorno” si chiama ricostruzione post-terremoto, affari colossali. La commissione parlamentare guidata da Oscar Luigi Scalfaro accerta che la torta è costituita da oltre 90mila miliardi di lire. Peccato: molti che forse potrebbero spiegare qualcosa non sono più in condizione di farlo, tutti morti ammazzati: da Vincenzo Casillo luogotenente di Cutolo, a Giovanna Matarazzo, compagna di Casillo; da Salvatore Imperatrice, che ha un ruolo nella trattativa, a Enrico Madonna, avvocato di Cutolo…

A legare i “fili” che uniscono Tortora, Cirillo, la camorra, la ricostruzione post-terremoto non è un giornalista affetto da fantasia complottarda. È la denuncia, anni fa, della Direzione Antimafia di Salerno: contro Tortora erano stati utilizzati “pentiti a orologeria”; per distogliere l’attenzione della pubblica opinione dal gran verminaio della ricostruzione del caso Cirillo, e la spaventosa guerra di camorra che ogni giorno registra uno, due, tre morti ammazzati tra cutoliani e anti-cutoliani. Poi ci si rende conto che bisogna reagire, fare qualcosa, dare un “segnale”. In questo contesto che nasce “il venerdì nero della camorra”, che in realtà si rivelerà il “venerdì nero della giustizia”.

Enzo Tortora da quella vicenda non si è mai completamente ripreso. Stroncato dal cancro vuole essere sepolto con una copia della Storia della colonna infame, di Alessandro Manzoni. Dice: “Ero liberale perché ho studiato; sono radicale, perché ho capito”. Sulla sua tomba un’epigrafe, dettat

a da Sciascia: “Che non sia un’illusione”. Per tutto il tempo che gli è rimasto da vivere ha combattuto per la giustizia “giusta”. Il capo della polizia Antonio Manganelli, un galantuomo, alla figlia Silvia confida: “Quella di tuo padre è stata la merda più gigantesca della storia”. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

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Mar 26 2023

il ribaltone

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IL RIBALTONE

Ci deve essere abituato, il Berlusca….

Francoforte 26 03 2023 flcozzaglio@gmail.com

—Ribaltone Forza Italia, Berlusconi all’angolo e gli esclusi in fuga

La svolta pro Meloni si è consumata in 48 ore con la regia di Marta Fascina. L’ala Ronzulli ora medita la scissione

Forza Italia si consegna a Giorgia Meloni, al termine di due giornate da film. E con l’ira dei “ronzulliani” che, messi ai margini, non escludono l’addio a quel che resta dell’ex corazzata azzurra.

È una storia che si dipana silenziosa: quel che emerge, in chiaro, sono solo i complimenti a Berlusconi da parte dei beneficiati da un’ampia tornata di nomine.

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Mar 26 2023

Maurizio Iori 26 03 2023

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MAURIZIO IORI 

Si avvia alla condanna….

Francoforte 26 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Il motivo è uno solo, ma è dei giudici, che con le pastiglie non troverebbero il coraggio di condannare, però sono convinti Iori sia colpevole; basta rivedere come indirizzano la deposizione dell’agente Marchetti!

L’intero caso è zeppo, sarò buono, di particolarità, ma lo Xanax lo è di più di tutte le altre, e tacere di fronte a giudici che condannano per un omicidio e non dimostrano come sia possibile realizzarlo, ha una conseguenza inevitabile: nessun cittadino può sentirsi al sicuro. E cancelliamo le definizioni alla: Stato di diritto. 

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Mar 26 2023

cremonesita’-cinquecentocinquantadue 26 03 2023

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CREMONESITA’ – cinquecentocinquantadue

Cremonese, la vera storia; da www.cremonasera.it

Francoforte 26 03 2023 flcozzaglio@gmail.com

La storia di Attilio Ferrari, dall’archivio di famiglia le immagini inedite e un racconto su quella Cremonese all’inizio del XX secolo.

Sta suscitando grande interesse l’iniziativa di “Cremonasera” di proporre le fotografie di eventi che hanno fatto la storia della Cremonese. Così ieri Enrico Maria Ferrari ci ha inviato la storia (è morto verso la fine della prima guerra mondiale) e le fotografie dell’archivio di suo nonno Attilio Ferrari, un pioniere della società grigiorossa. Un’immagine potrebbe essere stata scattata dentro l’osteria “la Varesina”, la prima sede della Cremonese. Attilio Ferrari riposa nel cimitero di Cremona, V° androne. 

Vi sono infiniti modi per presentarsi davanti ad un obbiettivo, modi che possono essere vissuti in maniera consapevole o inconsapevole ma, a prescindere da quello che può rappresentare il momento, una immagine può raccontare molto del soggetto ritratto. Poter vedere parti di una storia unica può stimolare la partecipazione di coloro che vivono una passione, così come trovare vecchie fotografie e renderle pubbliche può aiutare a capire i passaggi che hanno dato origine a quella passione. La bellezza di una immagine unica sta proprio nel fatto di essere compartecipi di un percorso tutto da scoprire, percorso che si sviluppa con l’ausilio di chiunque voglia vivere una storia che abbraccia la collettività. Un gruppo di ragazzi cremonesi posa, all’interno della loro sede, per un fermo immagine datato 1912, ovvero più di un secolo fa. Hanno differenti età e abbigliamento, alcuni portano i baffi come era usanza ai tempi, mentre la moda di quei tempi la si può racchiudere negli eleganti completi doppiopetto arricchiti da un cappello di paglietta che andava per la maggiore all’inizio del XX secolo. Quel gruppo rappresenta una giovanissima Unione Sportiva Cremonese, che allora aveva meno di 10 anni, e racchiude nei volti a volte austeri a volte sorridenti dei presenti un valore che va ben oltre ciò che l’immagine può raccontare. Orgoglio pionieristico e orgoglio di appartenenza sono i termini che sembrano racchiudere nei loro sguardi quei ragazzi tra i quali è presente anche il ciclista Attilio Ferrari. In quel 1912 quel gruppo di cremonesi raffiguravano tutto per la US Cremonese, erano al tempo stesso atleti, consiglieri, semplici appassionati o tifosi ma, soprattutto, erano persone che vivevano quei momenti come inconsapevoli precursori di una storia che passeranno di generazione in generazione fino al 2023. Ai tempi il colore biancolilla delle maglie rappresentava un qualcosa di unico, il grigiorosso doveva ancora arrivare ma, comunque, quelle divise che si rivolgevano a sport come il ciclismo, la corsa o il motociclismo venivano indossate con estremo orgoglio. L’acronimo USC, i colori e i volti, al pari di quella torre altissima che da secoli rappresentava la città, racchiudevano un valore aggiunto verso la società di allora; negli anni in cui non esisteva la VAR per determinare una rete o il fotofinish per capire quale ciclista avesse per primo tagliato il traguardo i volti di quei pionieri tradiscono con forza la passione, il rispetto delle regole e degli avversari ma, sopratutto, la voglia di portare avanti quel progetto nato alla osteria La Varesina il 24 marzo 1903. Attilio Ferrari era in quella sede nel 1912, lui, come ciclista della Unione Sportiva Cremonese nella categoria dilettanti, riceve l’omaggio degli altri iscritti per una prestazione in qualche trofeo, gare che sembrano così lontane nel tempo da avere, a volte, regolamenti che cambiavano anche poco prima della partenza. Il volto è rivolto lontano quando, con una maglietta a strisce con quei colori che raccontavano una precisa scelta di vita, è in compagnia della fedele compagna di gare su strade polverose dove i curiosi si accalcavano per scoprire quei nuovi valori che un gruppo di ragazzi aveva deciso di portare avanti. Lo sguardo di Attilio fa capire tutta l’energia di chi vive una passione all’insegna di un acronimo e all’ombra di una torre altissima anche senza sponsor o file di persone alla ricerca di un autografo; i baffi erano il vezzo tipico di quei tempi, la maglietta con i bottoni lungo la spalla era qualcosa da indossare con determinazione e rispetto innanzitutto verso gli altri ma soprattutto verso se stesso, perché rappresentava una scelta da condividere per sempre. Quel gruppo di ragazzi erano complici nella nascita e nello sviluppo di un qualcosa che, a distanza di 120 anni di storia, ha ancora molto da raccontare e da offrire. La Cremonese era, in quel 1912, quella società che organizzava gare di marcia o maratone di ciclismo, il calcio, così come lo conosciamo oggi, stava per arrivare portando quel gruppo di ragazzi verso uno sport nuovo con regole nuove e nuovi tifosi. Due immagini uniche quelle gentilmente concesse dalla famiglia di Enrico Maria Ferrari, due immagini che spiegano come la bellezza di un sogno possa superare i secoli per proporsi, nel 2023, nello stesso identico modo nonostante gli enormi cambiamenti della società odierna. Attilio Ferrari, ciclista categoria dilettanti tesserato dalla US Cremonese, seguirà purtroppo il destino di un altro tesserato dalla società cremonese, quel Giovanni Zini di certo amico dell’Attilio e con il quale condivideva la bellezza di quei valori e quei colori. Attilio perirà nel ottobre del 1918 a causa delle ferite riportate in guerra, lasciando ai suoi colleghi ed amici della Cremonese due immagini che racchiudono la bellezza e l’orgoglio di essere pionieri di un messaggio sempre più attuale e sempre più da riscoprire.

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Mar 26 2023

isolato 26 03 2023

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ISOLATO

Dal coro delle pecore si stacca facile, il Borghetti; da www.cremonasera.it

Francoforte 26 03 2023 flcozzaglio@gmail.com

—Fuori dal coro, contro i colleghi d’opposizione, il DocRock d’Italia Borghetti le canta e si dissocia dal gruppo…

Capogruppo in consiglio comunale della Lista Civica che porta il suo nome, Maurizio Borghetti, radiologo di campagna, DocRock d’Italia e consigliere d’opposizione a Crema, ecco ha idee diverse dai suoi colleghi di minoranza. E lo ha dichiarato al quotidiano La Provincia. Il tema è quello della palestra provinciale (dipende dalla Provincia, non dal comune) cittadina di via Dogali, centro sportivo malmesso, come altre palestre purtroppo, nel quale nei giorni scorsi si è staccato un tabellone, fortunatamente senza danni per nessuno. Ebbene, Borghetti (non ha ancora digerito il passaggio, in Fratelli d’Italia, dell’ex collega di lista Beppe Torrisi) ha sottolineato, alla stampa cartacea, quanto segue in merito all’affare via Dogali : “È vero che l’ente che utilizza gli impianti, cioè il Comune ha anche il dovere di segnalare malfunzionamenti, deficit di manutenzione e disservizi all’ente proprietario e infatti nel testo si fa riferimento a questo. Se l’amministrazione dimostra, come pare dalle dichiarazioni del sindaco Fabio Bergamaschi e del consigliere delegato allo Sport Walter Della Frera, di aver effettuato regolarmente tali segnalazioni all’ente proprietario dell’impianto, mi pare ovvio non possa essere accusata di responsabilità oggettiva per eventuali incidenti come quello avvenuto domenica, che fortunatamente non ha determinato danni a persone. Al massimo può essere criticata da un punto di vista politico, come risulta dal testo concordato, per non essere riuscita a ottenere adeguate risposte dalla Provincia».

Così tuonò il Borghetti, solo (le altre due componenti della sua civica sono con lui?), o meglio, fuori dal coro, contro tutti…

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