Archive for the 'Pubblica Amm.ne' Category

Mar 28 2023

gelato day 28 03 2023

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GELATO DAY, CALDO FA VOLARE I CONSUMI

Ad essere preferito è quello artigianale nei gusti storici anche se cresce la tendenza nelle diverse gelaterie a offrire “specialità della casa”

Il caldo fa volare i consumi di gelato con il ritorno di coni e coppette nonostante il balzo dei prezzi che fanno registrare un aumento del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto afferma la Coldiretti in occasione della giornata europea del gelato artigianale “Gelato Day” che ricorre il 24 marzo, sulla base dei dati Istat. A pesare sui listini il balzo dei costi per l’energia e le materie prime usate nelle preparazioni, dal latte (+34%) alle uova (+22%) fino allo zucchero (+54%) anche a causa delle tensioni internazionali legate alla guerra in Ucraina.

Un andamento che non sembra spaventare gli italiani che con l’arrivo della primavera e il meteo favorevole non rinunciano al gelato per la pausa pranzo o lo snack. Per la domanda sostenuta dal cambiamento climatico, di italiani e turisti stranieri, il gelato realizza un fatturato totale di 2,7 miliardi grazie alla presenza di 39mila gelaterie nazionali che danno lavoro a 75 mila persone. Nelle gelaterie italiane vengono utilizzati ben 220 milioni di litri di latte, 64 milioni di chili di zuccheri, 21 milioni di chili di frutta fresca e 29 milioni di chili di altri prodotti durante l’anno con un evidente impatto sulle imprese fornitrici impegnate a garantire ingredienti di qualità.

Nonostante le innovazioni a essere preferito è il gelato artigianale nei gusti storici anche se cresce la tendenza nelle diverse gelaterie ad offrire “specialità della casa” che incontrano le attese dei diversi target di consumatori, tradizionale, esterofilo, naturalista, dietetico o vegano.

Negli ultimi anni si è registrato un vero e proprio boom delle agrigelaterie artigianali che garantiscono la provenienza della materia prima dalla stalla alla coppetta con gusti che vanno dal latte di asina a quello di capra fino alla bufala ma quest’anno è arrivato anche quello di latte di pecora. Una spinta che ha favorito la creatività nella scelta di ingredienti che valorizzano i primati di varietà e qualità della produzione agroalimentare nazionale, dal gusto di basilico fino al prosecco. Nelle agrigelaterie è particolarmente curata la selezione degli ingredienti, dal latte alla frutta, che sono rigorosamente freschi con gusti a “chilometri zero” perché ottenuti da prodotti locali che non devono essere trasportati con mezzi che sprecano energia ed inquinano l’ambiente.

In epoca moderna la storia del gelato risale alla prima metà del XVI secolo nella corte medicea di Firenze con l’introduzione stabile di sorbetti e cremolati nell’ambito di feste e banchetti, anche se fu il successo dell’export’ in Francia a fare da moltiplicatore globale con il debutto ufficiale in terra americana: con l’apertura della prima gelateria a New York nel 1770 grazie all’imprenditore genovese Giovanni Bosio.

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Mar 27 2023

il gran duetto 27 03 2023

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IL GRAN DUETTO

Da Sussurrandom Stefano Mauri….

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

Allacciate le cinture: ad aprile arriva il grande duetto Mina & Blanco…

Già, nel suo disco d’esordio, Blu Celeste, non aveva voluto nessun’altra voce se non la sua: era così geloso dei suoi versi da non volerli condividere con altri colleghi. Stavolta, alla vigilia dell’uscita del suo secondo, attesissimo album, Blanco ha deciso di fare le cose in grande stile, coinvolgendo, nientepopodimenoche, udite, udite… l’immensa Mina. Eh sì, nel singolo che anticipa il disco, che dovrebbe arrivare in radio e sulle piattaforme venerdì 14 aprile, il 20enne enfant prodige del pop italiano duetta con la Tigre di Cremona.
A fare il primo passo ci ha pensato lui, con la disinibizione che lo caratterizza. La stessa che un mese fa gli ha creato non pochi problemi sul palco dell’Ariston, spingendolo a una reazione esagerata (i calci ai bouquet di rose rosse dopo il guasto tecnico che gli ha impedito di cantare L’isola delle rose). D’altronde sapeva di avere delle buone chance, dopo aver saputo l’anno scorso che c’era un interesse nei suoi confronti da parte della più grande cantante italiana, fatto filtrare da quest’ultima nella settimana del Sanremo 2022 – poi vinto da Blanco in coppia con Mahmood con Brividi – attraverso le parole del figlio Massimiliano Pani, factotum e portavoce ufficiale della madre. “Segue tutto con attenzione, quasi come un lavoro. La sua canzone preferita? Quella di Mahmood e Blanco, che è piaciuta molto anche a me”, aveva commentato Pani. Ricordate? È stato proprio attraverso quest’ultimo, che da tempo supervisiona tutte le attività della madre, di cui è anche produttore, che Blanco ha fatto avere alla voce di Grande grande grande la sua canzone.

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Mar 27 2023

cremonesita’-cinquecentocinquantatre 27 03 2023

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CREMONESITA’ – cinquecentocinquantatre

Viene rivista, complice il Comune, per fare cultura; da www.cremonasera.it

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Cambia l’ex Banca d’Italia: non modificato l’esterno, ma una grande vetrata chiuderà il porticato, con un nuovo spazio per attività culturali concordate con il Comune

Via libera dalla commissione passaggio al progetto di ristrutturazione dell’ex Banca d’Italia, acquistata lo scorso mese di ottobre da Findonati Spa, presentato dallo studio Stefano Boeri di Milano. La principale novità riguarda senza dubbio la riconversione del porticato ad attività di tipo ludico culturale concordate con l’amministrazione comunale, ottenibile con la chiusura del portici mediante una vetrata. Questo comporterà anche una diversa destinazione del piano terra dell’edificio, dove oggi è collocato l’ingresso principale agli uffici, che verrà eliminato a favore dei due laterali. Il progetto, in realtà, è già stato esaminato due volte dalla commissione, che ha richiesto alcune specificazioni ed integrazioni, già fornite dai progettisti. Verrà mantenuto integralmente l’aspetto esterno dell’edificio, anche se in un primo tempo lo studio Boeri aveva proposto una piccola rivisitazione della facciata, che la commissione ha però respinto. Altre modifiche hanno riguardato invece la demolizione del solaio del lucernario, la realizzazione di balconi interni ed il recupero del sottotetto a fini abitativi, per il quale in un primo tempo era stata presentata una soluzione con una sorta di frangisole che modificava in realtà lo spiovente del tetto, che la commissione ha chiesto di modificare. Il progetto definitivo, dopo l’approvazione da parte della commissione paesaggio, dovrebbe essere presentato ufficialmente agli inizi di maggio.

foto di Gianpaolo Guarneri-Studio B12

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Mar 27 2023

la cancellazione 27 03 2023

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LA CANCELLAZIONE

Il Dna che assolve Maurizio Iori, in realtà si rovescia….

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

Il Dna che assolve Iori, è agitato nella maniera più strana, in modo lo accusi; dove non c’è, Iori l’ha cancellato, anche se mancano le tracce della cancellazione, di regola sempre visibili; dove c’è e deve assolverlo, fu trasportato eccetera; per farla breve, il Dna scientifico che in altri processi decide, ultimo Bossetti, qui è una specie di teste ondivago che può essere usato come decide chi ha il potere.

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Mar 27 2023

casa degli spiriti 27 03 2023

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CASA DEGLI SPIRITI

Spero l’acquisti lo Stato; con la nota d’autore, Egidio Bandini scrive per www.cremonasera.it

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Quel fantasma (forse Giulio Ricordi) fotografato da giornalisti spagnoli a Villa Verdi. Auguriamoci che lo Stato l’acquisti prima che diventi davvero una casa degli spiriti.

È una giornata piovosa, il 31 ottobre del 2000. Il giornalista spagnolo José Manuel Alonso Ibarrola e la fotografa Blanca Berlín sono da ore nella grande villa che fu di Giuseppe Verdi. Chi sono costoro? Il primo, molto conosciuto negli ambienti musicali, è stato redattore di vari giornali e vicedirettore della rivista di programmi tv Teleprograma. Ha scritto, inoltre, guide di viaggio e antologie di racconti. Ha vinto pure, tre volte, il Tourism Award Francia ed una Medaille d’Argent du Tourisme, per il suo contributo alla diffusione della cultura francese. Stava per accadere un fatto affascinante e inspiegabile, che però i due reporter iberici avrebbero scoperto solo dopo il ritorno a Casa: nella grande villa di Sant’Agata non erano soli! Ma torniamo indietro di qualcosa come 172 anni… Nel 1851 Giuseppe Verdi andò a risiedere a Sant’Agata: era già il più famoso musicista italiano, aveva composto Nabucco (un trionfo assoluto), Ernani, I due Foscari, I Masnadieri. Era ricco e viveva con Giuseppina Strepponi, la cantante che sarebbe diventata sua preziosa collaboratrice musicale e anche, all’insaputa dei compaesani, sua seconda moglie. Casa Verdi divenne il punto d’incontro fra il Maestro, gli autori dei libretti per le opere, gli editori, ma anche i musicisti, altri compositori e cantanti di fama mondiale. La Villa è il ritratto più vero ed attuale di Giuseppe Verdi, era talmente modellata sul carattere e la personalità del Maestro che, una volta trasferitisi nella nuova casa, la stessa Strepponi, notando come facilmente uscissero dal pianoforte le note di grandi, straordinari melodrammi: La Traviata, Il Trovatore, La Forza del Destino, Aida, nelle lettere che inviava agli amici iniziò a chiamare Verdi “Il Mago”. Il Maestro componeva con entusiasmo, gli anni sembrava non passassero, fino a quando, dopo la rappresentazione di Aida nel 1871, iniziò il silenzio… Un silenzio destinato a durare 16 anni! Giulio Ricordi, editore delle opere di Verdi, aveva proposto al Cigno un libretto di Arrigo Boito: Otello, tratto, come usava allora per il melodramma, da un famoso testo teatrale: l’omonima tragedia di William Shakespeare. Verdi iniziò a scrivere, ma i tempi si allungarono e, dopo diversi anni e decine di sollecitazioni, i Ricordi giunsero addirittura ad inviare al Maestro messaggi subliminali, mandando in dono il tipico dolce “moretto”. Otello vide la luce il 5 febbraio 1887 alla Scala di Milano. E torniamo al 31ottobre del 2000, vigilia del centenario della morte di Verdi, per arrivare alla piccola conclusione che ho personalmente tratto dalla vicenda. Come dicevo, dalla Spagna arrivano un giornalista ed una fotografa, per ritrarre gli ambienti di Villa Verdi ed ecco che, mentre esaminano le diapositive una volta tornati a casa (allora la fotografia digitale era agli albori), in uno scatto appare, accanto al pianoforte del Maestro, una sorta di fantasma: un uomo in abiti ottocenteschi, (vedi foto) con un paio di occhialini pince-nez ed un sorriso stranamente compiaciuto, quasi sollevato da terra e con la mano appoggiata ai tasti del piano. Le ipotesi si sprecano: un ospite che ha lasciato una traccia quasi indelebile di sé, il testimone di un fatto tragico, qualcuno della servitù. L’unica cosa inspiegabile, comunque, restava il sorriso. Secondo il mio modesto parere, però, il “fantasma” (ammesso che tale sia) altri non è che Giulio Ricordi, talmente soddisfatto del suo Otello, costato tante fatiche, da posare sorridente, vicino al pianoforte di Verdi, ma facendosi vedere e solo in fotografia, qualcosa come 113 anni dopo quella “prima” alla Scala del 1887. Chissà se oggi, con Villa Verdi abbandonata a causa dei litigi fra gli eredi del Maestro, il fantasma (di chiunque egli sia) magari dopo essersi aggirato con circospezione e aver visto che non c’erano altri abitanti, abbia preso possesso della grande casa, dove adesso può muoversi liberamente, indisturbato e senza tema di essere scoperto. Magari si sentirà anche solo, in quelle stanze vuote. Perciò, c’è davvero da sperare che si risolva il prima possibile la vendita di Villa Sant’Agata e che sia lo Stato ad acquistarla. Prima che diventi davvero soltanto una casa di fantasmi…

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Mar 27 2023

comunicato stampa 27 03 2023

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Casalasco S.p.A e Pomì a Cibus Connecting Italy di Parma 

Il 29 e 30 marzo l’azienda sarà in fiera con due spazi espositivi

Cibus Connecting Italy, la manifestazione dedicata all’agroalimentare in programma a Fiere di Parma il 29 e 30 marzo 2023, vedrà la partecipazione di Casalasco Società Agricola S.p.A. e Pomì, il noto brand di polpe e passate di pomodoro 100% italiano.

L’azienda sarà in fiera con due spazi espositivi: uno dedicato a Casalasco S.p.A. (Padiglione 6 Stand G027) sull’attività di co-packing e PL, per presentare la varietà di soluzioni di prodotti, tecnologie e packaging, e uno interamente dedicato al brand Pomì (Padiglione 6 stand F028), che da inizio anno ha visto il rebranding del logo e del pack e che è attualmente on air con una campagna tv.

Sono 20.000 i visitatori attesi in fiera da 90 diversi Paesi esteri, tra cui 1.300 top buyer, in arrivo a Parma grazie al programma di incoming sviluppato in collaborazione con Agenzia ICE. Circa un migliaio i brand del food made in Italy rappresentati.

Ufficio stampa Casalasco Società Agricola S. p. A.

Monica Bolchi – m.bolchi@casalasco.com – 339 5042684

Pierluigi Papi – pep@agenziastampa.ra.it – 338 3648766

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P&P snc di Pierluigi Papi & C.
Via della Costituzione 1/d
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Mar 27 2023

ex terroristi 27 03 2023

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EX TERRORISTI

Mi stanno sulle palle quei figuri che furono assassini; dal Giornale.

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Presentata all’epoca del governo Draghi come la svolta che doveva finalmente riportare in Italia dieci terroristi rifugiati da decenni all’ombra della «dottrina Mitterand», la cosiddetta operazione Ombre Rosse rischia di sgonfiarsi definitivamente domani davanti alla Cassazione francese. L’ultimo tentativo di ottenere l’estradizione in Italia di dieci latitanti, in buona parte personalmente responsabili di fatti di sangue, è affidato al ricorso presentato dalla Procura di Parigi dopo che la Corte d’appello della capitale aveva deciso di salvare i dieci dalla consegna al loro Paese. Che gli spazi per un ribaltamento della decisione siano risicati lo dimostra anche l’atteggiamento della procura generale della Cassazione che ha già chiesto di bocciare il ricorso. Gli argomenti sono sempre quelli: è passato troppo tempo, i dieci si sono rifatti una vita, eccetera. Ma dietro c’è la solita, inguaribile indulgenza con cui in Francia si guarda ai cosiddetti «rifugiati», vezzeggiati e coccolati come se invece che di assassini fanatici si trattasse di idealisti e intellettuali.

Di questa generosa disposizione d’animo la magistratura francese ha dato prova anche di recente, con la decisione dell’altro giorno di non consegnare all’Italia il black block milanese Vincenzo Vecchi, condannato a dieci anni di carcere per le violenze durante il G8 di Genova. Per i dieci di «Ombre Rosse», catturati con una spettacolare retata nell’aprile di due anni fa, tira la stessa aria, benchè a loro carico ci siano imprese ben più cruente della devastazione imputata a Vecchi. Tra di loro ci sono personaggi come Giorgio Pietrostefani, il mandante nel 1972 dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi, o i br Marina Petrella e Sergio Tornaghi, entrambi destinati all’ergastolo per omicidio. Del gruppo dei dieci fa parte anche Luigi Bergamin, che era insieme a Cesare Battisti nei Proletari armati per il Comunismo, e che insieme a lui si rese colpevole di due delitti insensati e a sangue freddo. Anche Battisti, va ricordato, svernò a lungo in Francia, e se non si fosse spostato in Brasile forse non sarebbe mai finito a scontare la sua condanna in Italia.

Pietrostefani, la Petrella e gli altri invece non si sono mai mossi dalla Francia, e a quanto pare hanno fatto bene. Di qua e di là dalle Alpi continuano spesso a essere raccontati come vittime più colpevoli. Da segnalare quanto, a ridosso della decisione della Cour de Cassation, dichiara ieri all’Adnkronos l’ex brigatista Paolo Persichetti, che era anche lui scappato in Francia e fu tra i pochi a venirne estradato: «l’esilio non è una passeggiata, è una vita precaria, con mille problematiche», dice Persichetti. Che poi definisce chi oggi in Italia si ostina a pretendere la consegna degli ex terroristi «degli ossessionati che continuano a pensare che gli anni Settanta siano il problema dell’Italia, sono persone che hanno gravi disturbi della personalità».

Di fatto, tra le poche voci in Francia favorevoli alla consegna dei dieci all’Italia ci sono i politici di governo, con il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti che paragona gli «esuli» italiani ai terroristi islamici, «avremmo noi accettato che uno degli autori del Bataclan andasse a vivere 40 anni in Italia? Questi hanno le mani sporche di sangue. Non ho remore». Ma, come spesso anche in Italia, potere politico e potere giudiziario parlano lingue diverse. Così il peggio che i dieci latitanti possono temere è probabilmente un nuovo rinvio, con la Cassazione che rimanda le carte ai giudici d’appello per una nuova decisione.

Intanto il tempo passa, e per i familiari delle vittime del terrorismo diventa sempre più evanescente la speranza di avere giustizia. «Francamente non ci credo più, dopo 40 anni – dice Lorenzo Conti, figlio di Lando Conti che era il sindaco di Firenze e venne ucciso nel 1986 – ma me lo auguro di cuore, non sono certo uno che ha pietà per questi terroristi, come quello che oggi piange e fa lo sciopero della fame per non scontare la pena. Ci dovevano pensare prima perché a mio padre non è stato dato il tempo di pensare, di scegliere».

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Mar 27 2023

simbolissimo 27 03 2023

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SIMBOLISSIMO

Altro che un simbolo, e’ uno che identifica la realtà cremonese; su www.cremonasera.it

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Stasera su Italia 1 Giacobbo parla del Torrazzo

Stasera Freedom, il programma condotto da Roberto Giacobbo, parlerà di Cremona. La squadra televisiva ci porterà a salire i 502 gradini e arrivare a 112 metri di altezza sulla cima del Torrazzo, uno dei simboli di questa città. Giacobbo esplorerà le sue stanze e racconterà da molto vicino la storia e le caratteristiche del favoloso orologio astronomico che troviamo sulla sua facciata, uno strumento di ben 50 metri quadrati che da secoli non segna solo ore e minuti ma addirittura le fasi lunari e le eclissi. Sarà un viaggio ricco di permessi speciali.
Appuntamento alle 21.20 su Italia 1.

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Mar 27 2023

Giovanni Falcone 27 03 2023

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GIOVANNI FALCONE

Non era come voi sostenete, prima di ogni altra cosa controllava che i riscontri delle “confessioni” fossero esatte; sul Dubbio.

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Cari custodi dell’antimafia, Giovanni Falcone non era come voi

Il giudice assassinato a Capaci diffidava dell’uso incondizionato misure di prevenzione. Ora chi osa criticarle viene messo al bando

A tutti quelli che ad ogni piè sospinto gridano all’oltraggio, al vilipendio della figura del Dottor Giovanni Falcone, solo perché qualche intellettuale, qualche giurista si permette di esprimere un pensiero garantista, non allineato al “sentire comune” dei professionisti dell’Antimafia, conviene ricordare che quel Magistrato non era come loro, e che si fa torto alla sua memoria, in egual misura, sminuendone l’opera ed intestandogli pensieri ed azioni che non gli appartenevano culturalmente.

«Ed è questo, in realtà, l’aspetto più singolare dell’attuale polemica: che si continuino ad invocare limitazioni dei diritti di libertà dei cittadini, in funzione di una loro pretesa appartenenza ad organizzazioni criminali e prescindendo da un positivo vaglio giudiziale della effettiva commissione di delitti di matrice mafiosa. A scanso di equivoci, non si intende riproporre, almeno in questa sede, la questione della costituzionalità delle misure di prevenzione, ma solo sottolineare la stranezza che in un Paese dove i “garantisti” abbondano nessuno si sia ancora accorto di quanto sia gravemente distonica, rispetto ai principi dello “Stato dei diritti”, oltre che inefficace, la pretesa di ricorrere massicciamente alle misure di prevenzione contro il crimine organizzato, trascurando il rigoroso accertamento delle responsabilità attraverso il processo penale».
La frase non è stata pronunciata da un avvocato, magari pelosamente garantista (secondo la comune vulgata dei professionisti dell’Antimafia), ma dal Dottor Giovanni Falcone (“La Stampa” del 17 giugno 1991), che non mancava di avvisare il lettore circa gli effetti potenzialmente criminogeni dell’applicazione indiscriminata delle misure di prevenzione.

Ed allora, a quelli che ad ogni piè sospinto gridano all’oltraggio, al vilipendio della figura del Dottor Giovanni Falcone, solo perché qualche intellettuale, qualche giurista si permette di esprimere un pensiero garantista, non allineato al “sentire comune” dei professionisti dell’Antimafia, conviene ricordare che quel Magistrato non era come loro, e che si fa torto alla sua memoria, in egual misura, sminuendone l’opera ed intestandogli pensieri ed azioni che non gli appartenevano culturalmente. Accade, oggi, che le artiglierie del pensiero allineato, in prima fila i suoi “calibri da novanta”, siano puntate contro Alessandro Barbano, la cui colpa è quella di aver richiamato l’attenzione della opinione pubblica sulle storture applicative della legislazione antimafia. Scrive l’autore, specie a proposito delle misure di prevenzione, che l’utilizzo di istituti significativamente deformalizzati e connotati da evidenti profili di distonia asistematica con i principi-cardine del “giusto processo accusatorio”, che consentano l’aggressione di ingenti patrimoni in assenza di prova circa la concreta derivazione illecita degli stessi, non è proprio di uno Stato che voglia dirsi “di diritto”, ossia fondato sulla protezione dei diritti individuali, specie se costituzionalmente garantiti, anche dalla pretesa punitiva pubblica.
E le regole processuali, in fondo, assolvono proprio alla funzione di calmierare l’intervento statale, perché non si debba più parlare di un Leviatano, «nel quale ogni uomo si unisce con ogni altro uomo alienando tutti i propri diritti, tranne quello alla vita, al sovrano».

È un pensiero corretto, quello di Barbano? Ma soprattutto, è un pensiero legittimo? Il primo quesito è argomento per gli addetti ai lavori. Il successo della pubblicazione dice che l’autore non ha evidentemente torto, anche perché la sua opera è basata sulla osservazione di eventi reali e disfunzionali, che poco o nulla hanno a che vedere con un corretto esercizio della giurisdizione.
Quello che Barbano denuncia, in controluce, è l’attrazione sempre più evidente dell’ordinario allo straordinario; la pretesa, condotta a colpi di leggi speciali (specie se “spazza qualcosa”) di utilizzare i “modi” e gli “strumenti” della legislazione antimafia per i “casi” più disparati; di fare della eccezione la regola, dello straordinario l’ordinario, mentre già qualcuno invoca persino l’istituzione – incostituzionale – di giurisdizioni speciali. L’inchiesta che diventa inquisizione.

Il secondo quesito riguarda tutti noi. Siamo ancora liberi di esprimere un’opinione, peraltro motivata, che vada contro il pensiero unico, senza che gli aedi di quel pensiero ci colpiscano con lo stigma del sospetto di “mafiosità”, con l’accusa di voler oltraggiare la memoria dei Magistrati morti nella lotta alla mafia e, in fondo, di volere una recrudescenza di quel fenomeno criminale? Additandoci al ludibrio di moltitudini obnubiliate dal desiderio di una giustizia più sommaria, più sbrigativa e più feroce possibile? L’Inquisizione, davvero, non ammette voci dissonanti: Deus vult! Non è questa la lezione – dimenticata – di tolleranza, confronto e dialogo che ci hanno lasciato le vittime (anche avvocati, tra loro) della lotta alla mafia. Restano epigoni tristi ed inadeguati, capaci solo di gridare alla lesa maestà, all’eresia.

Ma, per dirla con Umberto Eco, «spesso sono gli inquisitori a creare gli eretici. E non solo nel senso che se li figurano quando non ci sono, ma che reprimono con tanta veemenza la tabe eretica da spingere molti a farsene partecipi, in odio a loro». «Tutte le eresie sono bandiera di una realtà dell’esclusione. Ogni battaglia contro l’eresia vuole solamente questo: che l’emarginato rimanga tale».

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Mar 27 2023

imitazioni 27 03 2023

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IMITAZIONI

Invece i piatti tipici sono italianissimi, tanto per cambiare l’unico a difenderli e’ Coldiretti; da Repubblica.

Francoforte 27 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Il Financial Times contro la cucina italiana: “Il vero parmigiano si fa in Wisconsin”. Coldiretti: “Attacco surreale, proprio in occasione della candidatura Unesco”

La polemica: “Un articolo ispirato da una vecchia pubblicazione di un autore italiano che potrebbe far sorridere se non nascondesse preoccupanti risvolti di carattere economico ed occupazionale”

“Dal Financial Times arriva un attacco surreale ai piatti simbolodella cucina italiana, proprio in occasione dell’annuncio della sua candidatura a patrimonio immateriale dell’umanità all’Unesco”. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare un articolo del Financial Times che boccia i piatti tipici della gastronomia nazionale. Il quotidiano economico-finanziario britannico ha pubblicato un’intervista della giornalista Marianna Giusti ad Alberto Grandi, storico dell’alimentazione e docente all’università di Parma, che già in passato si era dedicato a sfatare alcuni “miti” della tradizione culinaria italica. Nell’articolo sono finiti “classici” come carbonara, tiramisù, panettone e parmigiano. Su quest’ultimo, nell’intervista si legge che “prima degli anni ’60 le forme di parmigiano pesavano solo circa 10 kg (rispetto alle pesanti forme da 40 kg che conosciamo oggi) ed erano racchiuse in una spessa crosta nera. Aveva una consistenza più grassa e morbida rispetto a quella attuale” e che “la sua esatta corrispondenza moderna è il parmigiano del Wisconsin”.

Tesi che, secondo Coldiretti, cercano “di banalizzare la tradizione alimentare nazionale. Sulla base di fantasiose ricostruzioni si contestano le tradizioni culinarie nazionali più radicate. In sostanza la carbonara l’avrebbero inventata gli americani e il panettone ed il tiramisù sono prodotti commerciali recenti ma soprattutto si arriva addirittura ad ipotizzare che il parmigiano reggiano originale sia quello che viene prodotto in Wisconsin in Usa, la patria dei falsi formaggi made in Italy”.

Il parmigiano reggiano il più imitato nel mondo

“Un articolo ispirato da una vecchia pubblicazione di un autore italiano che – continua Coldiretti – potrebbe far sorridere se non nascondesse preoccupanti risvolti di carattere economico ed occupazionale. La mancanza di chiarezza sulle ricette made in Italy offre infatti terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine”. L’agropirateria mondiale nei confronti  
dell’Italia, secondo la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti, ha raggiunto un fatturato di 120 miliardi con in testa alla classifica dei prodotti più taroccati i formaggi, a partire dal parmigiano reggiano e dal grana padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di provolone, gorgonzola, pecorino romano, asiago o fontina.

I salumi italiani clonati

Tra i salumi, denuncia ancora Coldiretti, sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli orrori a tavola non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. La candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità è un’opportunità per proteggere e rafforzare l’identità della cucina italiana che è la più apprezzata nel mondo, con il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari made in Italy che hanno raggiunto il valore di 60,7 miliardi secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, anche sotto la spinta della domanda di italianità in cucina. “Un’iniziativa utile – conclude Coldiretti – per valorizzare l’identità dell’agroalimentare nazionale e fare finalmente chiarezza sulle troppe mistificazioni che all’estero tolgono spazio di mercato ai prodotti originali”.

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