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Mar 30 2023

consigliati dal golosario 30 03 2023

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CONSIGLIATI DAL GOLOSARIO

Francoforte 30 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—-Tante le opportunità per gli amanti delle due ruote

Se siete degli appassionati di cicloturismo, il Monferrato è in grado di offrire una esperienza coinvolgente e indimenticabile, grazie ai numerosi itinerari percorribili su due ruote, al paesaggio collinare ricco di biodiversità, ai tanti luoghi del gusto dove sostare per una pausa rigenerante.

Con un altro valore aggiunto: grazie alla varietà del suo territorio, che va dalla pianura alle colline basse alla montagna, il Monferrato offre una vasta scelta di percorsi per ogni tipo di ciclista, dalle famiglie ai gruppi di professionisti. E numerose sono le associazioni sportive e i portali nati sul territorio per condividere esperienze su due ruote, proporre itinerari ad hoc o gite guidate da professionisti del settore, ma anche semplicemente per offrire servizi di noleggio di biciclette di ogni tipo; da quelle classiche alle montain bike, fino alle e-bike di nuova generazione, per un nuovo turismo sostenibile e green.

Ecco alcuni riferimenti di portali utili da consultare:

Detto questo, prendendo ispirazione da essi, ecco 4 suggerimenti di percorsi, a partire da quello straordinario attraverso le ormai famose BIG BENCH!

1- BIKE TOUR  LE STRADE DEI MINATORI DEL MONFERRATO CASALESE
Percorso di 44 km – difficoltà media – che attraversa i luoghi in cui, dalla seconda metà dell’Ottocento fino al 1970, si estraeva la marna da cemento. Una fascia di territorio quella del Casalese in cui è presente la pietra calcarea che consentì l’affermazione di Casale Monferrato come capitale nazionale dell’industria dei leganti: calce e cemento. Tra le località raggiunte Casale Monferrato, Coniolo, Pontestura, Rolasco con il “Sacrario dei Minatori”. 

2- BIKE TOUR DELLE PIEVI ROMANICHE DEL MONFERRATO ASTIGIANO
Percorso di 45 km – difficoltà media – Il percorso proposto è per l’80% sulle sterrate della Valle Versa. Si Parte da Castell’Alfero dove inizia il giro delle pievi con la visita alla chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo – che custodisce una statua lignea della Madonna del Rosario e un organo realizzato nel ‘600 – e alla chiesa della Confraternita dei Battuti. Si prosegue in direzione Frinco, seguendo la traccia su strade bianche fino alla chiesa campestre di Santa Maria di Aniceto, nel comune di Corsione. Quindi si arriva a Colcavagno frazione di Montiglio Monferrato dove, dentro il cimitero, si offre alla vista la chiesa dei Santi Vittore e Corona, struttura che risale al Rinascimento Carolingio. Il percorso prosegue in direzione Montechiaro d’Asti, dove, appena prima del paese, si trova in cima a un colle la pieve romanica Santa Maria Assunta Pisenzana, chiesa parrocchiale del 907 prima della fondazione di Montechiaro. 

3- BIKE TOUR IL MONFERRATO DEGLI INFERNOT
 Percorso di 48 km – difficoltà media – Tracciato ad anello della lunghezza totale di circa 48 km inserito al catasto dei sentieri della Regione Piemonte. Si consiglia l’uso della mountain bike o di bici in grado di percorrere facili sterrati e strade bianche. Il percorso è un continuo saliscendi, ma con altimetrie che non eccessivamente rilevanti: il punto più alto si trova tra Cella Monte e Treville, in via Regione Bocca, a 322 metri di altezza. SI PARTE DA Vignale Monferrato si segue la strada della regione Mongetto fino a che si scende su una strada sterrata che porta al paese di Olivola, scalando un’arcigna salita fino alla chiesetta dei Santi Pietro e Paolo. Qui si gira in direzione Ottiglio Monferrato e si raggiunge Moleto, splendido borgo monferrino. Attraversato il paese, si scende su un tratto della Valle dei Frati. Da questa valle si sale poi su uno sterrato che porta alla panchina gigante di Sala Monferrato, posizionata vicino alla chiesa barocca di San Grato. Giunti in paese la direzione è Cereseto, paese che non si raggiungerà perché, poco prima, si gira su strada bianca in direzione di Treville, che si raggiunge dopo un’altra bella salita. Dal paese si scende per Ozzano Monferrato per effettuare la visita agli infernot locali e poi si risale fino alla ‘Cima Coppi’ del giro, su Regione Bocca, la strada che porta a Cella Monte, dove ha la sede l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni.

© foto: Archivio ALEXALA – Photo by Gianluca Grassano

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Mar 29 2023

cremonesita’-cinquecentocinquantaquattro 29 03 2023

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CREMONESITA’ – cinquecentocinquantaquattro

Problemi di traffico; da www.cremonasera.it

Francoforte 29 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Chiusura di vicolo Galantino, protestano i residenti di piazza Padella, via Sicardo e Patecchio con una raccolta di firme indirizzata al sindaco.

Contro la chiusura di vicolo Galantino si mobilitano i residenti di via Sicardo, piazza Padella, e via Gerardo Patecchio con una raccolta firme indirizzata al sindaco, all’ufficio viabilità del Comune e a SpazioComune. Oggetto del contendere la chiusura del vicolo e la conseguente impossibilità di transito per i veicoli autorizzati. Tutto trae origine nella primavera del 2020 dalla decisione del Comune, in ottemperanza alle direttive nazionali, di concedere al ristorante “La Sosta” di via Sicardo la possibilità di occupare con i tavoli il vicolo Galatino da aprile ed ottobre, in considerazione delle perdite subite dal locale a causa del lockdown. Concessione ribadita anche per gli anni 2021 e 2022. Questo ha comportato per i residenti non solo la perdita di posti auto nelle vie Patecchio e Sicardo, ma anche difficoltà di circolazione per i veicoli che da piazza Padella devono immettersi in via Platina, i quali, non potendo utilizzare vicolo Galantino, sono costretti a transitare in piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria. Il mercoledì e sabato, giorni di mercato, nell’impossibilità di percorrere piazza S. Antonio Maria Zaccaria i veicoli sono inoltre costretti ad impegnare sia via Sicardo, eccezionalmente a doppio senso di circolazione, che via Patecchio, dove, nonostante l’eliminazione dei parcheggi, permangono condizioni di criticità. La richiesta, ovviamente, è quella di evitare la chiusura di vicolo Galantino, ripristinando la situazione originaria pre-pandemia, ponendo fine ai disagi della circolazione.

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Mar 29 2023

guerra alla tortura 29 03 2023

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GUERRA ALLA TORTURA

Posso dire che il reato di tortura non esisterebbe…. dal Dubbio.

Francoforte 29 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—“Posso dire senza se e senza ma che il governo non ha nessuna intenzione di abrogare il reato di tortura”. Parola del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che risponde così a una interrogazione sulle modifiche normative relative ai reati di tortura e di istigazione alla tortura.

“Vi è soltanto un aspetto tecnico che deve essere rimodulato: il reato di tortura, così come è strutturato, ha delle carenze tecniche che devono connotare la struttura della norma penale – spiega il guardasigilli -. L’impossibilità di modificare e la volontà del governo di tener fermo il reato di tortura è determinata da una ragion pura e da una ragion pratica. La ragion pura è l’ottemperanza di quanto è stato stabilito dalle norme internazionali. La ragion pratica è una ragione di coerenza, è un reato odioso e abbiamo tutte le intenzioni di mantenerlo. Lo ha chi vi parla e lo ha il nostro governo”.
“A gennaio dissi che vi erano delle carenze tecniche e che mi sarei riservato di chiarirle. Il primo riguarda l’atteggiamento soggettivo del reato, in quanto la convenzione di New York circoscrive le condotte costituenti tortura a quelle caratterizzate da dolo specifico attuate per raggiungere le finalità di ottenere informazioni o confessioni, punire intimidire o discriminare. In altre parole, come tutti sanno, il dolo specifico, quando una condotta viene tenuta al fine di ottenere un risultato ulteriore, in questo caso è quello di ottenere la confessione. Il nostro legislatore invece optando per una figura criminosa contrassegnata dal dolo generico ha eliminato quello che è il tratto distintivo della tortura rispetto agli altri maltrattamenti, con il rischio di vedere applicata la disposizioni nei casi di sofferenze provocate durante operazioni lecite di ordine pubblico e polizia”, prosegue Nordio sottolineando come un “ulteriore rilievo critico è rappresentato dalla inopportuna fusione in un unica fattispecie del reato delle figure criminose di tortura e di trattamenti inumani e degradanti. Ricondurre due illeciti aventi una offensività diversa allo stesso trattamento sanzionatorio appare una scelta non ragionevole e non imposta dai vincoli internazionali”.

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Mar 29 2023

dannoso legger Repubblica 29 03 2023

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DANNOSO LEGGER REPUBBLICA

Maurizio Iori confida che i giudici non credano ai soldatini….

Francoforte 29 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—E in mezzo a tante altre chiacchiere inutili, indegne in un processo da ergastolo, l’incredibile sfera di cristallo del primo grado e gli ancor più comici blister in fila come soldatini in appello, segni evidenti del disagio dei giudici, che se li sarebbero risparmiati, avessero potuto disporre di prove vere; ma non ho bisogno di insistere, gli atti processuali parlano da soli: la miglior conferma, ripeto ancora, è che i giudici scrivono di tutto, anche abbia imparato a uccidere in quel modo leggendo un articolo di Repubblica!

: la miglior conferma, ripeto ancora, è che i giudici scrivono di tutto, anche abbia imparato a uccidere in quel modo leggendo un articolo di Repubblica!

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Mar 29 2023

se ne e’ andato 29 03 2023

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SE NE E’ ANDATO

Guarda come dondolo, con le gambe ad angolo, con il twist; facezie a parte, come allenava il Mondo c’e’ nessuno e bene fa a ricordarlo www.cremonasera.it

Francoforte 29 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Cinque anni fa se ne andava Mister Mondonico, il trainer di Mondo che allenava col cuore. E che avrebbe meritato la panchina azzurra col suo calcio attualissimo.

Nota a margine: nel novembre 2006, prima di dedicarsi a tempo pieno al ruolo di intelligente opinionista televisivo, alla guida di un onesto e sbarazzino Albinoleffe, mister Mondonico, fermò sul pareggio (1 a 1) la corazzata Juve, retrocessa in serie B per Calciopoli, nascondendogli il pallone e infliggendo, all’allora mister juventino Deschamps, pluricampione del Mondo (poi) da Ct e (prima) da calciatore, una sonora lezione di … football.

Ora torniamo all’attualità, precisamente a inizio marzo… 

Ehi! Eccoci pronti per festeggiare il tuo compleanno. Ti vedo leggere i messaggi sul telefono, ti guardo sorridere, percepisco la tua felicità e… vorrei solo abbracciarti, stringerti e dirti che ti voglio bene e che mi manchi come l’aria… vorrei riuscire a fermare le lacrime perché so che non vuoi vedermi così ma, è difficile tanto, troppo… poi però alzo gli occhi al cielo e penso che non sia giusto, non oggi, perché devi vivere il tuo giorno serenamente per cui divertiti e come dici sempre tu ‘che non sia mai più l’ultimo’, auguri! 76 e non sentirli… eternamente tua Papo

Così postava via social, nel giorno del compleanno del padre, Clara Mondonico, figlia del grande allenatore di Rivolta d’Adda, lo scorso 9 marzo. 

Già, anche se un maledetto tumore, in uno stramaledetto 29 marzo del 2018 Emiliano Mondonico, purtroppo l’ha portato via, nella cascina del Mondo a Rivolta, in provincia di Cremona, sua terra natale e suo “buen retiro” per sempre, si respira tuttora la magia del condottiero-simbolo, nonché grande, grandissimo, avanguardista allenatore del e nel pallone. 

Emiliano ha emozionato, dalla panchina, non solo per una Coppa Italia o una sedia alzata al cielo in segno di protesta, contro una svista arbitrale ad Amsterdam, col Toro di inizio Anni 90. O per una storica qualificazione in Uefa, con l’Atalanta. O per i successi conseguiti da allenatore nelle tante altre piazze italiane, Cremona compresa. Mondonico ha regalato magie ed emozioni poiché arrivava al cuore, lui che lavorava col muscolo cardiaco acceso e vivo, di chi sapeva seguirlo.

Sì il Mondo nazionalpopolare, trainer innovativo, grande comunicatore e calciofilo pragmatico, moderno ha lascito il suo segno a Como, Cremona, Bergamo, Torino, Napoli e Firenze; con semplicità e coinvolgendo tutti: sapeva conquistare i suoi spazi, magari viziando chi gli stava vicino veramente, con una fetta di salame genuinamente rivoltano.

Simile al babbo, Clara, fin da ragazzina era sempre al suo fianco. E lo è tutt’oggi ovviamente, scrivendo sulla pagina social del padre e ricordandolo ovunque. Ah, in questo calcio sclerato e fluido, Emiliano da Rivolta manca assai: il suo calcio attualissimo, pure oggi farebbe la differenza.

Il suo motto: “Se uno è più forte di me, non ci faccio a cazzotti. Mi copro e cerco di sorprenderlo”. E di sorprese, col suo football intelligente, costruttivo (chi dice che si difendeva e basta non capisce niente), inclusivo, ne ha regalate assai ai suoi tifosi, al suo popolo. 

Per la forza del gioco corale che dava alle squadre allenate, per il suo saper divulgare e parlare, Emiliano l’indiano di Rivolta, coach agreste (mani grosse, cervello fino), beh avrebbe meritato di allenare la nazionale azzurra. E nel ruolo di selezionatore tecnico, dato che allenava fino al cervello, sicuramente sarebbe riuscito a lasciare un segno meraviglioso. Ah fateci caso: gli acclamati, vincenti, mediatici e famosi Allegri, Mourinho, Tuchel, Ventura, Donadoni, in fondo, allenano alla Mondonico, mister modernissimo e … sul pezzo.

Ergo, grazie per essere stato un meraviglioso interprete dei tuoi tempi, ovunque tu sia ti giunga un applauso: col tuo gioco vibrante, da vero Uomo generoso, attento agli Altri, il Mondo ci ha insegnato a non mollare, a dire la nostra comunque. 

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Mar 29 2023

credevo fosse 29 03 2023

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CREDEVO FOSSEUN ARTISTA, MARCO BRAGAZZI DALL’ARCHIVIO POSSENTE, E INVECE SCOPRO CHE E’ UN PAROLIERE CHE USA LE PAROLE A MENADITO; DA WWW.CREMONASERA.IT

FRANCOFORTE 29 03 2023  FLCOZZAGLIO@GMAIL.COM

“Primo violino”, un eccellente vino francese che si produce nel podere “Crémone”, in onore del nonno Barbieri originario di Scandolara Ravara.

Il fiume scorre con tranquilla lentezza in una pianura disseminata di colori della terra. In una piccola città con i bastioni del medioevo si lavora e si produce affidandosi anche alle mani esperte di chi conosce i tempi e i prodotti migliori per creare qualcosa in grado di offrire un piacere alle altre persone. Come il liutaio conosce i legni, gli strumenti, le pitture, e lavora con delicatezza seguendo le nervature di un legno che è vivo, il vinaio conosce gli acini e i grappoli dei suoi vigneti, la natura si sa offrire a coloro che la rispettano, dando i legni migliori o le vigne più rigogliose.

Nel verde immenso segnato da infinite sfumature si sviluppano oltre l’alveo del fiume quei colori, sempre diversi, che il sole offre riflettendosi sulla rugiada che notte tempo si è depositata sulle foglie, così come il sole esalta le striature di un violino che non sono mai uguali l’una con l’altra. Il calore della natura non è soltanto quello offerto dai raggi solari che filtrano da una finestra battendo su un tavolo da lavoro, è anche quel tepore che garantisce ad un terreno di seguire il proprio sviluppo naturale per offrire ciò che la terra, e soltanto lei, è in grado di proporre. Il tempo e il clima sono ciò che serve al liutaio come al vinaio, perché saper fare significa anche saper aspettare e trovare il momento adatto per far asciugare una tavola o staccare con delicatezza un grappolo di uva dalla sua pianta. Un liutaio crea un qualcosa che, se suonato da mani altrettanto esperte, è in grado di offrire un piacere nell’ascolto, il vinaio sa che nelle sue botti si sta sviluppando qualcosa che offrirà un piacere al palato, sa bene che quegli acini lavorati con cura e dedizione sapranno offrire alle persone sapori e aromi che resteranno nella memoria.

Un violino e una bottiglia di vino possono avere le stesse caratteristiche se fatte da persone che mettono la loro passione in ciò che producono, ma per riuscire a farlo bene bisogna saper capire il lento scorrere di un fiume che sembra dare i tempi per fare qualcosa che sia un piacere anche per altre persone. Il colori della pianura o delle prime colline raccontano di come, invece di costruire qualcosa di nuovo senza che sia necessario, rispettando e facendo lavorare la terra come solo lei può fare, si ottengono prodotti eccezionali, sia che siano legni per la musica o grappoli per il vino. Un tempo si chiamava investire in ciò che è già presente intorno a noi, oggi sembra che quello fatto nei decenni precedenti non abbia più valore eppure prima di noi molti altri, con competenze anche migliori, hanno saputo capire e valorizzare ciò che li circondava. A volte sembrerebbe contare di più ciò che qualcuno vuole imporre invece di ciò che realmente potrebbe essere utile ai bisogni delle persone.

Se esiste un filo immaginario che collega i violini al vino questo filo sembra rincorrere la stessa pianura dalle sfumature verdi dove un placido fiume cammina ogni giorno seguendo il suo alveo naturale; a volte si ingrossa mentre altre volte si rimpicciolisce ma il fiume è sempre lì, pronto a servire coloro che vorrebbero vivere osservando e facendosi avvolgere da quei prodotti e da quei luoghi che andrebbero rispettati.

Patrice e Thomas Barbieri sono liutai, ma non nel senso stretto del termine ma con l’ampiezza di vedute e di valori che può avere un liutaio che lavora del legno vivo per offrire un prodotto che possa offrire un piacere a chi lo ascolta. Dalla loro casa a Cairanne (dipartimento di Vaucluse, nella Provenza francese) osservano il fiume Rodano scorrere sornione poco prima di buttarsi nel mar Mediterraneo, il verde della natura si interrompe rispettosamente per dare spazio ai quei vigneti che papà e figlio seguono con il dovuto rispetto e la necessaria attenzione. I grappoli non devono stressarsi, la vendemmia non avviene mai nello stesso momento dell’anno; raccogliere, pigiare, filtrare e far tornare a crescere chiede tempo e attenzione, altrimenti il vino non nasce bene, come un violino naturalmente stonato. Non è vero che Patrice e Thomas Barbieri sono liutai, loro sono vinai e producono vino all’ombra dei bastioni medioevali della piccola città di Cairanne, dove il fiume Rodano sembra cominciare la sua discesa verso il mare. Ma Patrice e Thomas è come se abitassero all’ombra del Torrazzo, perché hanno deciso di chiamare i loro vigneti e la loro tenuta “Domaine de Cremone”, letteralmente Dominio di Cremona, quasi come a far presente che, come per l’alveo del Rodano, anche il Po collabora attivamente per mantenere il verde della pianura e dei suoi parchi. Patrice, dopo essersi formato come vinaio, a Carpentras è poi approdato a Cairanne.

Il loro vino è delicato come il suono di violino cremonese, violino che compare sulle etichette delle bottiglie e sulle magliette a garanzia di una storia fatta da persone che hanno saputo investire e rispettare per valorizzare ciò che li circonda.

La storia di quel piccolo angolo di Francia dedicato alla città di Cremona parte dal nonno di Patrice il quale, emigrando in Francia da Scandolara Ravara decenni fa (forse come tanti altri da quel paese all’inizio del ‘900 come stagionale durante la raccolta delle uve) ebbe la premura e la delicatezza di raccontare a figli e nipoti la bellezza di una città dove secoli fa i maestri liutai avevano dato vita ad un percorso che non dovrebbe finire mai. Patrice e Thomas lavorano rispettando la terra e i tempi che essa richiede, danno origine a un vino che deve procurare un piacere, come insegna la tradizione della liuteria cremonese.

Suonare il violino è difficile come fare del buon vino” mi scrive Patrice in una bellissima mail dove ritorna alle origini del nonno (in un recente viaggio nella nostra provincia alla ricerca delle sue radici) osservando l’incrocio con le strade che portano alla Madonna della Pace (la chiesa Vecchia di Scandolara Ravara), la stazione dei Carabinieri e l’indicazione della fabbrica dei Fratelli Barbieri, Patrice è orgoglioso delle sue origini, così come è orgoglioso dei suoi grappoli grazie ai quali riesce a fare qualcosa di estremamente difficile: dare un piacere al palato. Il disegno che ricorda le origini e la liuteria è suo, proprio perchè quel nettare è figlio della sua terra e del suo lavoro.

L’ultimo loro vino di successo si chiama “1er Violon“, primo violino, quello che in un’orchestra dà il “la”.

Una storia spettacolare ed unica, quella del Dominio di Cremona che vive tra il Rodano e le mura medioevali di Cairanne.

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Mar 29 2023

contro il cibo sintetico 29 03 2023

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S’invia alla c.a. Redazione. Cordialmente

Coldiretti Cremona: DDL contro il cibo sintetico, grande conquista

“E’ un grande risultato, nel quale Coldiretti ha fortemente creduto, sostenuta dalle oltre 500mila firme raccolte. L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge contro la produzione e commercializzazione del cibo sintetico in Italia è una vittoria per la nostra agricoltura e per tutti i cittadini”. Così Coldiretti Cremona saluta l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Disegno di legge “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”.

Il disegno di legge approvato dal Governo  – spiega Coldiretti Cremona – risponde alle richieste di mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione promossa da Coldiretti per salvare il Made in Italy a tavola dall’attacco delle multinazionali, sottoscritta anche dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

Grande soddisfazione degli agricoltori quando ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida hanno raggiunto il presidio dei giovani Coldiretti, giunti da tutta Italia e raccoltisi davanti a Palazzo Chigi, a sostegno del disegno di legge. 

Le firme a supporto della nuova normativa sono state raccolte lungo tutto il Paese da Coldiretti insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. La petizione ha ricevuto l’adesione anche di altri Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei, Governatori, Sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e numerosi Vescovi. Anche in terra cremose la mobilitazione contro il cibo sintetico, guidata da Coldiretti, ha coinvolto cittadini, sindici, rappresentanti del tessuto produttivo, sociale, civile.

Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della GOOD Meat, il rischio è una diffusione anche nell’Unione Europea dove già quest’anno – denuncia la Coldiretti – potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. Dopo la carne la sperimentazione si è estesa al pesce ed al latte mettendo a rischio la naturalità degli alimenti più presenti nella dieta. 

“Ringraziamo il Governo per aver accolto il nostro appello a fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy e la stessa democrazia economica” evidenzia Coldiretti Cremona, nel rimarcare  che “le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. La verità è che non si tratta di carne ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali”.

Cremona, 29.03.2023 – C.s. 45/2023

ELAZIONI ESTERNE COLDIRETTI CREMONA

Via G. Verdi, 4 – 26100 Cremona – Telefono 0372 499819 – Cell. 334 6644736 – e-mail: marta.biondi@coldiretti.it – www.cremona.coldiretti.it – Fb e Instagram: Coldiretti Cremona

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Mar 29 2023

Coldiretti Cremona 29 03 2023

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COLDIRETTI CREMONA

Ancora una volta son gli unici a battersi per la Grande Agricoltura; da www.cremonasera.it

Francoforte 29 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Coldiretti Cremona: DDL contro il cibo sintetico, grande conquista.

E’ un grande risultato, nel quale Coldiretti ha fortemente creduto, sostenuta dalle oltre 500mila firme raccolte. L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge contro la produzione e commercializzazione del cibo sintetico in Italia è una vittoria per la nostra agricoltura e per tutti i cittadini”. Così Coldiretti Cremona saluta l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Disegno di legge “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”.

Il disegno di legge approvato dal Governo  – spiega Coldiretti Cremona – risponde alle richieste di mezzo milione di italiani che hanno firmato la petizione promossa da Coldiretti per salvare il Made in Italy a tavola dall’attacco delle multinazionali, sottoscritta anche dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

Grande soddisfazione degli agricoltori quando ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida hanno raggiunto il presidio dei giovani Coldiretti, giunti da tutta Italia e raccoltisi davanti a Palazzo Chigi, a sostegno del disegno di legge.

Le firme a supporto della nuova normativa sono state raccolte lungo tutto il Paese da Coldiretti insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. La petizione ha ricevuto l’adesione anche di altri Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei, Governatori, Sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e numerosi Vescovi. Anche in terra cremose la mobilitazione contro il cibo sintetico, guidata da Coldiretti, ha coinvolto cittadini, sindici, rappresentanti del tessuto produttivo, sociale, civile.

Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della GOOD Meat, il rischio è una diffusione anche nell’Unione Europea dove già quest’anno – denuncia la Coldiretti – potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. Dopo la carne la sperimentazione si è estesa al pesce ed al latte mettendo a rischio la naturalità degli alimenti più presenti nella dieta.

Ringraziamo il Governo per aver accolto il nostro appello a fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy e la stessa democrazia economica” evidenzia Coldiretti Cremona, nel rimarcare che “le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. La verità è che non si tratta di carne ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali”.

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Mar 29 2023

BASTA CHE NORDIO 29 03 2023

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BASTA CHE NORDIO

apra il becco, e subito lo incalzano; sul Dubbio.

Francoforte 29 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—Nel nostro Paese, ha proseguito l’ex pm, «il numero delle intercettazioni è facilmente leggibile, non così nella gran parte degli stati europei. Da noi è prevista l’autorizzazione da parte di un giudice e le intercettazioni segrete non hanno accesso nei fascicoli». Peraltro, dice sempre Spataro, «vengono citati i Paesi anglosassoni che sono proprio l’esempio di un sistema che manca di diritti per l’interessato».

Spataro ricorda poi come il responsabile di Via Arenula abbia dichiarato che «il numero delle intercettazioni vada ridimensionato perché il costo è troppo alto». «Ammesso pure che il costo sia elevatissimo – replica l’ex magistrato – trovo abbastanza sbagliato pensare che per contenerlo si possa mettere a disposizione delle singole procure un budget da utilizzare per le intercettazioni». Tale previsione per Spataro è «ai limiti del logico», in quanto «finirebbe per favorire soltanto le organizzazioni criminali che sarebbero attente all’utilizzo del budget». Si dimentica poi – dice l’audito – che il ministero della Giustizia, con un bollettino ufficiale del 15 dicembre 2022, ha pubblicato un decreto

ministeriale del 6 ottobre precedente in cui adotta una tabella dei costi massimo per ciascuna tipologia di interventi tecnici che le società private delegate possono porre in essere». Per Spataro, «ragionare in termini di imprenditoria economica è sbagliato perché non ci sono Paesi come l’Italia in cui il tasso di criminalità è così alto». Poi si è detto «meravigliato» nel leggere l’affermazione «secondo cui le intercettazioni si dissolverebbero in sede di contraddittorio dibattimentale e dovrebbero essere un mezzo di ricerca della prova mentre sono diventate uno strumento di prova. Questa distinzione mi lascia proprio indifferente come giurista pratico», ha concluso Spataro, in quanto «se intercetto due che parlano di un omicidio commesso quella intercettazione è prova. Inoltre dire che le intercettazioni si sfaldano e non servono a nulla nel processo» è sbagliato, «perché hanno permesso anche la condanna di importanti imputati».

Se ci sono degli errori nelle trascrizioni, per Spataro, «va disciplinarmente perseguito chi ne è responsabile», però «non è possibile affermare che questi errori o l’utilizzo delle intercettazioni costituiscono un pericolo per la riservatezza e l’onore delle persone». Per Nordio le intercettazioni vengono anche selezione per una delegittimazione personale e politica. «Questa è una antica querelle – ha sostenuto Spataro – secondo cui soprattutto i pubblici ministeri sono quelli che esagerano. Questa tesi è al limite dell’offensivo, tenendo presente che la nostra disciplina prevede il rilascio di autorizzazione da parte del giudice, prevede una normativa dell’esecuzione delle intercettazioni molto rigorosa anche nella conservazione delle conversazioni, soprattutto a partire dalla fine del 2017».

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Mar 29 2023

la carbonara 29 03 2023

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LA CARBONARA

Tutti si copiano tutto! Da Repubblica.

Francoforte 29 03 2023  flcozzaglio@gmail.com

—La cucina italiana è come l’araba fenice. Che ci sia ciascun lo dice, cosa sia nessun lo sa. E proprio come l’araba fenice sopravvive a tutte le polemiche sulla sua esistenza. Come quelle sollevate da Alberto Grandi che, in un’intervista al Gusto, ha decostruito l’identità gastronomica tricolore. Con argomenti spesso esatti ma ancor più spesso non veri. Come l’origine non italiana di molti piatti della cucina nazionale. Esempio classico il pomodoro, entrato nei nostri piatti solo nel Settecento, mentre in Messico, terra d’origine del tomate, si vendeva in conserva nella piazza di Tenochtitlan molti secoli prima di Cristo. Ma nonostante i due millenni di ritardo rispetto a quello mesoamericano, il pomodoro italiano ha raggiunto una fama mondiale molto superiore a quella del suo antenato azteco.

In realtà ogni cucina è il frutto di mescolanze, prestiti e incroci.  Perfino il piatto più tradizionale, la più locale delle tipicità hanno dentro la traccia dell’altro. E molti degli ingredienti base della gastronomia nostra e altrui, vengono da paesi lontani. La nostra parmigiana, la moussaka greca, il karniyarik turco, le berenjenas fritas spagnole non esisterebbero se le melanzane non fossero arrivate dall’Oriente. Ciò nonostante, questi piatti rappresentano altrettanti patrimoni identitari. Autentici beni culturali che in molti casi l’Unesco ha iscritto nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità. Come ha fatto con la cucina francese, con quella messicana, con la dieta mediterranea o con l’arte dei pizzaiuoli napoletani. E di recente con la baguette transalpina. Che peraltro è fatta con grani nati e coltivati altrove. Ma a dispetto dell’origine, resta un simbolo di appartenenza, una bandiera della francesità da tenere orgogliosamente sotto il braccio come fanno i parigini doc, anche quelli di origine nordafricana o antillana. 
In realtà quel che lega un cibo a una terra non è la nascita ma l’adozione. E soprattutto la dedizione che gli abitanti di un paese hanno messo nel far propri un ingrediente, una pianta, una razza animale nati altrove. Perché quando un popolo adotta un cibo sparisce ogni differenza tra figli e figliastri. E non fa niente se la carbonara l’ha inventata un soldato americano. Questo non le ha impedito di diventare un simbolo planetario del mangiare romanesco prima e italiano poi. E il fatto che all’evoluzione della cucina italiana abbiano contribuito gli italiani d’America non la rende meno italiana. Anzi. Lo sapeva bene Martin Scorsese quando nel 1974 girò quel meraviglioso cookbook che è Italian American. Protagonista assoluta è sua madre Catherine, classe 1912, che prepara le polpette al sugo davanti alla macchina da presa. Una dichiarazione di italianità immaginata, visto che era nata a Manhattan, ma proprio per questo ancor più vissuta e sognata. Al New York Film Festival di quell’anno la ricetta che scorreva nei titoli di coda fu salutata da una standing ovation. Un omaggio all’epopea di tre generazioni di migranti narrata attraverso la preparazione di un piatto di polpette. E se non è cucina italiana questa!

Insomma, l’identità, gastronomica, religiosa, paesana, cittadina è essenzialmente una rappresentazione, un sentimento, un’emozione, una memoria. E come tale non ha confini. Se non quelli della mente e del cuore. 

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