Archive for the 'Giudici' Category

Ago 16 2019

oggi a iori, domani a te 15 08 2019

OGGI A IORI, DOMANI A TE
In Italia i carcerati sono 60mila, uno ogni mille abitanti: è per questo che gli altri 999 non ci badano, convinti che a loro non toccherà mai. Ho concluso il libretto sul caso Iori, all’ergastolo definitivo con dimostrazioni alla sfera di cristallo et similia, per un omicidio impossibile da commettere a chiunque, con le cause di morte accertate; per un fine: raccontare come sia facile a qualsiasi dei 999 diventare l’uno.
Border Nights-You Tube, una piccola emittente toscana, facilmente rintracciabile su internet, riporta la mia intervista del 21 ottobre 2016 sul caso Iori; qualche difetto, all’inizio manca l’audio (!), a volte le voci non sono perfette, ma credo d’esser riuscito a condensare bene ciò che scrivo da anni.

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Ago 14 2019

la legge del più forte-milletrecentotrentatre 14 08 2019

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LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRECENTOTRENTATRE Fosse vero, come scrive il Dubbio, che il Tribunale di Alba superava per volume di attività e speditezza nei processi il Tribunale del capoluogo Cuneo, è un altro segno che la politica bisogna lasciarla ai politici, non ai Professori, per quante cattedre siano in grado di occupare……………..

—La riapertura e il ripristino di 30 sedi giudiziarie chiuse a seguito della riforma Severino del 2013 era uno dei punti contenuti nel contratto stipulato tra Lega e Movimento 5 Stelle. Con l’ormai inevitabile fine di tale esperienza di governo decadono anche quegli accordi. La revisione della geografia giudiziaria, in particolare, aveva trovato posto in una prima versione della riforma messa a punto dal ministro della Giustizia Bonafede e poi bocciata dal leader della Lega Salvini. Si tratta in ogni caso di un intervento da tempo avvertito come una priorità soprattutto dai professionisti. E che sarebbe dunque auspicabile venisse ripreso sia nel caso in cui l’attuale legislatura proseguisse, sia qualora si tornasse alle urne. Come esempio delle disfunzioni prodotte dalla chiusura di decine di Palazzi di Giustizia si potrebbe citare il caso di Alba che, come ricordato dagli esponenti del mondo forense schieratisi, all’epoca, contro la sua soppressione, era il quarto in Piemonte per volumi di attività, preceduto solamente da Torino, Novara e Alessandria. Va notato come Alba, sede di importanti realtà industriali e bancarie, sia uno dei pochissimi comuni italiani che possa vantare un bilancio d’esercizio positivo, senza perdite. E se si analizzano i dati, salta subito all’occhio la – sconcertante – percentuale di Palazzi di Giustizia chiusi nel 2013: solo in Piemonte furono soppresse 7 sedi su 17, una percentuale del 41%; nella provincia di Cuneo, una delle più floride e fiorenti a livello nazionale per produttività, la percentuale si attestava al 75%. A livello nazionale il tasso scende al 18% ( 30 sedi su 265 totali). Sono dati che han fatto fin fa subito riflettere sull’opportunità di quelle scelte. Peraltro, la contraddizione in termini della riforma del 2013 risiede nel fatto che, sempre prendendo spunto dall’esperienza albese, il Palazzo di Giustizia piemontese nel 2012 fosse stato inserito nella classifica dei Tribunali virtuosi, quelli che avevano diminuito in modo significativo i propri carichi pendenti. Oggi, a seguito della chiusura di tutte queste sedi, vi sono Palazzi di Giustizia il cui carico di procedimenti da affrontare è obiettivamente superiore alle risorse. Trasferire magistrati e personale amministrativo nelle sedi più importanti è stato ed è tuttora difficile. Ed è anche per tali motivi che non si è verificata l’auspicata razionalizzazione del sistema giustizia. Peraltro, se non si intervenisse con una contro- riforma, si proseguirebbe nel solco di una desertificazione – sia dal punto di vista sociale che economico – dei centri coinvolti nella chiusura. Processo che si traduce anche nelle conseguenze subite da decine di migliaia di avvocati, innanzitutto nel penale, ambito in cui la svolta telematica fatica a manifestarsi.

Ceriana 14 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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Ago 14 2019

oggi a iori, domani a te 14 08 2019

OGGI A IORI, DOMANI A TE
In Italia i carcerati sono 60mila, uno ogni mille abitanti: è per questo che gli altri 999 non ci badano, convinti che a loro non toccherà mai. Ho concluso il libretto sul caso Iori, all’ergastolo definitivo con dimostrazioni alla sfera di cristallo et similia, per un omicidio impossibile da commettere a chiunque, con le cause di morte accertate; per un fine: raccontare come sia facile a qualsiasi dei 999 diventare l’uno.
Border Nights-You Tube, una piccola emittente toscana, facilmente rintracciabile su internet, riporta la mia intervista del 21 ottobre 2016 sul caso Iori; qualche difetto, all’inizio manca l’audio (!), a volte le voci non sono perfette, ma credo d’esser riuscito a condensare bene ciò che scrivo da anni.

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Ago 13 2019

la legge del più forte-milletrecentotrentadue 13 08 2019

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LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRECENTOTRENTADUE Dal Dubbio; ci mancherebbe sparisse anche la prescrizione: 60 sessanta milioni di italiani, per tutta la vita, nessuno di noi è innocente, la formula di Davigo, ma colpevole non ancora scoperto, in completa balia degli eventuali allievi del dottor sottile, come veniva battezzato Davigo Piercamillo ai tempi di Mani Pulite!

—È il ministro della Giustizia in carica. Ed è l’autore di una bozza di riforma, giudicata «acqua» dell’ormai ex alleato Salvini, certo ampia per spettro di interventi. Alfonso Bonafede è tra i cinquestelle più duri nei confronti della Lega. Circostanza che non può sorprendere: l’altolà del Carroccio al suo testo su processo e Csm risale ad appena dieci giorni fa.

«Giorno dopo giorno, si sgretola sempre di più la maschera di chi ha tradito il popolo italiano per poltrone e Berlusconi», scrive Bonafede su facebook. Poi aggiunge: «Immagino già il primo punto del loro “programma”: smantellare la legge spazzacorrotti, a cominciare dalla legge sulla prescrizione». E qui il guardasigilli squaderna un intero, ancora inesplorato capitolo della crisi: la giustizia appunto. Il breve post di ieri racchiude in sé una domanda, inevitabile: se davvero la carambola politico- parlamentare generasse un’intesa fra M5S e Pd, cosa accadrebbe su dossier come quello della prescrizione, che allo stato, per i reati commessi dal prossimo 1° gennaio, sarebbe abolita dopo la sentenza di primo grado? Il quesito rimanda alle diverse visioni che i due partiti anno soprattutto sui due punti: processo penale e rapporto con la magistratura. Un’ottica distante, certo. Ma non inconciliabile. Tanto da suggerire un pronostico: se per caso davvero si realizzasse lo scenario, complicatissimo, di un prosieguo della legislatura con l’inedito asse tra pentastellati e dem, la “nuova” prescrizione avrebbe significative chances di restare in vita.

Ceriana 13 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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Ago 13 2019

oggi a iori, domani a te 13 08 2019

OGGI A IORI, DOMANI A TE
In Italia i carcerati sono 60mila, uno ogni mille abitanti: è per questo che gli altri 999 non ci badano, convinti che a loro non toccherà mai. Ho concluso il libretto sul caso Iori, all’ergastolo definitivo con dimostrazioni alla sfera di cristallo et similia, per un omicidio impossibile da commettere a chiunque, con le cause di morte accertate; per un fine: raccontare come sia facile a qualsiasi dei 999 diventare l’uno.
Border Nights-You Tube, una piccola emittente toscana, facilmente rintracciabile su internet, riporta la mia intervista del 21 ottobre 2016 sul caso Iori; qualche difetto, all’inizio manca l’audio (!), a volte le voci non sono perfette, ma credo d’esser riuscito a condensare bene ciò che scrivo da anni.

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Ago 12 2019

la legge del più forte-milletrecentotrentuno 12 08 2019

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRECENTOTRENTUNO

Ripeterò sempre, il problema dei processi, intendo quelli che riguardano noi comuni cittadini, nulla ha a che fare con il Csm Mattarella Palamara il Procuratore Fuzio e via dicendo; dal mio libretto senza editori, sul caso Iori, cento volte la domanda:

—Non ho voluto caricare troppo, spero d’aver messo l’essenziale per far capire cos’è successo a chi non ha seguito le udienze e letto gli atti: le Corti d’Assise hanno condannato senza un briciolo di dubbio, senza però spiegare come sarebbe avvenuto l’omicidio; impossibile da commettere, viste le cause di morte indicate dall’autopsia; chi vuole la conferma, legga entrambe le motivazioni di merito, sono duecento pagine scarse.

Ceriana 12 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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Ago 12 2019

oggi a iori, domani a te 12 08 2019

OGGI A IORI, DOMANI A TE
In Italia i carcerati sono 60mila, uno ogni mille abitanti: è per questo che gli altri 999 non ci badano, convinti che a loro non toccherà mai. Ho concluso il libretto sul caso Iori, all’ergastolo definitivo con dimostrazioni alla sfera di cristallo et similia, per un omicidio impossibile da commettere a chiunque, con le cause di morte accertate; per un fine: raccontare come sia facile a qualsiasi dei 999 diventare l’uno.
Border Nights-You Tube, una piccola emittente toscana, facilmente rintracciabile su internet, riporta la mia intervista del 21 ottobre 2016 sul caso Iori; qualche difetto, all’inizio manca l’audio (!), a volte le voci non sono perfette, ma credo d’esser riuscito a condensare bene ciò che scrivo da anni.

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Ago 12 2019

la legge del più forte-milletrecentotrenta 11 08 2019

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LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRECENTOTRENTA

Dal Dubbio; una sola battuta a commento: accettando la proposta di Caselli, Enzo Tortora si sarebbe fatto anni di carcere, dopo la condanna in primo grado! —Caselli e la boutade sull’abolizione dell’appello

Colpisce lo spregio dell’ex procuratore per un istituto richiamato dalla Costituzione. E colpisce soprattutto l’approccio fintamente efficentista: dietro l’ansia per i tempi lunghi della giustizia penale c’è una forma di integralismo religioso giustizialista

di Giorgio Varano*

Alcuni pubblici ministeri vivono la propria funzione con uno spirito religioso integralista e giustizialista. Poi, una volta andati in pensione, o vengono folgorati sulla via di Damasco, o si pongono come teologi dell’ortodossia integralista. Il Dottor Caselli, con la sua ridondante proposta di abolire l’appello nel penale, fornisce però spiegazioni più da seminarista in erba che da teologo. L’ex procuratore pone due domande: è vero che negli ordinamenti con un sistema processual-penale di tipo accusatorio di regola c’è un solo grado di giudizio nel merito? È vero che anche in Italia nel 1989 è stato introdotto un sistema di tipo accusatorio? Teme, nel porre queste domande capziose, la reazione “cattiva degli avvocati”. Ma gli avvocati non sono usi a reagire in modo cattivo, anche perché dotati di tanta pazienza, così come di solito non pongono domande scivolose, senza avere la certezza delle risposte. Nel nostro Paese non c’è un sistema processuale accusatorio “puro”, ma un sistema a tendenza (omeopatica) accusatoria. Infatti, non ci sono le carriere dei giudici e dei pm separate, c’è un unico Csm per entrambi, ci sono tantissimi processi che si svolgono a dibattimento, tanti decisi da giudici “onorari”, ci sono tanti limiti ai riti alternativi, non ci sono le giurie solo popolari (le corti d’assise non lo sono), non ci sono le decadenze o le nullità dell’azione penale o l’inutilizzabilità assoluta delle prove raccolte in violazione della legge. Potremmo continuare scrivendo pagine e pagine sul punto. Ma è meglio partire della costituzionalizzazione dell’appello nella nostra Carta, nella speranza che possa terminare questa boutade dell’abolizione dell’appello. Nell’assemblea costituente si discusse a lungo sull’inserimento formale dell’appello penale quale diritto costituzionalmente garantito. Ci furono numerose discussioni, e si convenne di non formalizzare questo diritto solo per il penale, perché, per dirla con le parole di Meuccio Ruini, presidente della Commissione per la Costituzione, non conveniva ammettere espressamente l’appello per certe categorie di sentenze e provvedimenti, tacendo delle altre, ché sarebbero potute sembrare escluse dall’appello (seduta del 27 novembre 1947). Ma la migliore spiegazione la diede il costituente Francesco Dominedò: «La via ad una più alta tutela delle libertà del cittadino, attraverso la possibilità di configurare sempre il doppio grado di giurisdizione (la Cassazione non era e non è considerata un secondo grado) in quanto sempre operi l’istituto della motivazione, garanzia di giustizia e segno di civiltà». Ed è proprio questo il punto in cui è insito il diritto costituzionale all’appello: l’obbligo della motivazione, previsto da sempre dall’articolo 111 (“Tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati”). Senza considerare poi le convenzioni e le carte internazionali, che riconoscono come inviolabile il diritto ad un nuovo esame di una sentenza di condanna o colpevolezza, da parte di un tribunale superiore. Chiedere l’abolizione dell’appello, per risolvere le lungaggini processuali, evidenzia una concezione di fondo della giustizia molto preoccupante: i giudici non possono sbagliare. Il vero problema non è solo che i giudici sbagliano (quasi la metà delle sentenze di primo grado vengono riformate in appello). Il problema è che non leggono perché hanno sbagliato. Infatti, non hanno l’obbligo di studiare le sentenze di appello avverso le loro pronunce. Ma è altrettanto preoccupante questo approccio fintamente efficientista, perché in realtà affronta in modo populista il problema delle lungaggini processuali, che i dati statistici dei vari Tribunali confermano essere causato da disorganizzazione e da mancanza di mezzi e personale. Proporre di abolire l’appello per ridurre i tempi processuali è un po’ come dire che per eliminare le attese negli ospedali dobbiamo abolire la possibilità di chiedere un secondo accesso agli stessi, anche se la prima volta ci hanno sbagliato la cura. È vero che viviamo tempi in cui si può abolire la povertà con un post sui social network, ma non è detto che dobbiamo considerare credibile chi ritiene di risolvere i problemi in questo modo. *responsabile Comunicazione Unione Camere Penali Italiane

Ceriana 11 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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Ago 12 2019

oggi a iori, domani a te 11 08 2019

OGGI A IORI, DOMANI A TE
In Italia i carcerati sono 60mila, uno ogni mille abitanti: è per questo che gli altri 999 non ci badano, convinti che a loro non toccherà mai. Ho concluso il libretto sul caso Iori, all’ergastolo definitivo con dimostrazioni alla sfera di cristallo et similia, per un omicidio impossibile da commettere a chiunque, con le cause di morte accertate; per un fine: raccontare come sia facile a qualsiasi dei 999 diventare l’uno.
Border Nights-You Tube, una piccola emittente toscana, facilmente rintracciabile su internet, riporta la mia intervista del 21 ottobre 2016 sul caso Iori; qualche difetto, all’inizio manca l’audio (!), a volte le voci non sono perfette, ma credo d’esser riuscito a condensare bene ciò che scrivo da anni.

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Ago 11 2019

la legge del più forte-milletrecentoventinove 10 08 2019

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRECENTOVENTINOVE Dal Dubbio; che si voti o si continui con altro governo, vince il partito dei giudici: della riforma se ne riparlerà tra anni; nel frattempo continua la carriera dei giudici alla Tortora, dei colleghi che decidono i processi con la sfera di cristallo, tutti promossi; sul referendum 1987 per la loro responsabilità civile, silenzio, il popolo all’80% non ha sempre ragione.

—Sembrerebbe destinata a rimanere nel libro dei sogni la riforma della giustizia fortemente voluta da Alfonso Bonafede. Dopo mesi di accese discussioni, la settimana scorsa il testo era approdato finalmente in Consiglio dei ministri. Approdato e però subito stroncato da Matteo Salvini. «Si sono fatti fregare…», disse il vice premier a proposito dei 5 stelle che si sarebbero fatti «scodellare un testo da gattopardi, che non cambia nulla, scritto dai magistrati del Ministero». Un riferimento soprattutto al capo dell’ufficio legislativo di via Arenula, Mauro Vitiello, toga di Magistratura democratica, che avrebbe cassato molti dei desiderata leghisti. Fra i magistrati di sinistra e Salvini non è mai corso buon sangue. Anzi. Non si contano i duri comunicati di Md e di Areadg, il cartello delle toghe progressiste, contro le politiche sulla sicurezza del ministro dell’Interno. Legittima difesa, lotta alle Ong, contrasto dell’immigrazione, eliminazione del rito abbreviato per i reati puniti con l’ergastolo, sono tanti i temi che hanno acceso in questi mesi lo scontro. Oltre alle polemiche verbali contro i giudizi non “graditi” di singoli magistrati. Come quelli dell’ex procuratore di Torino, Armado Spataro, contrario alla chiusura dei porti. “Si candidi e si faccia eleggere”, fu la secca risposta di Salvini. Tornando, comunque, alla maxi riforma della giustizia voluta dal Guardasigilli, al leader della Lega non è mai piaciuto l’approccio di fondo da parte dei pentastellati. Troppo “schiacciato” sui magistrati. Se la parte riguardante il processo civile poteva anche passare, il penale si è trasformato nella tomba del contratto di governo sulla giustizia. «La riforma della giustizia di Bonafede è acqua», dichiarò Salvini una volta letto il testo definitivo, sottolineando come non ci fosse «veramente uno scatto in avanti, quella differenza che gli italiani si aspettano» Eccetera eccetera.

Ceriana 10 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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