Lug 31 2022

cremonesita’-trecentonovantuno 31 07 2022

Published by at 4:39 pm under Pubblica Amm.ne

CREMONESITA’ – trecentonovantuno 

Stavolta Antonio Grassi su www.cremonasera.it non ce l’ha coi politici, ma proprio con noi cremonesi, e il politici nasceranno pure da qualche parte, allineati e coperti anch’essi! Stumm schiss e’ la nostra insegna, insegna e dimostra con tanti esempi Antonio…. Francoforte 31 07 2022  www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

—Cremona repubblica di sordi e ciechi. E sui problemi “Stumm schiss”

Il 26 luglio è stato presentato il Rapporto consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022 redatto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (isprambiente.gov.it/it) 

In Lombardia, la provincia di Cremona non è messa bene. Si trova nella parte alta della classifica (Cremonaoggi, 26 luglio), là dove stazionano i predatori del suolo. Non è una novità. Lo era anche l’anno precedente.

Dopo la diffusione della notizia, nessuno ha fiatato.  E anche questa non è una novità. Ma si sa, il silenzio è d’oro. Evita rogne e polemiche. Garantisce tranquillità e un po’ di quattrini di oneri di urbanizzazione.

Stumm schiss, ha sottolineato un lettore su vittorianozanolli.it (17 luglio), è una delle caratteristiche antropologiche distintive di chi vive all’ombra del Torrazzo. Peculiarità tanto marcata che – informa lo stesso lettore – lo scrittore Renato Rozzi aveva proposto di sostituire il motto cremonese Fortitudo mea in brachio con Stumm schiss.  

Ma Cremona non è sola. L’abitudine ha attecchito nel resto della provincia.

Il nostro territorio macina record ambientali negativi. Medaglie al disonore, che nessuno vorrebbe appese al proprio petto,   ma da noi dettaglio influente. Si portano con disinvoltura. Con noncuranza. Scialli. Molto scialli. Della serie ecchisenefrega. 

Il capoluogo detiene il secondo posto europeo per l’inquinamento dell’aria da polveri sottili. La vicenda Tamoil non è ancora chiusa. L’enigma inceneritore spento-acceso si trascina da anni.  L’autostrada Cremona-Mantova, se si farà, non rientra tra i ricostituenti ambientali certificati dalla comunità green. La costruzione di un centro riabilitativo nel parco del Morbasco, anche se meritevole di plauso, è uno schizzo d’inchiostro sul Campo di papaveri di Claude Monet.  Il polo logistico a San Felice è la ciliegina su una torta difficile da digerire. 

Il territorio pullula di leoni verdi. Bolsi.  Di ambientalisti pseudo radicali. Mammolette. A parole, tutti Greta Thunberg o Wangari Maathai, neve al sole al momento dell’azione.

«Allegria», avrebbe chiosato Mike Bongiorno.  

C’è poco da sorridere, piuttosto molto da piangere, ma sarebbe tempo sprecato. Finite le lacrime, prefiche e dichiarazioni standard di solidarietà, la musica rimarrebbe immutata. Il De profundis non si trasformerebbe in Te deum.

Immaginare un accenno di reazione, una protesta corale e compatta se non è utopia, poco ci manca. Stumm schiss. 

Nella provincia delle vacche è più facile che una frisona passi dalla cruna di un ago che un vaffanculo forte, chiaro e deciso si levi contro inquinatori e predatori del suolo. Quelli che, da Casalmaggiore a Rivolta d’Adda, rendono l’aria irrespirabile e la terra merce, priva di storia e degli altri significati che le appartengono.   

Cremona è repubblica di sordi e di ciechi. In un mondo di non vedenti, i guerci ci vedono e potrebbero bastare per indicare la strada maestra ai meno fortunati. Ma da noi non funziona così. Minoranza trascurabile e anemica, il popolo ambientalista non grida e non urla, sussurra. Protesta con educazione, forma lieve di stumm schiss.

In riva al Po si guarda il dito che indica la luna e non la luna.  Si interviene – non sempre – sui danni ambientali invece di prevenirli.  Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati.

Vengono investiti 330 milioni per il nuovo ospedale e si tarda a concludere l’indagine epidemiologica sulle conseguenze dell’inquinamento.

Si pensa ad una struttura avveniristica per curare i cittadini infermi, ma non si coglie uno sforzo analogo per limitare la possibilità che si ammalino.

Prevenire è meglio che curare. Lo slogan andava forte alcuni anni fa. Ora un po’ meno.  Per gli investitori nel settore è più conveniente il contrario: meglio curare che prevenire. La politica, prona all’economia e alla finanza, si è adeguata. 

Una struttura ipertecnologica, ottava meraviglia del mondo, prestigiosa, funzionale ad un numero selezionato di pazienti con patologie particolari, serve al territorio? 

Una risposta, precisa, chiara ed esaustiva al quesito non è ancora stata fornita. 

Oggi gli ospedali-azienda sono gestiti da manager della sanità. Se la tirano una cifra e si riempiono la bocca di efficacia, efficienza, costi-benefici. Si nutrono di business plan e di Roi, che non è il maiale del dialetto cremasco, ma il Return On Investment. Poi di benchmark e di altre raffinatezze simili. Dimenticano l’articolo 32 della costituzione, sul diritto alla salute per tutti i cittadini, orpello. Optional per una sanità remunerativa, disumana. Tecnologica. 

«Il fascino che la cura e la morte ad alto contenuto tecnologico esercitano sulla gente si può spiegare con un profondo bisogno di realizzare, con mezzi tecnici, dei miracoli». (Ivan Illich, Nemesi medica). Ma i miracoli li fa solo il padreterno. Non i robot. No i chip. E anche i cyborg muoiono.  

 Non si giustifica un investimento con implicazioni oltre che sanitarie, anche sociali e territoriali attraverso lo slogan Cremona  avrà l’ospedale del futuro o altre banalità simili. 

Lo si legittima con la dimostrazione che è eticamente corretto e  coerente con il concetto di sanità pubblica e con i bisogni di salute del territorio in cui la struttura opera. 

Investire centinaia di milioni di euro per curare patologie che procurano maggiori entrate all’azienda  e titoli sui giornali rispetta questi requisiti? 

Oppure è eticamente più corretto e più coerente con il concetto di sanità pubblica impiegare tali risorse per curare patologie preminenti nel territorio di riferimento? Per esempio quelle emerse da uno studio epidemiologico. 

O, ancora,  non sarebbe più razionale  investire in prevenzione,  scendere dal podio delle classifiche ambientali negative e diminuire la probabilità di ricoveri ospedalieri? 

Nessuno risponderà. Stumm schiss.

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