CREMONESITA’ –
centottantotto
www.cremonasera.it è
sempre più bello e io continuo a copiare, e ricopio L’appetito vien
mangiando.
Francoforte 29 11 2021
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—Gösa
fèr, el pès in aiòon e la ricetta della tinca in umido
Le
vicende storiche di Cremona si riflettono nelle acque del Po. Il
fiume era già utilizzato al tempo degli antichi romani, dalla Regina
Teodolinda che incrementò i traffici fluviali e il commercio del
sale. Con Federico I il Barbarossa i cremonesi costruirono un nuovo
alveo, detto il Po di Maestra capolavoro di ingegneria. Addirittura
il 22 giugno 1431 i Cremonesi con i Visconti davanti alla Porta del
Po e sotto le mura della città, batterono le galee della
Serenissima. Nel 1431 i Visconti armarono il porto con fortilizi, uno
su ogni riva e uno nell’isolotto in mezzo al fiume. Ma il fiume era
molto ricco di pesce che finiva sulle tavole dei cremonesi: pesce
persico, carpa, cavedani, tinche, alborelle, temoli, agoni,
lavarelli, lucci, trote e anguille popolavano il grande fiume che non
aveva ancora subito i danni del degrado e dell’inquinamento. Lungo
via del Sale vivevano fino alla fine degli anni Cinquanta i pescatori
di fiume.
Il
pescato era perlopiù in “boujòon”
(come dice il Peri) in acqua e poco aceto e foglie di lauro (alloro).
Il termine dialettale è un francesismo da bouillon e “faa
‘l boujòon al pèss” è
quindi bollire il pesce. (Giorgio
Maggi)
Gösa
fèr
Dal
tedesco guss a fertig=salsa fusa pronta.
Nel
vocabolario del Bresciani Gösa è
gocciolare (Gösa
fèr è
far gocciolare). Il signor Mainardi della pasticceria Corni ricordava
la tradizione del Gösa
fèr come
condimento della polenta. La ricetta più comune consiste nel far
soffriggere aringa, aglio, olio, prezzemolo e aceto.
La
Rusina di via del Sale ricordava questa ricetta: “mètege
oli, ai e perdesem in dena superina scalda e smorsa cun aséet: vodel
in sòl pès frit, lassa in repòos e po’ tasta. Tanti i la ciàma
‘pès in carpiòon”.
Ma
come si cucina el “ Gösa
fèr”?
Ingredienti:
un’aringa o 4 sardelle, 3 spighe d’aglio, ½ bicchiere di olio, un
pugno di prezzemolo, un cucchiaio di aceto.
Si
lavano bene le sardelle o l’aringa per togliere il sale. Si levano le
lische e poi si mettono per pochi minuti nell’olio bollente dove si
sarà fatto soffriggere l’aglio. Si aggiunge poi il prezzemolo e
l’aceto, crescendo o diminuendo la dose secondo i gusti. (Lydia
Visioli Galetti).
A
proposito, mia mamma, casalasca, mi raccontava che all’inizio del
Novecento, quando la fame era tanta ma c’era poco da mangiare,
l’aringa veniva appesa sopra la tavola e con il pane (o la polenta)
si cercava di intingere, a turno, su quell’aringa penzolante finchè
non restavano solo le lische.
A
Casalmaggiore l’aringa affumicata, in dialetto, si dice cuspatòn.
Da lì il modo di indicare un povero senza niente: l’è
puvrët m’an cuspatòn,
è povero come un’aringa a fine pasto (cioè solo con le lische)
El
pès in aiòon
E’
il pesce fritto conservato in una infusione di olio, aceto, sale e
soprattutto aglio misto a prezzemolo. La ricetta cremonese richiama
il “pesce
in savor”
alla veneta. E’ il metodo di conservare sfruttando l’ambiente
umido. Il pesce di di fiume come pescegatto, storione, anguilla
ma anche il pesce di mare come il baccalà, è cucinato in umido a
fuoco lento, spesso con pomodori, basilico, cipolla, aglio e
prezzemolo, burro. Il tutto può essere conservato in un vaso a
chiusura ermetica. (g.m.)
La
ricetta: Tinca in umido (Tèenca in ümit)
Andàa
a manàa era
un’occupazione abbastanza frequente nel dopo lavoro di campagna che
presupponeva la capacità di catturare il pesce con le mani:
generalmente tiche o pesci gatto o anche il meno nobile pesce bianco
che andava ad arricchire i modesti menu dei lavoratori nei campi.
Ingredienti
per 6oo grammi di tinche: 500 grammi di piselli, una cipolla, 2
pomodori, mezza tazzina d’olio, un mazzetto di prezzemolo, 3 foglie
di basilico, una presa di sale fino.
In
un tegame di idonee dimensioni preparare un soffritto con olio,
prezzemolo e cipolla tritati. Aggiungere i piselli e i pomodori
tagliati a pezzi, unire il basilico e il sale e fare bollire per una
ventina di minuti a fuoco lento. Aggiungere le tinche a pezzi e
proseguire nella cottura per altri 10 minuti circa, sempre a fuoco
molto lento. (Lydia
Visioli Galetti)