QUANDO ANTONIO
Grassi dimentica il
bastone, usa la panca. Come don Camillo. Con i politici, almeno
quelli che meritano bastone e panca. Naturalmente su
www.cremonasera.it.
Francoforte 31 10 2021
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—Partiti
in coma, ma questa sanità non li salva
Stefania
Bonaldi,
sindaco di Crema, spiega: «i
partiti hanno un ruolo importante e delicato, sono facilitatori dei
percorsi di avvicinamento alla cosa pubblica e al servizio alla
comunità». Per riuscirci «contano molto la capacità di leggere la
realtà e il saper cogliere il battito della propria comunità».
(Cremaonline, 28 ottobre)
Gazzosina
alla menta al suo esordio politico-amministrativo, poi sindaca
tequila bum bum, Stefania per i sostenitori, Stefy per qualche
collega, non ha perso la carica ideale degli inizi. È un’illusa o
– con un termine alla moda e abusato – è una visionaria, giudizio
appagante che si scontra con lo spietato pragmatismo della politica
attuale.
Infarciti
di scartine e ballerine di terza fila, burattini, yes men, i partiti,
a differenza dell’auspicio della sindaca, sono più interessati
alla propria squadra che al servizio della comunità di
appartenenza.
Stefania
Bonaldi ha provato a invertire la rotta, ma la Repubblica del
Tortello è rimasta tale. L’Area omogenea è spaccata, zombi che
vaga senza meta. L’integrazione con il resto della provincia è
ferma nel libro delle intenzioni con Cremonese, Cremasco e Casalasco
in fila indiana, ognuno per sé e dio per tutti. Qui, Quo, Qua. Manca
zio Paperino. O, forse, ce ne sono troppi.
Lontane
dai cittadini, avulse dal territorio, aliene, le segreterie dei
partiti inneggiano all’unità. Nei fatti perseguono la divisione.
Affini al manzoniano azzeccagarbugli, distanti dal tarantiniano
signor Wolf, non risolvono i problemi. Li aggravano.
I
partiti sono analfabeti e sordi. Non leggono la realtà.
Guardano film da loro stessi girati. Onanisti, se la suonano e se la
cantano. Non colgono il battito, ma neppure l’urlo delle proteste.
Della rabbia. Del disagio.
Complicano,
invece di agevolare. Allontanano. Logorroici e inconcludenti, sono
fiumi di parole e aridi di fatti. Minestra riscaldata. Aria fritta.
Al
servizio di se stessi, preoccupati della loro sopravvivenza, si
riempiono la bocca del bene comune, ma lo archiviano tra gli
accessori.
La
vulgata dice che i partiti servono alla democrazia. Il segretario del
Pd provinciale propone per la loro sussistenza un finanziamento
pubblico. Cercano consenso e raccolgono indifferenza e ostilità.
Chiamano all’adunata e trovano la diserzione.
I
cittadini pretendono di voltare pagina. Di tornare facilitatori, per
usare l’espressione della Bonaldi. È il nodo gordiano da
sciogliere. Come? Ah, saperlo.
In
solaio è conservato uno slogan dei tempi andati: «Contro i sensi
vietati, le strade del possibile». Potrebbe essere la soluzione.
Un
corso di alfabetizzazione per imparare a leggere, uno stetoscopio per
auscultare il battito, un apparecchio Amplifon per vincere la sordità
potrebbero servire.
Un
cambiamento di uomini e mentalità sarebbe il sistema più incisivo
per raggiungere l’obiettivo. Tanto rivoluzionario che fare passare
un cammello attraverso la cruna di un ago è più
semplice. Per restare nel locale, è più facile convincere i
cremaschi della disponibilità dei cremonesi a non fotterli, che
incidere sullo status quo dei partiti. More solito, si vagheggia una
rivoluzione incruenta e si dimentica che non è un pranzo di gala.
Nell’attesa
del rinnovamento della politica anche questa settimana i cahiers
de doleances di
casa nostra non si sono fatti mancare nulla.
I
pendolari hanno continuato a subire la violenza di ritardi
inaccettabili.
L’autostrada
Cremona-Mantova ha regalato l’ennesima polemica tra Pd e Cinque
Stelle. Protagonisti l’onorevole Luciano
Pizzetti e
il consigliere regionale Marco
Degli Angeli,
unici politici del territorio degni di questa categoria.
Cremona
si è confermata maglia nera per la qualità dell’aria in
Lombardia.
Il
settimanale Espresso ha pubblicato un’inchiesta impietosa
sull’inquinamento con un titolo «Cremona,
polveri sottili sotto il tappeto»
appropriato per un film dell’orrore.
La
sanità persiste a fare acqua e a creare malumori.
Un
avvocato si è lamentato in maniera educata e rispettosa per il
trattamento ricevuto dall’ospedale del capoluogo. L’ente gli ha
risposto con una lettera asettica e burocratica, formalmente
ineccepibile che, invece di smorzare la querelle, l’ha resa
incandescente. (Cremonasera, 28 ottobre)
I
sindacati hanno protestato all’ingresso del medesimo ospedale
contro gli smantellamenti e le chiusure progressive dei servizi, gli
appalti esterni. «La
salute non si appalta perché bene comune»
hanno sottolineato. A seguire la richiesta di «valorizzare
le competenze e le professionalità esistenti, riconoscendo il
lavoro dei professionisti e degli operatori, di rinnovare la pubblica
amministrazione attraverso risorse, occupazione, sicurezza e
contrattazione ed una maggiore integrazione tra ospedale e
territorio».
(Cremonasera, 30 ottobre)
Da
anni la politica ha trasformato la salute in una merce e il malato in
una macchina da aggiustare con un listino prezzi, assente il costo
del fattore umano. Il risultato non è brillante. Cremona non fa
eccezione.
La
prospettiva di costruire un ospedale nuovo con il corollario di
appalti e di consulenze che porta con sé è stata sufficiente per
dimenticare le promesse gridate durante l’emergenza covid. Dopo il
virus, l’amnesia.
Poi
c’è il capitolo Lgh-A2A. Un vaso di Pandora. All’improvviso si è
scoperto che l’operazione, osannata da destra e manca, centro
compreso, lo straniero accolto con canti, ukulele e collane di fiori
e con la prospettiva di ricadute pubblicitarie eccezionali, sedativo
per notizie scomode, presenta delle criticità. Sulla fusione,
inaspettato, è arrivato da Lodi un siluro a testata nucleare, ma i
partiti non hanno mosso ciglio. Neppure un respiro. Timorosi.
E
intanto a Crema, Consorzio.it insiste a chiedere ai soci-sindaci di
approvare un intervento che è già al centro di una diffida inviata
alla società da un legale. Allegria, avrebbe detto Mike Bongiorno.
Dispiace
per la Bonaldi. Come per i biscotti Colussi, tempi duri per i
troppo buoni. Durissimi per quelli che cercano di cogliere il
battito.