Feb 27 2021
la legge del più forte-milleottocentottantotto 27 02 2021
LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – milleottocentottantotto
Magari www.ilriformista.it non calcola bene le percentuali, magari ce l’ha con Gratteri, come altri, magari dopo il primo grado dio sa che Appello e Cassazione fanno e disfano, però se Gratteri fosse convinto ch’è meglio un colpevole fuori di un innocente dentro, come del resto prevede la legge se il giudice non fosse certo delle sue certezze…..
—Si
può dire che “l’impianto
accusatorio ha retto”, come
scrivono in genere i giornalisti amici dei pm, se la sentenza
condanna il cinquanta per cento degli accusati e assolve l’altra
metà? È quel che capita nelle giornate più favorevoli al
procuratore capo di Catanzaro Nicola
Gratteri. Quando
piove e c’è tempesta può succedere anche che il castello
dell’accusa venga raso al suolo completamente e comunque con
percentuali così alte da creare imbarazzo. In Calabria
la
giurisdizione lavora a livelli altissimi, e questo sarebbe positivo
se il procuratore
Gratteri fosse
in grado di operare una vera rivoluzione
copernicana:
cioè a ogni notizia di reato corrispondesse un’indagine che poi
portasse (possibilmente in tempi conformi all’articolo
111 della Costituzione)
a conferme processuali.
Prendiamo
la sentenza del tribunale
di Crotone di
giovedì sera al processo
“Stige”, prima
tappa processuale di un’inchiesta della Dda
di Catanzaro che
aveva coinvolto la cosca
Farao-Marincola di
Cirò
Marina per
reati di estorsione, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e
detenzione di armi. Nella cornice dell’associazione mafiosa e del
concorso esterno, naturalmente. Non ci sono fatti di sangue (ormai
sempre più rari), ma il sospetto di intrecci tra organizzazioni
mafiose, economia e istituzioni. Infatti tra gli imputati, e anche
tra i condannati, ci sono anche amministratori locali. Nulla da
eccepire.
Ma
il punto è un altro, ed è sul numero. In questa occasione 54 sono
stati i condannati e 24 le persone assolte. Ma c’è di più,
perché, dopo la retata del 2018, un certo numero di indagati aveva
scelto un percorso processuale alternativo, il giudizio abbreviato
davanti al gup.
E
anche per questo gruppo di imputati, rispetto ai quali è in corso
l’appello, in primo grado la sentenza aveva rispettato le stesse
proporzioni: 66 persone erano state condannate e 36 assolte.
Ora,
senza essere i campioni del calcolo, e riuscendo a fare di conto
anche con il pallottoliere o con le dita, possiamo dedurre da questi
numeri che complessivamente i condannati dell’inchiesta
“Stige” sono
stati 120 e gli assolti 60. È un po’ come se uno studente
all’esame di maturità avesse risolto metà dei problemi o risposto
solo a una domanda su due. È vero che il processo serve proprio a
verificare se l’ipotesi dell’accusa è fondata. Ma se in primo
grado il castello è già stato demolito a metà, e per la Dda
di Catanzaro è
già un risultato brillante rispetto al solito, che cosa succederà
in appello e Cassazione?
E come si potrebbe definire il risultato della pesca a strascico,
pratica abituale di queste inchieste?
Francoforte 27 02 2021 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com