Nov 23 2020

la legge del più forte-millesettecentonovantaquattro 23 11 2020

Published by at 6:09 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millesettecentonovantaquattro

La velocità dei processi è la caratteristica che distingue l’Italia dal resto del mondo; segue a ruota il rifiuto della maggioranza dei giudici al carcere preventivo, e poi via via le intercettazioni precise a prova di bomba, i pentiti attendibili e avanti su questa strada; lo conferma il modestissimo archivio di www.errorigiudiziari.com!

—Una lite tra vicini si trasforma in una vicenda giudiziaria lunga nove anni. Capace di provocare un errore giudiziario, con relativa ingiusta detenzione, e di rovinare la vita a entrambi i protagonisti coinvolti. È quanto accaduto ad Angelo Ciulla, 74 anni, originario di Barrafranca (un comune in provincia di Enna). Aver affrontato un vicino con cui non andava d’accordo da tempo, per motivi di confini tra le rispettive proprietà, gli è costato quasi una decade di processi, oltre sei mesi di ingiusta detenzione e tanti problemi nella sua vita privata e lavorativa. Quando il rapporto tra i due è logoro al punto che le parole non bastano più, Angelo Ciulla e il suo confinante si affrontano. Ciulla ha in mano una zappa, il vicino brandisce invece un tondino di ferro. Sarà quest’ultimo ad avere la peggio, riportando alcune ferite. Ma le cose non stanno come sembrano in un primo momento agli inquirenti. La vicenda finisce in tribunale. E in primo grado tutto sembra deporre contro Angelo Ciulla, condannato in primo grado per tentato omicidio. Il verdetto si ribalta però in appello: i giudici demoliscono l’impostazione della sentenza dei loro colleghi di prima istanza, perché quella di Ciulla sarebbe stata solo legittima difesa. A quel punto, l’accusa ricorre in Cassazione. Ma i giudici della Suprema Corte confermano il verdetto favorevole ad Angelo Ciulla: la deposizione del vicino non sarebbe stata credibile per alcuni particolari della ricostruzione dei fatti. Sarebbe stata divergente, ad esempio, la posizione delle ferite, che sarebbero state frontali e non di spalle. Non appena la sentenza di assoluzione di Ciulla diventa irrevocabile, il suo difensore – l’avvocato Antonio Giuseppe Bonanno – presenta istanza di riparazione per ingiusta detenzione. Gli oltre sei mesi passati dal suo assistito agli arresti, tra carcere e domiciliari, vanno risarciti con un giusto indennizzo. E così, il 3 maggio 2015, a nove anni di distanza dai fatti, la Corte d’Appello di Caltanissetta dispone nei confronti di Angelo Ciulla un risarcimento pari a circa 30 mila euro, a titolo di riparazione per ingiusta detenzione.

Francoforte 23 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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