Nov 21 2020

la legge del più forte-millesettecentonovantadue 21 11 2020

Published by at 7:02 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millesettecentonovantadue

Da www.errorigiudiziari.com apprendiamo che la Corte, condannando lo Stato a pagare lo sbaglio dei colleghi di primo grado, castiga i media che non han dato notizia dell’assoluzione!

—Ci sono voluti 18 anni per riabilitarlo. Diciotto lunghi, lunghissimi anni per certificare che lui, con quella storia di droga, non solo non c’entrava, ma anzi ora lo Stato dovrà risarcirlo per averlo costretto a 12 giorni di ingiusta detenzione in carcere. Walter Di Clemente, noto ristoratore marsicano, appare particolarmente provato. La sua profonda amarezza viene lenita solo in parte dalla soddisfazione per il risultato giudiziario raggiunto. Da incensurato subì l’onta delle manette e della reclusione in carcere, fu costretto ad affrontare il dramma dell’emarginazione a causa di una storia di droga che coinvolse decine di persone. Fu tirato in ballo da un’intercettazione telefonica durante una conversazione con Roberto De Simone, anche lui arrestato per spaccio. La Corte d’appello dell’Aquila (sezione penale ingiusta detenzione) con ordinanza ha stabilito il diritto di Walter Di Clemente, che aveva presentato un ricorso per ottenere la riparazione della ingiusta detenzione, a ricevere – a titolo di equa riparazione – la somma di 10 mila euro. Di Clemente, assistito dall’avvocato Sandro Emi, venne arrestato il 22 novembre del 1994, subì perquisizioni in casa e nell’auto, dalle quali non emersero irregolarità. Rimase in carcere per 12 giorni e in primo grado (giudizio abbreviato) venne condannato dal Tribunale di Avezzano a otto mesi di reclusione per spaccio di droga. La Corte d’appello ha in seguito riformato la sentenza riconoscendo l’assoluta estraneità di Di Clemente. La sentenza è passata in giudicato divenendo quindi immediatamente esecutiva. L’uomo ha potuto professare la sua innocenza carte alla mano e in quel momento è partito il ricorso per il riconoscimento dell’ingiusta detenzione. Ora la Corte d’appello ha messo in evidenza che «organi preposti non avevano correttamente interpretato le parole pronunciate da Di Clemente nel corso di un colloquio intercettato. Parole che, se dall’inizio correttamente interpretate, avrebbero reso quantomeno dubbio il suo coinvolgimento nello specifico reato in contestazione». Ha messo in evidenza altresì l’entità del danno «per il risalto che alla notizia dell’applicazione della misura cautelare venne dato sui media», alcuni dei quali «ritraevano il ricorrente ammanettato e scortato dagli agenti di pubblica sicurezza con conseguente e non riparabile danno all’immagine e alla credibilità dello stesso ricorrente». La stessa Corte, nel provvedimento che ha sanzionato lo Stato, condannando il ministero dell’Economia e delle finanze al pagamento dell’indennizzo riconosciuto, ha osservato che «non è stata data alcuna notizia dell’avvenuta successiva assoluzione di Walter Di Clemente, assoluzione con formula ampia e per insussistenza del fatto».

Francoforte 21 11 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.