Ott 31 2020

la legge del più forte-millesettecentosettantuno 31 10 2020

Published by at 7:13 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millesettecentosettantuno

Dal solito www.errorigiudiziari.com una storia incredibile, degna di un giallo di seconda o terza categoria: la vittima scrive il nome dell’assassino!

—Resta irrisolto uno dei grandi gialli italiani. A 17 anni dai fatti il Gup Grazia Caserta ha assolto Vincenzo Morici, primario di chirurgia all’ospedale di Taormina, dall’accusa di avere ucciso la moglie Antonella Falcidia, docente universitaria che all’epoca aveva 44 anni. La donna venne trovata cadavere nel salotto di casa la sera del 4 dicembre del 1993. Un delitto che scosse la Catania bene e che ancora oggi resta senza un colpevole.

Cade infatti l’accusa nei confronti del marito, indagato ed arrestato 13 anni dopo l’omicidio. «Per me è la fine di un calvario durato cinque lunghissimi anni – ha detto in lacrime Morici dopo la sentenza – fortunatamente ho avuto accanto mio figlio Riccardo, gli avvocati e anche i miei pazienti che hanno continuato ad avere fiducia continuando ad entrare in sala operatoria per essere operati da me».

Dopo la loro requisitoria i pm, Renato Papa, Salvatore Faro e Andrea Ursino, avevano chiesto la condanna a 30 anni di reclusione. Secondo l’accusa Morici avrebbe ucciso la moglie con 23 coltellate a termine di una scenata di gelosia. Secondo i pm sarebbe stato un delitto d’impeto, dopo che Antonella Falcidia aveva scoperto il numero di una donna sul telefonino del marito. Tesi ritenuta «fantasiosa e priva di riscontri» dai legali del primario, gli avvocati Enzo ed Enrico Trantino e Carmelo Galati.

LA MACCHIA DI SANGUE– Oggi è arrivata la sentenza di un processo celebrato con rito abbreviato. Morici è stato assolto «per non aver commesso il fatto».

Nel marzo del 2007, il marito della Falcidia era stato arrestato e scarcerato 25 giorni dopo su disposizione del Tribunale del riesame per mancanza di indizi. La procura riaprì il caso dopo che un giovane sostituto si era incuriosito leggendo il libro di Carlo Lucarelli sui grandi gialli italiani. Nel corso delle indagini l’accusa ha presentato nuove prove, una delle quali estremamente suggestiva. Su un lembo del divano a fiori sul quale era riverso il cadavere di Antonella Falcidia è stata individuata una strana macchia di sangue. E ingrandendo l’immagine con un potente scanner i pm hanno ritenuto di leggere tre lettere «ENZ». Secondo l’accusa la vittima poco prima di morire aveva voluto indicare col proprio sangue il nome dell’assassino. Elemento suggestivo ma anche fragile, anche perché il divano non esiste più e tutto è stato ricavato da una foto. Ne è venuto fuori un processo indiziario il cui esito per molti era scontato. I pm non hanno voluto fare alcun commento: «Attendiamo prima di leggere le motivazioni della sentenza». Morici ha invece ribadito di avere sempre avuto fiducia nella giustizia lamentando comunque un «certo accanimento» nei suoi confronti. «Fatti evidenti – ha aggiunto – i pm non li hanno mai voluti interpretare in modo lineare».

Francoforte 31 10 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.