Ott 26 2020

la legge del più forte-millesettecentosessantasei 26 10 2020

Published by at 6:53 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millesettecentosessantasei

Senza commenti, non vorrei rovinare la composizione, da www.errorigiudiziari.com.

—“Nel 1982 venni arrestato per rapina e nonostante mi professassi innocente con tutte le mie forze, per un gioco crudele e maligno del destino venni condannato e la sentenza passò in giudicato. Ho cercato di trovare una spiegazione a tutto quello che succedeva e trovavo il fatto assurdamente e spietatamente ingiusto, ed è immaginabile la sofferenza atroce che provavo>”. A raccontare con voce tesa il suo dramma è un uomo di una quarantina d’anni, originario di Ariccia, in provincia di Roma. Si chiama Roberto Vari. La rapina in questione è avvenuta il 12 marzo 1982, a Genova. I carabinieri eseguono un ordine di cattura contro l’uomo, già pregiudicato per piccoli reati, e senza fissa dimora.
L’accusa parla chiaro: ‘concorso in rapina e porto abusivo d’armi’. Vari si proclama innocente, assolutamente estraneo alla vicenda; nessuno gli crede.
L’uomo ha un alibi, fornito dalla sua convivente. Neppure lei viene creduta. Un testimone della rapina riferisce che uno dei banditi parlava con uno spiccato accento romano. Uno dei presenti si lascia sfuggire che sì, in fondo uno dei rapinatori poteva anche essere lui. Ci sono delle impronte digitali; ma non coincidono.
Sulla base di indizi così labili, Vari viene condannato in primo grado a sei anni di carcere. In appello la pena sale a sette. La Cassazione conferma. Perché? Gli si rimprovera – è scritto nella sentenza – la “pervicacia con cui proclama la sua innocenza”. E già che può fare un cittadino innocente che si sente ingiustamente perseguitato? Forse è per questo che il giudice Ferdinando Imposimato, ora senatore della sinistra indipendente (anche lui vittima di un’amarissima storia di ordinaria ingiustizia; anche lui ha dovuto subire l’onta di un processo fondato, per colpe mai commesse), una volta ha detto che “in Italia è più facile difendersi da colpevoli che da innocenti”. In effetti, un colpevole può “pentirsi”, “dissociarsi”. Ma chi è innocente, di cosa si pente, da cosa si dissocia? Racconta Vari: “Supinamente mi ero rassegnato! Che altro potevo fare?”.
Trascorrono così quattro lunghi anni. Nel giugno 1986 il colpo di scena. Il sostituto procuratore della Repubblica Carlo Brusco, conclude le indagini su una serie di rapine a banche e istituti di crerdito commesse tra il 1978 e il 1983 in Liguria; accerta che i colpevoli sono menbri di una stessa famiglia e alcuni loro amici.
Trovato i colpevoli, riconosciuta l’innocenza di una persona, (che ha scontato per “errore” quattro anni di prigione), la storia potrebbe dirsi finalmente conclusa.
Invece no! Vari, riconosciuto innocente, continua – a distanza di mesi – a restare chiuso in cella. Come mai? “Non so che cosa dire e che cosa pensare”, mi ha detto quando sono andato a trovarlo in carcere a Viterbo, assieme al deputato radicale Franco Corleone. “Io ormai ero rassegnato a languire qui dentro fino al 1993 perché oltre alla condanna per rapina mi hanno ridato le condanne per precedenti reati che mi erano stati abbonati con la condizionale. Non capisco: loro, i magistrati mi hanno condannato; e sempre loro, alla fine, hanno riconosciuto che non c’entro nulla. Eppure io continuo a languire in questi posti, e le sofferenze che provavo prima non sono neanche paragonabili a quelle che provo adesso”.
Corleone presentò, con scarso successo, un’interpellanza sulla vicenda. Com’è possibile che nonostante l’evidente e clamoroso errore giudiziario – riconosciuto e accertato dagli stessi magistrati, peraltro – Vari sia ancora perseguitato? Per lungo tempo detenuto, l’uomo infatti ora è stato scarcerato; ma non perché l’errore è stato sanato: semplicemente per “buona condotta”. Si trova dunque in libertà vigilata, e deve patire tutti gli oneri che l’istituto comporta. Come sia possibile è presto detto: Vari per essere riabilitato da una colpa non commessa ma passata in giudicato, deve affrontare un nuovo processo, di revisione dei precedenti. Così stabilisce la legge. Ma la Cassazione ha stabilito che la revisione potrà aver luogo solo dopo che i veri autori della rapina saranno processati. Con i tempi della giustizia italiana si può proprio dire “campa cavallo”. Vari probabilmente verrà riabilitato a condanna del tutto scontata. E la revisione assumerà un puro valore simbolico, retorico.
Il povero Vari sospira: “Per condannarmi il giudice ci ha messo un minuto; per riconoscere la mia innocenza, agli stessi giudici non bastano anni. Perché?”

Francoforte 26 10 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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