Ott 17 2020

la legge del più forte-millesettecentocinquantotto 17 10 2020

Published by at 9:27 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millesettecentocinquantotto

Da www.errorigiudiziari.com uno dei rari casi in cui i giorni in carcere non portano nemmeno al processo, vista l’inesistenza delle prove; e non solo, i giudici dispongono che il calcolo dell’indennizzo sia slegato dai giorni di prigionia.

—Quanto valgono nove giorni in carcere da innocente? Quale risarcimento per ingiusta detenzione potrà mai soddisfare la vittima di un errore giudiziario grossolano, che sconvolge una vita in tutti i suoi aspetti: lavorativi, personali, privati? Stando ai parametri ufficiali previsti dalla legge, poco più di duemila euro dovrebbero rappresentare il giusto indennizzo per un dramma così grande come quello di finire in prigione senza colpa per più di una settimana. Ma talvolta anche i giudici capiscono che è il caso di andare oltre le fredde tabelle che impongono i parametri di calcolo della riparazione per ingiusta detenzione. E si rendono conto che è il caso di aumentare l’importo, perché pur nella consapevolezza che nessuna somma potrà mai risarcire una tragedia come questa, c’è un limite a tutto.

E’ quello che è accaduto a Salvatore Ramella, funzionario di banca coinvolto in una storia di riciclaggio con cui non aveva nulla a che fare. In questo articolo, la sua storia.

Il puro calcolo matematico per i nove giorni passati in carcere ingiustamente porterebbe a liquidare come indennizzo per l’ingiusta detenzione 2.122 euro, più 38 centesimi. Ma i giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria chiamati a pronunciarsi sull’istanza di risarcimento presentata dal funzionario di banca Salvatore Ramella, prima indagato e poi pienamente scagionato nell’ambito dell’inchiesta “Gioco d’azzardo”, nei giorni scorsi hanno deciso di innalzare l’entità del risarcimento a 15 mila euro.

Ramella, che in questa vicenda è stato assistito dall’avvocato Bonaventura Candido, all’epoca quando scattò il blitz – siamo nel maggio del 2005 –, era direttore di una filiale della banca Unicredit e per nove giorni fu ristretto in carcere; successivamente lo stesso gip dispose la misura meno afflittiva dell’obbligo di dimora, e pochi giorni dopo il Tribunale del Riesame ne dispose la liberazione totale con annullamento dell’ordinanza di custodia in quanto «non sorrette le accuse di riciclaggio dal requisito della gravità indiziaria». E si arrivò fino all’ottobre del 2007 con l’archiviazione dell’inchiesta disposta dal gip di Reggio Calabria. Eppure, dopo l’arresto, il funzionario di banca, fino a quel momento con un posto di alta responsabilità nell’ambito del suo istituto di credito, fu sospeso cautelativamente dal datore di lavoro dal 12 maggio al 5 settembre del 2005, successivamente fu trasferito in una sede bancaria a Roma presso il Servizio crediti della Direzione regionale Centro Sud. I giudici d’appello nell’argomentare la decisione con cui hanno stabilito di concedere un indennizzo molto più alto rispetto al “freddo” calcolo matematico da effettuare in questi casi, scrivono che «…nella liquidazione dell’indennizzo, il giudice deve procedere in via equitativa, essendogli riconosciuta – entro i confini della ragionevolezza e coerenza –, ampia libertà di apprezzamento di tutte le circostanze del caso concreto, avendo riguardo non solo alla durata della custodia cautelare ma anche e non marginalmente alle concrete conseguenze sociali, personali e familiari scaturite dalla privazione della libertà». E i giudici della Corte d’appello hanno riconosciuto che la vita di Ramella fu letteralmente “devastata” da questa vicenda.

Francoforte 17 10 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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