Set 15 2020

la legge del più forte-millesettecentoventisette 15 09 2020

Published by at 7:00 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millesettecentoventisette

Da www.errorigiudiziari.com; ci vuole la fantasia adatta a scrivere un romanzo per commettere tante, mi sento buono, e le chiamo sviste….

—«Quella notte dormivo con mia moglie. Ma nessuno mi ha mai creduto…». Dopo 4 anni Marco Moreschini è fuori dall’incubo. Trentaquattro anni, fruttivendolo del Trullo, un figlio e un altro in arrivo. È lui l’ultima vittima di un errore giudiziario: condannato per rapina al posto di un altro per uno sbaglio nella trasmissione del suo cartellino, confuso con quello di un omonimo più avanti con l’età. «Forse nel passaggio da una stazione dei carabinieri al commissariato di polizia che si occupava delle indagini, oppure per colpe di altri, non è chiaro», spiega l’avvocato Daniel Giudice che, con il collega Pasquale Ciampa, ha dimostrato l’estraneità ai fatti di Moreschini, assolto in Appello. Ma non è stato facile, tanto che lo stesso Moreschini si è improvvisato detective nel suo rione. Un thriller cominciato all’indomani di una rapina commessa la notte del 9 giugno 2007 a Monte Sacro: tre studenti aggrediti da un bandito armato di ascia. Bottino: portafogli e due assegni. «Proprio quei titoli di credito sono stati la rovina di Marco – racconta l’avvocato Giudice -. Pochi giorni dopo, infatti, la madre dell’altro Moreschini, che ha 50 anni e una corporatura diversa sia da quella del suo omonimo sia del rapinatore (e ora indagato per ricettazione), venne bloccata dai carabinieri mentre cercava di incassarli in una banca al Tuscolano. La donna – aggiunge Giudice – ammise che a consegnarglieli era stato il figlio. A quel punto partì la segnalazione alla polizia, che indagava sulla rapina, ma in commissariato fu convocato il mio Moreschini». Perché? «Marco aveva un precedente per spaccio, con pena sospesa, e risultava dunque pregiudicato – spiega Giudice -. Convocato dalla polizia, fu riconosciuto a vista dalle vittime». Sembrava il colpevole perfetto. Nel marzo 2008 Moreschini viene condannato a 4 anni. «I giudici non tennero in considerazione il fatto che il vero rapinatore aveva un vistoso tatuaggio su un braccio e che impugnava l’ascia con la destra, mentre Marco è mancino – ricorda l’avvocato -. Dopo un anno di carcere, però, quel processo è stato annullato per un vizio di forma». Marco va ai domiciliari, poi torna libero e comincia a cercare prove della sua innocenza. E proprio al Trullo trova quella che lo salverà: «Un ex detenuto a Rebibbia che gli mostra la foto di un compagno di cella che gli somiglia molto – conclude Giudice -. Quando il processo viene ripetuto, la mostriamo alle vittime della rapina che cambiano idea, e credono di riconoscere in quel sosia il loro aggressore. Non sappiamo se hanno ragione, ma è bastato questo per far capire ai giudici che Marco era innocente».

Francoforte 15 09 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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