Lug 15 2020
la legge del più forte-milleseicentocinquantasei 15 07 2020
LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – milleseicentocinquantasei
Da www.errorigiudiziari.com, una storia con 11 undici anni di galera per un omicidio mai commesso, e risarcimento a carico dei cittadini di 1,5 milioni di euro!
—Amore
fa spesso rima con dolore. E quella che raccontiamo qui è proprio
una storia così (ma forse è di più, perché forse è una poesia),
scritta appunto capitolo dopo capitolo (o verso dopo verso?) con il
dolore e con l’amore.
Una
storia brutta, bruttissima, durata 11 interminabili anni. Ma poi
finalmente bella, bellissima, nel suo sofferto e recentissimo
epilogo. Undici anni. Se li è fatti tutti, Giuseppe Lastella,
barese, oggi quarantunenne. Se li è fatti tutti dietro le sbarre.
Undici anni con la rabbia sorda di chi sa di essere innocente. Undici
anni con la disperazione muta di chi si sente perseguitato – “Ma
perché proprio io?” – da un accanimento giudiziario in apparenza
più crudele di un cancro, che a volte, almeno, “ha il cuore” di
portarti via in un attimo. Undici anni (pensiamoci, può capitare a
tutti) sono 132 mesi, 3.960 giorni, più di 95 mila ore e quasi 6
milioni di minuti. Frazioni di tempo che il povero Lastella ha
contato una a una, nel caldo e nel freddo, nella luce e nel buio dei
pochi metri quadrati di una cella. Ma anni, mesi, giorni, ore e
minuti sofferti e combattuti con amore, senza mai un dubbio, anche da
Elisabetta Neviera, la sua compagna. Fino a qualche giorno fa,
all’ultima parola della Corte di Cassazione: “Libero”.
L’avvocato
Gregorio De Palma, che assieme al collega Nino Marazzita ha seguito
la causa e che ora si appresta a chiedere un forte risarcimento,
conferma: “Se dopo 11 anni la storia è finita bene per Giuseppe,
lo si deve soprattutto alla tenacia di Elisabetta. In tutti questi
anni ha lottato per raccogliere le prove dell’innocenza del suo
uomo, ascoltando le dichiarazioni dei testimoni, partecipando ai
processi senza mai perdere la speranza”.
La
vicenda, in realtà, è ben più lunga di 11 anni. È infatti il 2
aprile 1990 quando da un lettino di ospedale il pregiudicato per
droga Domenico Chironna, prima di morire, accusa il gruppo che lo ha
ridotto in fin di vita, in un agguato sulla Salerno-Reggio Calabria,
allo svincolo per Tarsia. Tra questi, rantola, c’era il contitolare
di un autosalone.
È
Giuseppe Lastella, per gli inquirenti. Che così finì nei guai,
assieme ad altre due persone che lavoravano con lui nella
concessionaria. In primo grado, Lastella lanciò quella che sarebbe
stata la sua ultima esclamazione di gioia fino a quella di qualche
giorno fa. La Corte d’assise di Cosenza lo mandò infatti assolto.
Un sorriso spentosi poco tempo dopo, nel ’94, sotto la mazzata
sferratagli dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro: 30 anni
di carcere. “Era appena stato introdotto il nuovo codice di
procedura penale e si finì per dare più peso agli indizi che non
alle prove”, spiega ora
l’avvocato De Palma.
Di lì, iniziò una crudele via crucis
costellata da mille “stazioni”, nelle aule di tribunale e nelle
carceri di tutta Italia, vista dal povero Giuseppe, ammanettato
“turista carcerario”, dagli spioncini dei cellulari. Dopo una
serie di appelli e annullamenti di sentenze, senza mai perdere né la
speranza nella giustizia, né tantomeno l’amore di Elisabetta, la
Cassazione rese definitiva la condanna a trent’anni. Ma il 20
dicembre 2001 i suoi difensori, grazie a nuovi elementi di prova
costituiti da inedite testimonianze, chiesero la revisione del
processo alla Corte d’assise d’appello di Catanzaro. Domanda
respinta ed ennesimo ricorso in Cassazione, dove la richiesta venne
accolta con l’istruzione di un nuovo processo a Salerno. E il 16
novembre 2004 la sentenza: “Assolto”.
Tutto finito? Tutto
bene? No, perché la Procura generale impugna la sentenza in
Cassazione. Chissà, forse Giuseppe Lastella non aveva sofferto
abbastanza? Ma qualche giorno fa, la Suprema Corte rigetta il ricorso
e stabilisce una volta per tutte che Giuseppe è un uomo libero.
Libero, soprattutto, di tornare ad amare la sua Elisabetta.
Per un periodo così lungo trascorso in carcere da innocente, per un errore giudiziario che il suo avvocato definisce “tra i più gravi della storia italiana recente”, Giuseppe Lastella ha ottenuto un risarcimento per errore giudiziario. Ma anche per questo ha dovuto combattere: in un primo momento, lo Stato voleva riconoscergli soltanto un indennizzo per ingiusta detenzione e non il risarcimento vero e proprio. E così, soltanto nel 2012, dopo che una prima somma di circa 600 mila euro gli era stata liquidata, è riuscito a ottenere un’integrazione che ha portato l’importo definitivo a quota un milione e 500 mila euro.
Purtroppo, la sfortuna si è accanita contro Lastella. Nel 2015 è rimasto vittima di un gravissimo incidente stradale, che lo ha tenuto tre mesi in coma e lo ha successivamente costretto a lungo e delicatissimo periodo di riabilitazione in una celebre clinica svizzera specializzata in questo tipo di trattamenti per pazienti con seri danni neurologici. A oggi Lastella non è ancora perfettamente ristabilito. Ma può contare – ora più che mai – su una presenza che non lo ha mai deluso né abbandonato: Elisabetta, oggi sua moglie.
Fonti: Il Giornale, 19 ottobre 2005; nostra intervista all’avvocato Gregorio De Palma, 28 giugno 2016)
Francoforte 15 07 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
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