Lug 11 2020
confesso che ho curato 11 07 2020
CONFESSO CHE HO CURATO
Da Repubblica una conferma, il coronavirus non è ancora defunto e i comportamenti allegri di tanti di noi lo rinforzano!
—“Ci risiamo. In reparto abbiamo ricominciato a ricoverare pazienti Covid con gravi insufficienze respiratorie”: inizia così il lungo post pubblicato su Facebook da Luca Alini, infermiere dell’ospedale di Cremona, che in queste ore sta raccogliendo migliaia di condivisioni e commenti da tutta Italia. Alini spiega che questa volta ha sentito il bisogno di condividere una sua foto a fine turno, con la tuta protettiva e il volto ancora coperto da occhiali protettivi e mascherina che non riescono a nascondere del tutto la stanchezza. “Il coronavirus non si è dimenticato di fare il suo lavoro e da bravo virus fa quello che deve: infetta nuovi ospiti per sopravvivere. Niente di più e niente di meno – sottolinea l’infermiere – Noi esseri umani, invece, dall’alto della nostra intelligenza ed evoluzione tecnologica e scientifica, facciamo finta che non esista, qualcuno pensa non sia mai esistito, altri che sia un’invenzione delle case farmaceutiche o di qualche altra fantomatica lobby segreta”
Quindi, anche se per fortuna la situazione non è grave “come a febbraio o a marzo o all’inizio di aprile, quando i Covid erano 30 su 30 in reparto più altrettanti ricoverati in altri reparti, quando su 30 pazienti 26 erano ventilati”, non possiamo permetterci di dimenticare che “il virus esiste, non è magicamente sparito e sta mietendo ancora vittime in altre parti del mondo. Da noi ha già dato, ma non sta scritto da nessuna parte che non possa ricominciare a farsi vivo”. Tanto più che, prosegue lo sfogo di Alini, “il virus non sa che noi infermieri, medici, oss e il resto del personale sanitario siamo distrutti da tre mesi di lavoro intenso, fatto di paura, tensione, preoccupazioni, emozioni intense e continuo contatto con la morte”. Malgrado la fatica, gli operatori sanitari continuano “a fare quello che facciamo sempre, anche se adesso non siamo più eroi, angeli o qualunque altro titolo onorifico”
A
Cremona “l’ultimo paziente della prima ondata è stato dimesso,
dal nostro reparto, il 30 giugno. Sono passati otto giorni. Non siamo
più Covid free, ma poco importa. Spero che tutto ciò che è stato
non si ripeta, ovviamente, ma nessuno ne può avere la certezza e chi
afferma il contrario a mio parere è un bugiardo clamoroso”.
L’infermiere sa che ormai, complice l’arrivo dell’estate, la maggior
parte delle persone è concentrata sulle vacanze, ma ribadisce con
forza che “solo chi c’era può capire: prima di tutto i pazienti
(quelli che sono riusciti a sopravvivere), poi gli operatori sanitari
e i parenti dei pazienti per quello che hanno passato, i lunghi
periodi senza vedere i loro cari, le attese notturne di una
telefonata che, per fortuna, nella maggior parte dei casi non è
avvenuta. Solo questi possono capire cosa è stato il Covid, tutti
gli altri parlano per sentito dire”.
E Alini non solo ha
vissuto l’emergenza sanitaria lottando in prima linea, ma è stato
anche colpito lui stesso dal coronavirus, pur non avendo avuto
sintomi: “Non mi sento affatto tranquillo anche se gli esami
dicono che in teoria sarei immune. Proprio per il fatto che non
sappiamo nulla su questo simpatico esserino. E non ci sarà nessun
professore che mi farà cambiare idea”.
L’infermiere ha
scritto il post tre giorni fa, oggi l’azienda sanitaria di Cremona
precisa: “Non sono i casi gravi di marzo. Ci sono stati dei
ricoveri in questi giorni in reparti ordinari, in parte legati a
focolai già noti, come peraltro già spiegato pubblicamente nei
giorni scorsi”. Ma, tiene a ribadire l’ospedale, la terapia
intensiva “resta Covid-free”, agognato traguardo raggiunto
“ormai 5-6 settimane fa”.
Francoforte 11 07 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com
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