Giu 07 2020

tutti uguali 07 06 2020

Published by at 6:32 pm under Pubblica Amm.ne

TUTTI UGUALI

Anche un angolino dedicato Cremona non poteva mancare nelle chat di Luca Palamara.

Risulta infatti che l’instancabile segretario dell’ANM e consigliere del CSM si sia attivato per favorire l’assegnazione del posto di Presidente del Tribunale di Cremona ad uno dei due magistrati che si erano recati in pellegrinaggio a Roma, spesati da un curatore fallimentare nominato da uno dei due, per la consueta cena volta ad assicurare all’altro il voto forse decisivo di un Consigliere per l’ambita nomina.

Quello che inquieta nelle vicende che sono venuto alla luce non è tanto l’offerta, cioè i servizi e il pacchetto completo offerti da come Palamara o da altri personaggi come lui, quanto la diffusa domanda di “illegalità” che veniva dal basso, anche per le abbastanza modeste nomine di provincia.

Non credo che i magistrati siano uomini diversi dagli altri solo perché hanno scritto bene al concorso tre temi di diritto penale, civile e amministrativo. Come tutti sono abitati da ambizioni, invidie, ipocrisie.

Ma una volta vinto il concorso avrebbero quantomeno il dovere di autocontrollarsi posto che si trovano comunque in una posizione invidiabile : godono di prestigio, di un ottimo stipendio, non sono licenziabili, la progressione in carriera è uguali per tutti perché nella pratica la selezione non esiste e non possono nemmeno essere spostati dalle loro sedi, come un ufficiale dei Carabinieri o un dirigente d’azienda, perché, in base all’articolo 107 della Costituzione, sono inamovibili.

Nonostante questo ad un certo punto della loro carriera non tutti ma moltissimi magistrati si convincono di avere diritto ad un posto di comando che ritengono confacente alla propria persona, quelli in cui partecipi con il volto grave e compunto alle celebrazioni con le più alte autorità e in virtù dei quali l’auto di servizio ti viene a prendere a casa la mattina.

Nella sua recente difesa durante un programma televisivo Luca Palamara ha fornito una giustificazione della sua incessante attività. Ha dichiarato infatti che nonostante i maneggi i magistrati selezionati in quel modo dai capicorrente e cioè con decisioni prese sostanzialmente al di fuori delle Commissioni di concorso erano comunque “tutti molto bravi” e meritavano quei posti.

Lasciamo per un momento da parte il fatto che influire sulla Commissione che rilascia un appalto o una concessione se avvenisse da parte di un pubblico amministratore comporterebbe l’incriminazione o anche l’arresto. Al nostro interno le cose evidentemente non funzionano così

Ma se si vuole credere all’autodifesa di Palamara questa, portata alle sue logiche conseguenze, ne avrebbe di curiose. Mi spiego.

In ogni concorso per gli incarichi direttivi, scremati i magistrati palesemente inidonei, non legittimati, i concorrenti di bandiera, i candidati effettivi non sono più di cinque o sei. Ad esempio per la Procura di Roma erano tre. A questo punto, seguendo il ragionamento di Palamara, dato che sul piano tecnico tutti sono certamente in grado di occupare quei posto, basterebbe effettuare un sorteggio tra gli idonei. A questo punto sparirebbero d’incanto le trame e gli scambi di favori che degradano il CSM ad un mercato. Sparirebbe però così, finalmente, anche il ruolo di Palamara e delle correnti che sono diventate in sostanza un semplice ufficio di collocamento. Diventerebbero inutili.

Così gli appartenenti alla nomenklatura ricorrenti potrebbero riposarsi invece di essere quotidianamente affaccendati nei traffici in favore dei loro assistiti o avrebbero, magari, più tempo libero per lavorare. Ma non credo che una proposta del genere sarà mai accettata: in realtà ricoprire un ruolo di comando dietro le quinte e muovere i propri colleghi come pedine su una scacchiera, cioè il potere, piace a tutti, anche ai magistrati.

Aggiungo un ricordo personale.

Una dozzina di anni fa Palamara, allora segretario dell’ANM, tuonava a piè sospinto quasi ogni sera al telegiornale contro ogni presunta iniziativa di “delegittimazione” della magistratura, cioè quella delegittimazione cui ha tanto contribuito con quello che già allora tutti sapevano e che ora è venuto alla luce. Già allora scrivevo articoli contro l’irrecuperabile degenerazione del CSM e delle correnti e in quel periodo mi fu riferito che Palamara, parlando con un collega, mi aveva definito comunque un “cane sciolto” e quindi un soggetto sostanzialmente innocuo. Non mi sono certo offeso. Ho giudicato e giudico quella definizione un titolo onorifico, ben più di posti di comando ottenuti a Milano, Cremona o dovunque con quei metodi. Ne sono orgoglioso.

Guido Salvini

magistrato

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