Giu 01 2020

la legge del più forte-milleseicentododici 01 06 2020

Published by at 9:06 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – milleseicentododici

Da www.errorigiudiziari.com un caso famoso, l’omicidio della povera Serena Mollicone, col solito innocente dentro un anno e mezzo indiziato per………. insufficienza di prove! E comunque gli han fatto tre processi con lo stesso esito finale: assolto.

Carmine Belli è un carrozziere di Rocca d’Arce, un minuscolo paesino in provincia di Frosinone. Il 6 febbraio 2003 la polizia si presenta alla sua porta di casa: devono perquisire la sua abitazione. Subito dopo, gli dicono: “Lei è in arresto per l’omicidio di Serena Mollicone e l’occultamento del suo cadavere”. Nell’ordinanza di custodia cautelare che gli consegnano, si legge che contro di lui c’è un quadro indiziario gravissimo. A Belli si annebbia la vista, senza neanche rendersene conto si ritrova prima in Questura di Frosinone e poi nel carcere di Cassino. Dietro le sbarre da innocente è destinato a trascorrere 510 giorni: vittima di ingiusta detenzione, per colpa di un errore giudiziario. Il delitto che gli viene addebitato è quello di una studentessa di 18 anni scomparsa il 1 giugno 2001 e ritrovata morta lo stesso giorno. Carmine Belli, sentito dagli investigatori durante le indagini immediatamente successive ai fatti, fornisce un alibi: quella mattina si trovava al lavoro, nella sua carrozzeria, insieme con un suo collaboratore. Ma quest’ultimo prima confermerà, poi smentirà la circostanza finendo dunque per incolpare Belli che finisce dunque in carcere. Vi resterà diciassette mesi, i primi sei dei quali addirittura sorvegliato a vista.

A far sospettare di Belli ci sono altri piccoli elementi: un bigliettino su cui era annotato un appuntamento con Serena Mollicone. Il nastro adesivo bianco usato per legare mani e piedi della studentessa era compatibile con quello trovato nella carrozzeria dell’uomo (ma le impronte trovate su quel nastro non corrispondevano a quelle di Carmine Belli). Stesso discorso per la busta che avvolgeva la testa del cadavere della giovane, uguale a quelle trovate in casa Belli. Il processo di primo grado si apre il 14 gennaio 2004. Soltanto sei mesi dopo, la sentenza: Carmine Belli viene assolto. La procura, convinta della sua colpevolezza, ricorre in appello. E il processo di secondo grado si apre nel settembre 2005. Quattro mesi più tardi, però, arriva un’altra assoluzione. E a seguire, anche la Cassazione respinge ogni ricorso e conferma l’estraneità di Belli all’omicidio di Serena Mollicone. Nel gennaio 2018, verranno iscritti nel registro degli indagati alcuni sottufficiali dei Carabinieri all’epoca in servizio ad Arce, oltre all’ex comandante, suo figlio e sua moglie. L’accusa è di depistaggio delle indagini. Il comandante è la stessa persona che interrogò senza motivi particolari Carmine Belli per ben diciotto volte: “Mi hanno ascoltato per ore ed ore e talmente tante volte che ad un certo punto non sapevo neanche più quello che dicevo”, raccontò a questo proposito Belli durante il processo, “mi mostravano foto e mi pressavano ed io cadevo sempre più in confusione” “Quello dove vivo è un paese piccolo e so che in tanti hanno sempre creduto alla mia innocenza. Ora che le indagini hanno preso una direzione ben precisa, spero che anche chi ha avuto un minimo dubbio su di me possa allontanarlo definitivamente. Non sono un mostro”. “Non ho chiesto alcun risarcimento per ingiusta detenzione perchè prima credo sia giusto trovare i veri assassini di Serena e poi, se Dio lo vorrà, farò il possibile per ottenere quello che mi spetta. Ho trascorso 17 mesi in carcere da innocente ed etichettato come ‘il mostro di Arce’. Non credo possa esserci cifra al mondo capace di restituirmi quel pezzo di vita e la serenità che mi è stata tolta”. “Quando ho saputo che la salma di Serena Mollicone sarebbe tornata ad Arce, dopo aver trascorso oltre un anno a Milano (per esami e test vari da parte degli inquirenti, ndr), ho sentito che dovevo partecipare alla cerimonia che è stata organizzata per l’occasione dalla famiglia. Ho sentito che dovevo abbracciare il papà di Serena, Guglielmo Mollicone. Sono certo che la verità oramai è ad un passo. Serena merita giustizia ed io finalmente la pace che cerco e non trovo. Perché il carcere ti cambia. Soprattutto se non hai colpe e sei costretto a vedere il cielo da dietro le sbarre”. Qualche tempo dopo queste parole, Carmine Belli ha presentato – tramite i suoi legali – un’istanza di riparazione per ingiusta detenzione. La Corte d’Appello chiamata a giudicare aveva inizialmente detto sì alla liquidazione dell’indennizzo, ma il ricorso dell’Avvocatura dello Stato aveva portato la Cassazione ad annullare la decisione dei giudici e ad affidare una nuova valutazione dell’istanza a una diversa sezione della Corte d’Appello. Risultato: la domanda di risarcimento è stata respinta. A Carmine Belli non è rimasto che ricorrere alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. A oggi, non ha ancora avuto risposta: nessun risarcimento per i 510 giorni trascorsi in carcere da innocente. (fonte: Corriere della Sera, Repubblica, Frosinone Today, Ciociaria Oggi) Ultimo aggiornamento: 2 agosto 2019

Francoforte 01 06 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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