Feb 15 2020

la legge del più forte-millecinquecentosei 15 02 2020

Published by at 7:13 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – millecinquecentosei

Da www.errorigiudiziari.com il solito cosiddetto errore, causato dalla solita superficialità, di cui al solito nessuno risponde.

—Il muratore innocente 3 anni in carcere per errore.

La vittima di una rapina a mano armata crede di riconoscerlo e lo fa arrestare. Processato e condannato con sentenza definitiva, uscirà dal carcere solo grazie a una nuova prova che conferma la sua totale estraneità ai fatti.

Era stato condannato con sentenza definitiva a quasi cinque anni di reclusione. Lo avevano riconosciuto colpevole di una rapina a mano armata. Era finito in carcere. Ma lui era innocente, vittima di un errore giudiziario. È la storia di Mounir Knani, un muratore tunisino di 40 anni, che è riuscito a venire fuori dal suo incubo giudiziario soltanto grazie a un processo di revisione. Dopo aver comunque trascorso tre anni dietro le sbarre senza colpa. Uno dei tanti casi di innocenti arrestati per colpa di un riconoscimento errato, vittime di uno scambio di persona. Tutto comincia la mattina del 7 settembre 2011, a Viareggio. Mounir Knani, arrivato in Toscana all’età di 20 anni dalla Tunisia, si trova in un bar della stazione per prendere un caffè prima di andare al lavoro. Un anziano, dopo averlo fissato a lungo, si rivolge alla Polfer: all’arrivo degli agenti, il muratore viene identificato e denunciato perché, secondo l’anziano, è uno dei due giovani che intorno alle 3 della notte precedente lo hanno rapinato del portafoglio con 100 euro all’interno. Mounir Knani cercherà di spiegare che a quell’ora stava dormendo con la sua compagna, che si tratta di un colossale equivoco, ma non c’è niente da fare: costretto a lasciare lasciare la sua ditta edile, finisce in carcere, nonostante nelle telecamere di sorveglianza nella stazione non vi sia traccia di lui. Il Tribunale di Lucca lo condanna il 30 maggio 2012 a 4 anni e 8 mesi di reclusione. E anche il verdetto di secondo grado, emesso dalla Corte d’Appello di Firenze il 27 giugno 2014, è contro di lui. La pietra tombale arriva infine dalla Cassazione, il 7 aprile 2016. Durante il processo non erano mai stati sentiti importanti testimoni: anzitutto la fidanzata italiana, in seguito sposata durante la detenzione, e la figlia di lei. Citate negli atti, ma mai ascoltate dai giudici, entrambe hanno dichiarato più volte che Mounir Knani la notte del 7 settembre 2011 era con loro in casa. Ma è il racconto di un’altra donna a rivelarsi determinante per la riapertura delle indagini. Mentre Knani è in carcere, il suo avvocato e l’ispettore di polizia Luca Lombardi (che è convinto dell’innocenza del muratore tunisino) riescono a rintracciare in Germania una giovane donna tedesca che conosce bene il vero autore della rapina. Si tratta del suo ex fidanzato, anche lui tunisino, che non a caso compare più volte nelle riprese delle telecamere della stazione. L’uomo era stato arrestato 20 giorni dopo la rapina imputata a Mounir Knani perché responsabile di un altro colpo alla stazione di Viareggio, portato a termine con le stesse modalità: impugnando un’ascia e un coltello. È la conferma che Knani non c’entra nulla. E la nuova prova che l’avvocato Stefano Gambini presenta a sostegno della sua istanza di revisione del processo da cui il muratore tunisino innocente era invece stato condannato. Il 16 dicembre 2019 la Corte d’Appello di Genova, competente sul distretto toscano, ha assolto Mounir Knani per non aver commesso il fatto. “Tecnicamente dobbiamo aspettare che la sentenza diventi definitiva coi termini previsti che scadono a marzo 2020?, ha spiegato l’avvocato Stefano Gambini, “ma riteniamo impossibile che la Procura Generale di Genova ritorni sui suoi passi dopo aver chiesto l’assoluzione, quindi escluderei un ricorso in Cassazione”. Per il difensore è uno “dei rari casi in cui un processo di revisione va a buon fine, è importante dirlo a vantaggio di altre situazioni simili”. Ora Knani potrà chiedere allo Stato un risarcimento per ingiusta detenzione. “Ero sotto shock, mi sembrava tutto assurdo, avevo la coscienza a posto e pensavo che l’equivoco si sarebbe chiarito”. “Non avevo mai avuto problemi con la giustizia, avevo un lavoro e mi ero fermato solo a prendere un caffè”. (fonti: Il Fatto Quotidiano, Il Tirreno, La Nazione)

Francoforte 15 02 2020 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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