Ott 12 2019

le patate sono buone 12 10 2019

Published by at 9:42 am under Pubblica Amm.ne

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I consigli del nutrizionista di Campagna Amica

Patate, buone e alleate della linea

Fanno bene perché contengono potassio, amido e zucchero. L’importante è evitare di friggerle e di considerarle come un semplice contorno

Le patate sono il piatto forte della cucina italiana e soprattutto del Nord Europa. Ma negli Stati Uniti in questi ultimi tempi sta girando un’idea balzana: l’obesità è causata dall’uso delle patate! Persino quella infantile, non sarebbe causata dagli eccessi alimentari dovuti all’uso continuo di hamburger o donuts.

In America guardano solo al sostantivo patate, mentre si dovrebbe mettere in risalto l’aggettivo: fritte. Il governo federale vorrebbe diminuire la presenza di patate nelle mense scolastiche sotto diverse forme: frittelle, “french fries” o grandi quantità di purea. Le patate non sono invece colpevoli: contengono una buona dose di potassio, che fa bene ai muscoli e al cuore, e di amido, zucchero complesso che dà gradevolezza, sazietà ed energia senza appesantire. Il vero problema è che loro le mangiano quasi sempre fritte, mai lessate, mai al forno, mai grigliate, tecniche di cottura molto più salutari. In Italia, invece, abbiamo un altro problema: alcune mamme le considerano una verdura, come la lattuga, la rucola, gli spinaci, i finocchi. Non lo sono! Le patate sono dei tuberi ricchi di amidacei e l’amido è uno carboidrato simile a quello che si trova nella pasta e nel pane e nei legumi. Sono quindi da considerarsi come un primo piatto, ottimo per i bambini, specie se al forno, alla griglia o lesse. Sfruttando la gradevolezza delle patate, le mamme potrebbero metterle in tavola associandole alle carote, carciofi o altri ortaggi, il tutto condito con un filo di buon olio extravergine di oliva, e si accorgeranno che i giovani impareranno a mangiare sano e, soprattutto, con gusto. Le patate spesso sono anche escluse erroneamente dalle diete a basso indice glicemico, per gli zuccheri presenti; in realtà il loro indice glicemico si altera e cambia a seconda della loro varietà, della loro origine, della preparazione e del metodo di cottura. A cura di Giorgio e Caterina Calabrese

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