Set 18 2019

dario franceschini 18 09 2019

Published by at 6:08 pm under Pubblica Amm.ne

DARIO FRANCESCHINI

Ogni volta che incontro Dario Franceschini,enfant prodige della Politica emiliana, avvocato e scrittore, lui puntualmente mi ricorda la pizzicata che gli diedi il 12 marzo 1995 con un editoriale dal titolo “Tu quoque ,Dariuccio”.In particolare mi ricorda questa frase: “Franceschini ha una smania così alta di “visibilità” che se va ad un matrimonio vorrebbe essere la sposa e ad un funerale il morto.” La frase gli è rimasta scolpita nel cuore e nella mente. Me l’ha ripetuta in redazione anche Cremona nel 2007; me l’ha ricordata pure il 6 febbraio 2016 a Ferrara,in Municipio,durante la consegna del Premio Stampa (al quale premio sono stato invitato per la prima volta grazie alla sensibilità di Riccardo Forni). Ci siamo abbracciati.

Arrivava in bici

Aveva appena 21 anni Dario quando bazzicava il giornale .Arrivava in bici, si faceva ascoltare. Amava la Politica e si capiva. Una ventina di anni prima aveva fondato l’Associazione Studentesca Democratica (di ispirazione cattolica e centrista).Praticava il cinema d’essai, amava citare Zaccagnini e don Primo Mazzolari, era un buon assessore alla Cultura, sperava di fare il sindaco. Intuivo che sarebbe arrivato lontano. Nel 1997 era già vice segretario nazionale del Partito Popolare italiano. Quando, dopo le dimissioni di Walter Veltroni, è stato eletto segretario del Partito Democratico (21 febbraio 2009) è andato davanti al castello di Ferrara ed ha giurato su una copia della Costituzione che teneva nelle mani il padre Giorgio, ex partigiano ed ex deputato. Dario è così. Ama il teatro. Ed il cinema. E siccome in quei giorni arrivava in città Marcello Mastroianni sul set del film di Antonioni a palazzo Schifanoia (si girava “Al di là delle nuvole” con l’aiuto del regista tedesco Wim Wenders),immaginavo che Dario vollese misurarsi pure con Marcello, attore in pista dal ’48 (per Luchino Visconti),pavone nazionale. Quelli erano pure giorni di fibrillazioni nella Balena bianca: Buttiglione sognava una nuova Dc, puntava a fare degli italiani “un popolo di Parsifal” ( lo aveva detto al congresso di Rimini) ,citava don Giussani, ma il Consiglio nazionale lo bocciò :il filosofo voleva flirtare con Fini e Berlusconi all’insaputa di tutti. Morale: sconfitto e pizzicato. Sull’abbrivio delle cronache, a poche settimane dalle amministrative, con un Pds che tentava di virare su Rifondazione comunista, mi viene in mente di dedicare a Franceschini l’editoriale domenicale. Mi sentivo bene. Avevo appena ascoltato al Manzoni Tonino Guerra e Wim Wenders fare una splendida lezione di cinema. Il tedesco mi aveva caricato dicendomi :”Amo anche la televisione,quando è spenta”. Corro al giornale, preparo il titolone in prima (“Buttiglione sconfitto”) e mi lancio sul pistolotto festivo. Eccolo, titolo compreso:

Tu quoque,Dariuccio

“In questo benedetto Paese quando non si sa più cosa fare si va a votare. E ogni volta va peggio. La lezione della Germania di Weimar – che a forza di infilarsi nelle cabine ci ha regalato Hitler e la guerra – non è evidentemente servita. Oggi ci troviamo con un fiasco sul groppone ( le urne del 27 marzo) ed un Parlamento che ha più gruppi di quando si votava con la proporzionale. Morale: al posto dell’acclamato bipolarismo, come dice Sartori, ci troviamo con due armate Brancaleone ed un “centrino” che, a giudicare dalla rissa in casa Ppi, è morto e sepolto.

Dopo cinquant’anni di milizia sponsorizzata dalla paura della guerra fredda, dal comunismo e dall’episcopato italiano, la vecchia Balena tira dunque le cuoia. Le spoglie saranno sparse a destra e sinistra. E la storia racconterà che il suo becchino è stato quel fratacchione di Buttiglione, fratello della mezzobusto Suor Angela. Amen.

Siccome Ferrara non è un’isola ed in questo Paese ci sta dentro fin qua, è evidente che i fatti romani si riflettono sui nostri destini. Ed allora a quaranta giorni dalle amministrative il quadro è il seguente:

  1. Il Duca Rosso Bobby Soffritti è più nero di un prete del Gabon in una notte senza luna. Come Giulio Cesare, alle idi di marzo, si è trovato di fronte i congiurati cristiano sociali che dopo avergli cuccato un deputato (Galliani) lo ricompensano col pugnale candidandogli contro Dariuccio Bruto Franceschini. Il quale Franceschini ha una smania così alta di “visibilità” che se va ad un matrimonio vorrebbe essere la sposa e ad un funerale il morto.
  2. 2) Alberto “Sartana” Balboni, vecchia faina delle nostre contrade, fiutando la “nasata” contro il Duca ha scelto per sé la Regione chiamando alla corsa Fantoni che da semisconosciuto Balilla leghista in odio al ribaltone di Bossi ,è stato premiato oltre i suoi stessi meriti.
  3. 3) E Aquaro? Da quando si è fatto sponsorizzare dal foglio locale che prende ordini e cicchetti da Bologna ,ha infilato una sfilza di jatture da tranciare un toro. Spiace che una persona così perbene abbia dovuto fare la figura di Messner sul pack. Chi l’ha spinto alla battaglia forse non gli vuole bene, non ho altre spiegazioni.
  4. Ed infine Dragotto, simpatico Beautiful mandato dal Cavaliere nella steppa ferrarese a raccattar voti. Fatto il pieno se ne va in Regione manco fosse scampato al vaiolo. Il Berlusca poteva evitargli di diventare un superbo esemplare di oca maschio”.

Punto. L’editoriale finisce qui. Il giorno dopo non registro strilli. Anche perché sono concentrato sull’arrivo di Zubin Metha che dirigerà al Comunale (mercoledi 15) l’orchestra del Maggio fiorentino col violinista siberiano Maxim Vengerov,21 anni. Il concerto in Re maggiore di Brahms per violino e orchestra non l’ho più dimenticato.

Nel segno di Leon B. Alberti

Che Franceschini potesse un giorno diventare ministro della Cultura a Ferrara lo si pronosticava da tempo. Personalmente me sono convinto nel novembre del ’94 seguendolo a Mantova per un gemellaggio con Ferrara nel segno di Leon Battista Alberti (1404-1472). In quei giorni la città virgiliana ospitava a Palazzo Te ,gioiello di Giulio Romano,una bella mostra sul grande architetto che sul Mincio aveva a lungo operato progettando, tra l’altro, la maestosa basilica di Sant’Andrea. Mi dice: “L’Alberti a Mantova ha fatto molto e in Sant’Andrea c’è la sintesi del suo pensiero architettonico; penso alla facciata, al vestibolo, alla grande navata fino al transetto. Ma, se mi permetti, vorrei pure citare il campanile del Duomo di Ferrara,l’ha progettato lui. Dunque le due città possono fare grandi progetti insieme.Tra l’altro sono pure collegate dalla ferrovia.E il ritratto dell’Alberti l’abbiamo pure a palazzo Schifanoia,nel mese di marzo. Che dici?”.Tirato per i capelli gli rispondo scomodando Tolstoj:”L’arte è uno dei mezzi che uniscono i popoli”. Mi guarda un po’ così e sorride. Tolstoj proprio non se l’aspettava.

Da Guastalla, Enrico Pirondini

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