Ago 31 2019

la legge del più forte-milletrecentocinquanta 31 08 2019

Published by at 6:37 pm under Pubblica Amm.ne

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLETRECENTOCINQUANTA Dal Dubbio, tratto da un articolo di Valter Vecellio: —“Cinico mercante di morte”, definisce Enzo Tortora il Pubblico Ministero Diego Marmo; e aggiunge: “Più cercavamo le prove della sua innocenza, più emergevano elementi di colpevolezza”. Le “prove” erano la parola di Giovanni Pandico, un camorrista schizofrenico, sedicente braccio destro di Cutolo: lo ascoltano diciotto volte, solo al quinto interrogatorio si ricorda che Tortora è un camorrista. Pasquale Barra detto “o nimale”: in carcere uccide il gangster Francis Turatello e ne mangia l’intestino… Con le loro dichiarazioni, Pandico e Barra danno il via a una valanga di altre accuse da parte di altri quindici sedicenti “pentiti”: curiosamente, si ricordano di Tortora solo dopo che la notizia del suo arresto è diffusa da televisioni e giornali— Le prove; eccone una dalla motivazione di primo grado del processo Iori, tenuta per buona da Appello e Cassazione, come del resto tutte le altre: non è vero che in casa non vi siano tracce di avanzi di cibo, descritte puntigliosamente nella motivazione d’Appello; nessuno può credere che un assassino si fermi tre ore in un condominio dove da un momento all’altro un vicino, sentendo odore di gas, potrebbe bussare o chiedere l’intervento dei vigili; è in contrasto netto con un’altra pagina della stessa motivazione il fatto delle urla sentite dal Fiameni, che vengono spostate a un altro giorno ; le tre ore sono in contrasto ancor più netto con la pagina, sempre dalla stessa motivazione, dove a Iori viene attribuito l’avvolgere la testa delle vittime con un sacchetto di plastica per infilarci una bombola: così facendo le vittime muoiono in pochi minuti, non in tre ore!! —Appare artefatto ed inverosimile il particolare del sushi che si porta via da casa, che serve probabilmente a giustificare perché non vi siano in casa tracce di avanzi di quel cibo. Altrettanto inverosimile è che egli abbia camminato e girato per ore in Crema oltretutto senza incontrare nessuno : ipotizzando che egli, come sostiene la difesa, se ne sia andato alle 10,30 –orario delle urla sentite da Fiameni- si tratta comunque di almeno tre ore rispetto alle ore 01.44 che segnano la chiamata di Iori alla moglie al ritorno a casa, dopo aver visto il biglietto di avviso lasciato dalla polizia e dal Milanesi. E’ evidente che se Iori non fosse l’assassino e fosse uscito effettivamente da Via Dogali dopo un litigio con Claudia, ancora viva, egli se ne sarebbe tornato a casa con una certa rapidità ( magari dopo aver preso un gelato o una bibita in un esercizio pubblico) per prepararsi alla faticosa giornata che lo aspettava ( partenza per Milano e sveglia alle 06.00). Ma se Iori è invece la persona responsabile dell’omicidio di Claudia Livia, operazione che ha richiestola sua presenza – come già sopra accennato – per lungo tempo in Via Dogali per la eliminazione delle prove, il controllo dell’agonia delle vittime e del funzionamento/svuotamento delle 4 bombolette ( durata che si aggira appunto di 3-4 ore) deve aver pronto un alibi per le ore in cui si compiva l’omicidio—

Cremona 31 08 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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