Lug 31 2019

last bet 31 07 2019

Published by at 4:52 pm under costume,cronaca nazionale,Giudici

LAST BET : IL PROCESSO E IL FISCHIO DI CHIUSURA

Decine di intercettazioni, centinaia di ore di interrogatori, filmati di ogni partita, accertamenti nei paesi del ex Est europeo e a Singapore, verifiche bancarie, tre anni di lavoro senza sosta. Questa è stata a Cremona sino al 2011 l’indagine Last Bet, la Tangentopoli del Calcio, che ha svelato la manipolazione di decine di partite di tutti i campionati compresi quelli maggiori. Nel corso delle indagini la gran maggioranza degli imputati ha confessato di aver comprato, i corruttori, o venduto, i giocatori, le partite. Avevano consentito all’organizzazione internazionale di ottenere profitti per milioni di euro sfruttando la possibilità di scommettere ormai in tutto il mondo e per qualsiasi evento su decine di siti specializzati. Le partite da evento agonistico erano trasformate in speculazioni in Borsa, in danno dei tifosi e dello spirito sportivo.

Eppure pochi giorni fa il Tribunale di Bologna ha fischiato il segnale di chiusura dichiarando la prescrizione per 26 dei 31 imputati, rei confessi compresi, del troncone spostato in quella città e in cui erano presenti i giocatori più importanti e gli imputati di maggior rilievo. Per gli altri è solo questione di tempo.

Dopo la fine delle indagini il processo ha cominciato a disgregarsi, ce ne siamo accorti subito.

Non è accettabile che i Tribunali, trascinando le udienze e con un rimpallo delle competenze territoriali che ha spostato i fascicoli da una sede all’altra e che dura tutt’oggi, non siano stati in grado di attrezzarsi per pronunciare a otto anni di distanza non una sentenza definitiva ma almeno una sentenza di primo grado. C’è qualcosa che non funziona in questa giustizia. Alla fine risulteranno condannati solo quella dozzina di imputati, tra di loro almeno i corruttori dell’Est europeo, i cd Zingari, che all’inizio hanno scelto il patteggiamento o il rito abbreviato, una scelta che oggi certo non rifarebbero. Per fortuna è stata più celere la Giustizia sportiva che nel 2012 ha irrogato sanzioni disciplinari severe ai giocatori che hanno truccato le partite e alle squadre che lo hanno tollerato.

Alla fine ne è valsa la pena ? Credo comunque di sì. Dopo l’indagine di Cremona vi è più attenzione da parte degli organi dirigenti del mondo del calcio al fenomeno delle frodi sportive, durante i ritiri e anche nei vivai dei dilettanti molte squadre hanno organizzato corsi per spiegare ai giocatori l’importanza della legalità anche nello sport e prevenire infiltrazioni della criminalità, sono stati rafforzati anche a livello centrale gli organi di Polizia destinati a contrastare il match fixing. Anche in conseguenza delle indagini cremonesi è stata approvata nell’estate 2014 una riforma delle norme penali in materia di frodi sportive che ha aggravato le pene e offerto agli investigatori nuovi strumenti di indagine.

Ma quello che è accaduto, considerando la fine dell’indagine sul Calcioscommesse solo un caso fra tanti, pone anche delle domande di ordine generale.

Se moltissimi processi, tra quelli ordinari, in cui imputati e vittime sono persone comuni durano molti anni, che effetto possono avere? Certo nessuno o ben poco efficacia deterrente per i colpevoli, mentre le vittime non hanno una risposta alla loro richiesta di giustizia. Nello stesso tempo i processi infiniti rimangono per anni come una spada di Damocle sulle vite degli innocenti.

E’ possibile continuare a tollerare una giustizia così ?

Guido Salvini

già GIP dell’indagine Last bet

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