Giu 11 2019

la legge del più forte-milleduecentosessantanove 11 06 2019

Published by at 6:51 pm under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLEDUECENTOSESSANTANOVE E’ una parte dell’intervista di Luciano Violante, sul Dubbio; il momento è difficile, specie se la politica lo usa per riprendere i diritti che il potere giudiziario le ha tolto; ma mai una volta che, parlando del lavoro dei giudici italiani, si vada a discutere del problema principale, i troppi processi iniziati e perfino decisi da liberi convincimenti del giudice; cioè, come diceva Berlusconi, prima trovi il colpevole, poi le prove! -Presidente, che sensazioni le procura vedere la giustizia versare in così difficili condizioni, con il Csm diventato un campo d’Agramante di traffici, scambi, accordi sottobanco e così via? –Vede, il problema è che siamo ben oltre la spartizione tra correnti. Siamo di fronte al fatto che i componenti di una corrente si incontrano con dirigenti politici che non fanno parte del Csm. Questo è il punto. Le componenti togate del Csm hanno sempre parlato con i membri laici del Consiglio: il problema è che stavolta magistrati si sono incontrati con persone fuori del Csm, uno dei quali era perfino imputato dallo stesso ufficio giudiziari il cui avvicendamento al vertice era l’oggetto dell’incontro. –Presidente, sta dicendo che Palamara mai e poi mai avrebbe dovuto incontrarsi con Lotti? Sta qui il vulnus? –No, non voglio dare lezioni: sto dicendo che è un fatto anomalo. Anche perché non si discuteva degli incarichi ma di chi potesse fare il processo a Tizio o Caio. Il problema va ben oltre al fatto “in questa Procura importante ci metto l’amico mio”: piuttosto “qui metto uno più affidabile di Lo Voi per raggiungere certi obiettivi”. E poi tenga presente un altro fatto, rilevantissimo. E cioè che noi abbiamo magistrati o in carcere o processati a Torino, Roma, Trani, Lecce, Palermo, Gela, Siracusa. Un problema si pone: non si tratta di cose da poco. –Vuol dire che la malapianta della corruzione ha permeato anche i magistrati? –Siamo parlando di casi singoli, non si può generalizzare. Però l’analisi che io faccio è la seguente. C’è stata una concezione “proprietaria” e incontrollata della funzione giudiziaria che ha spinto alcuni magistrati meno robusti moralmente e intellettualmente a farne l’uso a fini di vantaggi personali. –E come si risolve allora il problema della giustizia e del Csm? –Io vedo due questioni. Prima questione: la designazione dei vertici degli uffici giudiziari. A mio avviso, se entro un mese dalla “vacanza” di un incarico se il Csm non delibera, il compito passa ad un comitato ristretto composto dal vicepresidente del Consiglio; dal procuratore generale presso la Cassazione, dal presidente della Cassazione più in laico e un togato estratti a sorte.Seconda questione. Cambiare il sistema elettorale del Csm sulla scia di quanto fatto per la Corte Costituzionale. Tutti meccanismi finalizzati a evitare il dominio totale delle correnti sulle nomine. –L’esercizio della giurisdizione nel suo complesso non dovrebbe essere allargato ad altre figure oltre ai magistrati: agli avvocati per esempio e agli altri operatori della giustizia? –Io penso di sì. Bisognerebbe riaprire le porte di una discussione ampia sulla giustizia. E gli avvocati, come le Università e altri, dovrebbero partecipare a pieno titolo. Penso per esempio a cosa va penalizzato nel terzo millennio. O che l’unica pena, quella principale, debba essere il carcere. Io credo molto nella cooperazione tra avvocati e magistrati. Non per spararsi addosso le ultime accuse ma per fare un’analisi seria dello stato della giustizia e individuare i rimedi.

Cremona 11 06 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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