Apr 17 2019

la legge del più forte-milleduecentotredici 16 04 2019

Published by at 10:17 am under costume,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – MILLEDUECENTOTREDICI Dal Dubbio; secondo alcuni, e di quelli che contano, la soluzione sarebbe celebrare tutti i processi penali in Camera di consiglio………

—Il processo mediatico «si distacca completamente dalla realtà», ha spiegato il neo presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Pasquale Grasso, nella bella intervista di Mattia Feltri sulla Stampa. «Il processo mediatico è una deriva non più accettabile», aveva ammonito Andrea Mascherin, presidente del Cnf, nella relazione al Congresso forense di Roma di una settimana fa. Stessi concetti, medesimo linguaggio tra magistrati e avvocati. Dunque tutto a posto? Se la questione riguardasse solo gli aspetti, per così dire, “tecnici” del processo, presumibilmente sì. C’è tuttavia una dimensione che merita di essere approfondita e attiene al ruolo dell’opinione pubblica, alla pressione che viene svolta nei modi più vari e che rischia di condizionare l’esercizio della giustizia con l’obiettivo di piegarla agli umori del momento. Per capirci. Alla fine degli anni ’ 90, nel pieno della bufera di Mani Pulite, le toghe vennero caricate – più o meno strumentalmente, e forse più che meno – del compito di essere lavacro delle ruberie e debellatori della corruzione di una classe politica screditata e inaffidabile. «Condottieri e risanatori. Alla lunga non è stata una buona cosa e c’è stato un riflusso», dice sempre Grasso. Va aggiunto che chi allora svolgeva il compito costituzionale di difesa degli indagati spesso veniva vissuto, da opinione pubblica e media, come correo o ostacolo al giusto e necessario meccanismo di risanamento politico e morale del Paese. Trent’anni dopo, il sentimento popolare volge all’opposto: i giudici che si rifanno alle regole e alla legge per valutare responsabilità e addebiti vengono criticati dai cittadini e attaccati dai leader politici a volte nel corso stesso delle indagini. Mentre nell’immaginario collettivo gli avvocati sono rimasti lì: non un ostacolo alla giustizia, ma comunque cultori di tortuosità e sviamenti. Insomma il garantismo in quell’epoca rivolto agli accusati dovrebbe diventare ora barriera a difesa dell’operato dei magistrati. Perché la “pancia” degli italiani ha cambiato verso. Però l’esercizio della giustizia è altro. Lo Stato di diritto non è una clessidra che si può rovesciare per segnare i tempi delle necessità e delle convenienze. Idem il garantismo, qualunque sia l’accezione che se ne voglia dare. Le regole vanno rispettate sempre e comunque. E chi è chiamato ad interpretarle esprime il senso più pieno della democrazia. Il garantismo occasionale, come il suo rovescio, è una tentazione comoda. Ma deleteria.

Francoforte 16 04 2019 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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