Ott 31 2018

grano d’antiquariato 31 10 2018

Published by at 11:41 am under costume,cronaca nazionale,golosità

GRANO D’ANTIQUARIATO!
È boom in Italia per la coltivazione di grani antichi, come il Senatore Cappelli, che nel 2017-2018 ha aumentato del 400% le superfici coltivate, passando dai 1000 ettari del 2017 ai 5000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti divulgata in occasione del World Pasta Day che si festeggia in tutto il mondo il 25 ottobre, sulla base di dati di Consorzi Agrari d’Italia e Sis. Il “Senatore” Cappelli è ora il grano duro antico più coltivato in Italia dove è stato selezionato nel 1915 e, dopo essere arrivato a coprire più della metà della coltivazione di grano rivoluzionando la produzione di pane e pasta, negli anni ‘60 ha iniziato a scomparire tanto che venti anni fa nel 1996 la produzione era scesa a meno di 10mila chili. Ma tra i grani salvati dall’estinzione ci sono anche il Timilia, il Russello, il Saragolla e molti altri.
Una riscoperta favorita dall’entrata in vigore in Italia dell’etichetta Made in Italy per la pasta che obbliga di indicare la provenienza del grano utilizzato come chiede l’81% dei consumatori secondo la consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole.
Un elemento di trasparenza che ha portato alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da La Molisana ad Agnesi, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI – Firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello” che fa capo al Gruppo Barilla. E avanza anche la produzione di grano bio, con il più grande accordo mai realizzato al mondo per quantitativi e superfici coinvolte siglato tra Coldiretti, Consorzi agrari d’Italia, Fdai e il Gruppo Casillo che prevede la fornitura di 300 milioni di chili di grano duro biologico destinato alla pasta e 300 milioni di chili di grano tenero all’anno per la panificazione.
L’Italia è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con 4,3 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,3 milioni di ettari che si concentra nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale. Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali di pasta con una media di 23 chili all’anno pro-capite, ma l’Italia si conferma leader anche nella produzione industriale con 3,2 milioni di tonnellate, davanti a Usa, Turchia e Brasile.
Un alimento sempre giovane
Una ricerca condotta da Doxa per AIDEPI sul consumo di pasta tra i giovani under 35 ha evidenziato che i Millennials sono molto tradizionalisti in fatto di cibo. Sebbene spesso costretti a consumare pasti veloci fuori casa, quando possono prendersi del tempo non rinunciano alla pasta. Per i Millennials la pasta è infatti al primo posta tra i cibi a cui non si può rinunciare, molto più di vino e birra. L’80% mangia pasta tutti i giorni, cucinandola a casa (37%), seguendo le ricette di famiglia (31%) o improvvisando in base agli ingredienti disponibili al momento (21%). Per il 55% dei giovani la pasta è sinonimo soprattutto di casa (55%) e di convivialità (53%). Un piatto che per il 42% dei giovani nella sostanza non cambierà nei prossimi anni ma ci saranno modi diversi di portarlo in tavola. Qualcuno immagina di poter preparare la pasta partendo da un set di ingredienti pronti, puliti e dosati (17%); altri la condirebbero con sapori di cucine diverse (13%); c’è chi vorrebbe ordinarla con lo smartphone (12%); l’8% vorrebbe doverla solo scaldare al microonde e un altro 8% immagina che potrà crearla in casa con una stampante 3D!

No responses yet

Trackback URI | Comments RSS

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.