Ago 09 2018

la capotreno insulta 09 08 2018

Published by at 6:47 pm under costume,cronaca nazionale

La capotreno insulta gli “zingari” e… Salvini applaude
Il ministro dell’Interno e leader della Lega quando ha saputo di questo episodio ha voluto esprimere solidarietà alla capotreno e non agli “zingari”
Su un treno che va da Mantova a Milano, l’altro giorno è successo che un capotreno ha preso il microfono e ha pronunciato un annuncio demenziale. Ha detto: « I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. Scendete perché avete rotto. E nemmeno agli zingari: scendete alla prossima fermata, perché avete rotto i coglioni» . Un ragazzo ha sentito queste parole ed è sobbalzato. Quando è arrivato a Milano ha sporto denuncia. E se mandassimo capotreno e Salvini a studiare l’Olocausto? La “Trenord”, correttamente, si è scusata ed ha avviato una inchiesta. Sembra che voglia licenziare la capotreno che sarebbe la responsabile della bravata razzista. Il governo italiano, invece, ha applaudito la capotreno. Tra qualche riga vediamo come e perché. Sono assolutamente contrario al licenziamento. Mi pare che reagire ad un atto di razzismo e di discriminazione con il licenziamento di un lavoratore non sia una cosa buona. Piuttosto costringerei la capotreno ad interrompere il servizio per qualche giorno, a leggere sui libri, ma anche in rete, più materiale possibile sui Rom, e a preparare una relazione da tenere ai colleghi, e magari anche ai viaggiaotri, prima di riprendere le sue funzioni di capotreno. Potrei, intanto, offrirle un breve brano tratto dall’enciclopedia dell’Olocausto. Questo: « Facendo leva sull’approvazione di molti tedeschi, che pur non essendo nazisti avevano però pregiudizi sociali contro i Rom, il regime dichiarò quest’ultimi “una razza inferiore”. Il destino dei Rom fu molto simile, in alcuni aspetti, a quello degli Ebrei. Durante il regime nazista, le autorità tedesche sottoposero i Rom all’internamento, al lavoro forzato, e, infine, allo sterminio. Le autorità tedesche, inoltre, assassinarono decine di migliaia di Rom nei territori che l’esercito aveva occupato in Unione Sovietica e in Serbia, insieme ad altre migliaia nei centri di sterminio di Auschwitz- Birkenau, Chelmno, Belzec, Sobibor, e Treblinka. Le SS e le forze di polizia deportarono i Rom nei campi di concentramento di Bergen-Belsen, Sachsenhausen, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, e Ravensbrück. Infine, sia nella cosiddetta Grande Germania che nel Governatorato Generale ( cioè quella parte di Polonia occupata dai Tedeschi ma non ufficialmente annessa alla Germania) le autorità civili tedesche rinchiusero molti Zingari nei campi che erano stati creati per il lavoro forzato».
I Rom e i Sinti venivano sistemati in zone speciali dei lager, chiamati i campi zingari. Sfruttati, fatti lavorare, affamati. Ad Auschwitz molti bambini rom furono messi a disposizione del dott. Mengele, alto ufficiale delle SS, per esperimenti medici e genetici che prevedevano anche atti di tortura. Poi, nell’estate di 74 anni, fa da Berlino arrivò ad Auschwitz l’ordine di sterminarli. Nel suo diario, scritto nelle poche settimane che trascorsero dal momento della condanna a morte all’esecuzione, il direttore del campo di Auschwitz, Rudolf Hoess ( che viveva con moglie e figlioletti molto serenamente in una casetta costruita proprio ai margini del lager) ricorda come per lui fu una cosa spiacevole obbedire all’ordine che arrivò il 2 agosto del 1944 e che andava immediatamente eseguito: «Uccidere tutti i rom nel campo». Anche le donne e i bambini? «Si, soprattutto donne e bambini». La notte tra il 2 e il 3 agosto Hoss dispose il loro trasferimento al crematorio numero 5. In poche ore la pratica fu conclusa e i circa 2.200 zingari sparirono per sempre.
Gli studiosi non hanno mai accertato quanti Rom furono annientati dai nazisti e dai fascisti. I calcoli più ragionevoli dicono che fu sterminato circa un quarto della popolazione Rom e Sinti che allora viveva in Europa. Cioè circa 250 mila persone, su un milione. In Germania lo sterminio dei Rom e dei Sinti fu ammesso e riconosciuto solo alla fine degli anni 50. Ecco, a me piacerebbe se la capotreno lombarda fosse messa a conoscenza di queste cose. E del fatto che da secoli gli zingari sono perseguitati e accusati delle peggiori infamie. Le accuse sono false. Il popolo degli zingari è un popolo pacifico e non violento nella sua schiacciantissima maggioranza. Ha imparato ad essere nomade perché è abituato ad essere scacciato e perseguitato, e costretto a fuggire. E’ sempre stato oggetto e vittima di razzismo e di persecuzione. Non è vero che ruba i bambini: NON E’ VERO: è una accusa infame. Quando era ragazzino, tanti anni fa, mi ricordo che una cantante di musica leggera piuttosto celebre, si chiamava Dalida ( aveva molto amato Luigi Tenco e come lui morì suicida alla fine degli anni ottanta) cantava una canzone che era diventata famosa ( ripresa da una vecchia nenia zingara): «Les Gitanes». Mi ricordo solo una strofa, perché me la cantava sempre mio padre ( che per altro era un conservatore): «Questo è il canto di chi non conosce frontiera / è l’ardente preghiera / del gitano che va». Era una canzone di amore per gli zingari. La trasmettevano in radio, perché evidentemente l’Italia di quegli anni per certe cose era meno reazionaria e chiusa di quella di oggi. Oggi nessuno manderebbe in radio una canzone che parla bene degli zingari… E infatti ieri il ministro Salvini, che è ministro dell’interno, e dunque parla in modo solenne e ufficiale a nome del governo, quando ha saputo di questo episodio, ha voluto immediatamente esprimere solidarietà alla capotreno. Non agli zingari: alla capotreno. Ha detto che è una vergogna che ci se la prenda con lei invece che con i Rom. Ha scritto testualmente su Twitter « Invece di preoccuparsi per le aggressioni a passeggeri, controllori e capitreno, qualcuno si preoccupa dei messaggi contro i molestatori… # Viaggiaresicuri è una priorità! ».
Così come mi sembra sbagliato licenziare la capotreno, mi sembra sbagliato anche licenziare Salvini ( del resto mi pare che nessuno lo chieda…). Va bene. Però anche per lui proporrei un trattamento simile a quello che ho proposto per la capotreno: sospenda per qualche giorno il suo incarico di ministro e studi un pochino pochino la storia dei Rom ( gli consiglio in particolare il Museo dell’Olocausto di Washington). Poi torni a fare il ministro. Se seguirà il mio consiglio sono certo che poi sarà un ministro molto, molto migliore. Piero Sansonetti, direttore del Dubbio

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