Giu 29 2018

le nomine al csm 29 06 2018

Published by at 5:09 pm under costume,cronaca nazionale,Giudici

LE NOMINE AL CSM : UNA PROPOSTA PER ESTIRPARE IL MALCOSTUME
Non voglio infierire sui due magistrati che si sarebbero recati a Roma, guidati e spesati da un curatore fallimentare, per caldeggiare presso un consigliere del CSM la nomina di uno dei due a Presidente del Tribunale di Cremona.
Infatti l’episodio deve ancora essere verificato ed è possibile che non abbia alcuna rilevanza penale. Ma se fosse andata così sarebbero particolarmente sfortunati perché quella che emerge è solo la punta di un iceberg. Quelli per gli incarichi direttivi non sono concorsi ma, per usare un eufemismo, terreno di contrattazione. Il voto in Commissione, che sia quello di un consigliere togato o di un laico scelto dal Parlamento cambia poco, in larga parte non dipende dal curriculum del candidato o dalla sua audizione al Consiglio ma matura fuori dalla Commissione. I candidati più forti parlano con l’amico al CSM della loro corrente o gli fanno parlare da qualche potente, sempre della loro corrente, che fa politica associativa nella loro sede e che fa da tramite con il CSM.
A bassa voce questo lo ammettono tutti e spesso è uno scontro senza esclusione di colpi perché, almeno sino ad ora, i due schieramenti, moderati e progressisti, sono stati praticamente sempre alla pari a Palazzo dei Marescialli.
Questo spiega, nella faccenda di Cremona, l’invito a cena di un consigliere laico del campo opposto il cui voto poteva essere decisivo. Una violazione molto grave da parte del Consigliere, che potrebbe comportarne anche le dimissioni, perché se ci sono dubbi su chi scegliere si può chiedere l’audizione dei candidati dinanzi al Consiglio, certo non uscire a cena con uno di loro.
Ci sarebbe una via molto semplice per rendere le nomine agli incarichi direttivi più trasparenti e stroncare in radice clientelismi e raccomandazioni
Basterebbe limitare l’intervento del CSM all’individuazione di una rosa abbastanza ampia di idonei tra i concorrenti 3, 5 o 6 candidati per ciascun posto escludendo i concorrenti chiaramente inadatti. In tutti i concorsi infatti c’è un numero di magistrati, che, più o meno alla pari, hanno le capacità e le caratteristiche per ricoprire il posto cui concorrono e che sarebbero facilmente individuabili in una prima selezione.
In questa rosa, in una seconda fase, basterebbe estrarre a sorte il vincitore.
Ecco così divenute inutili di colpo le consultazioni di corridoio e le cordate. Traffici e raccomandazioni per soddisfare ambizioni personali non avrebbero infatti più alcun senso se la parte finale della scelta avvenisse in base all’alea. Nello stesso tempo sarebbe garantito che all’incarico direttivo arrivasse un magistrato meritevole di ricoprirlo e sarebbe anche accelerata la estenuante copertura dei posti oggi spesso bloccata dalle trattative e dai patti a scacchiera ( io voto il tuo qui, tu voti il mio là) tra le varie correnti.
Del resto la scelta per sorteggio tra gli idonei è un meccanismo decisionale conosciuto nella storia, dall’antica Grecia in poi – si eleggevano così ad esempio i Dogi di Venezia – per stroncare i gruppi di potere che danneggiano la credibilità e l’indipendenza di un’istituzione e per ampliare le possibilità di partecipazione dei singoli e dei non allineati.
D’altronde non sono sorteggiati già oggi i giudici che compongono il Tribunale dei Ministri e i giudici popolari che possono condannare un imputato all’ergastolo ? Nessuno se ne scandalizza.
È un metodo che è in grado di resistere a qualsiasi obiezione di principio ma sono certo che non passerà mai.
Le correnti, poche centinaia di magistrati che costituiscono l’apparato di comando, non accetteranno mai che tramite un meccanismo di nomina non controllabile venga meno il loro potere su tutta la magistratura.
Quindi continuerà come è sempre stato, magari qualche volta con qualche incidente di percorso come quello di Cremona, da dimenticare in fretta.
Guido Salvini
magistrato

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