Giu 29 2018

la legge del più forte-novecentoventuno 28 06 2018

Published by at 8:25 am under costume,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – NOVECENTOVENTUNO Questi, presi dal Dubbio on line, sono loro, la giustizia, il cui primo compito sembra essere rintuzzare gli “estremismi” di Salvini sulla questione migranti, in nome dell’indipendenza della magistratura. Poi vengono le correnti, le prossime elezioni al Csm, l’efficienza che però dovrebbe stare dietro la tutela dei diritti……… —Ora, terzo pilastro della lezione impartita da Mattarella nella sala del plenum è la vera «finalità» della giustizia, ossia «la tutela dei diritti». E qui il presidente della Repubblica sembra muovere un garbatissimo rilievo al tono prevalente degli interventi che lo hanno preceduto, quasi tutti rivolti all’organizzazione, ai criteri di nomina e alle relative polemiche in corso tra le toghe: «L’attenzione agli aspetti organizzativi non deve tradursi in asservimento all’organizzazione stessa», avverte. I «diritti» vengono prima. E il cerchio sembra chiudersi, rispetto a questo primo passaggio al più alto livello istituzionale, che nel suo “primo atto”, gli Stati generali convocati dal Csm la scorsa settimana, aveva visto il presidente del Cnf Mascherin rivolgere un appello a Bonafede: va evitato, aveva detto, che la pur necessaria attenzione alla «efficienza» faccia passare in secondo piano «garanzie e diritti». È un confine sottile, quello tra efficientismo e principi fondamentali, che spinge lo stesso Legnini a mettere in guardia da «torsioni prestazionali nei confronti dei singoli magistrati». A soffermarsi sui diritti sono non molti dei consiglieri intervenuti dopo di lui. Tra questi, Nicola Clivio, presidente della settima commissione: impietoso, snocciola le urgenze che Bonafede dovrà sbrigare, tra l’altro, in materia di procedimenti sulle richieste d’asilo. Poi spiega: «Ho speso il mio intervento su questo perché è tema al centro dei fatti di questi giorni». Modo garbato per chiedere al guardasigilli di non assecondare gli estremismi di Salvini sulla questione migranti. Anche Franceco Cananzi tiene a ricordare che «l’indipendenza dei magistrati assicura democrazia», come dimostra proprio l’ambito della protezione internazionale. E aggiunge: «I diritti umani non hanno limiti né confini, in ogni fascicolo c’è la storia di una persona». C’è un altro risvolto, nel plenum dell’esordio di Bonafede: lo scontro fra le correnti. Che sono all’ultimo chilometro della loro campagna elettorale. Galoppi non fa nulla per nascondere l’ombra di Davigo, quando parla di «una visione della giustizia che non può essere pensata per bucare gli schermi televisivi». E il laico Antonio Leone pare riferirsi a una frase di Sebastiano Ardita, magistrato di punta della corrente davighiana, quando dice: «È indecoroso sentir dire che la sezione disciplinare del Csm è da Corea del Nord». Allusione ai rilievi del pm di Catania sul caso di Woodcock. Altra mina che non mancherà di movimentare il mandato di Bonafede.
Cremona 28 06 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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