Apr 19 2018

la legge del più forte-ottocentocinquantadue 18 04 2018

Published by at 1:05 am under costume,cronaca cremonese,cronaca nazionale,Giudici

LA LEGGE DEL PIU’ FORTE – OTTOCENTOCINQUANTADUE Dal Dubbio on line; è ormai accettato dalla maggioranza dei commentatori il giudizio che i processi alla sfera di cristallo, quasi la regola d’oggi, nascano da Mani Pulite, quando i giudici s’accorgono che la politica ha completamente ceduto; ed è una regola fisica, gli spazi vuoti vanno colmati!
—Stefano Cagliari è il figlio dell’ex presidente dell’Eni Gabriele Cagliari, aveva 35 anni quando suo padre, accusato di avere autorizzato il pagamento di tangenti per fare aggiudicare una commessa alla Nuovo Pignone, venne arrestato il 9 marzo 1993 su ordine della Procura di Milano. Dopo 134 giorni trascorsi nel carcere milanese di San Vittore, la mattina del 20 luglio, Gabriele Cagliari decise di suicidarsi infilando la testa in un sacchetto di plastica. Due giorni prima si era sottoposto ad un ennesimo interrogatorio, ammettendo gli addebiti, davanti al pm Fabio De Pasquale, titolare del filone d’inchiesta sulle tangenti Eni-Sai. Secondo il legale di Cagliari, al termine dell’interrogatorio, il pm aveva promesso di mandarlo ai domiciliari. In realtà il giorno stesso aveva dato parere negativo alla scarcerazione ed era partito per le vacanze estive. Fu il colpo di grazie per Cagliari che, stanco e malato, scelse di farla finita per sempre. Durante la sua permanenza in carcere, l’ex presidente dell’Eni scrisse una serie di lettere alla moglie, ai figli e agli amici per spiegare che non poteva più sopportare il trattamento disumano riservatogli dai magistrati. «Secondo questi magistrati, a ognuno di noi deve dunque essere precluso ogni futuro, quindi la vita, anche in quello che loro chiamano il nostro ‘ ambiente’. La vita, dicevo, perché il suo ambiente, per ognuno, è la vita: la famiglia, gli amici, i colleghi, le conoscenze locali e internazionali, gli interessi sui quali loro e i loro complici intendono mettere le mani. Già molti sostengono, infatti, che agli inquisiti come me dovrà essere interdetta ogni possibilità di lavoro non solo nell’Amministrazione Pubblica o parapubblica, ma anche nelle Amministrazioni delle aziende private, come si fa a volte per i falliti. Si vuole insomma creare una massa di morti civili, disperati e perseguitati, proprio come sta facendo l’altro complice infame della Magistratura che è il sistema carcerario. La convinzione che mi sono fatto è che i Magistrati considerano il carcere nient’altro che uno strumento di lavoro, di tortura psicologica, dove le pratiche possono venire a maturazione, o ammuffire, indifferentemente, anche se si tratta della pelle della gente. Il carcere non è altro che un serraglio per animali senza teste né anima. […] Come dicevo, siamo cani in un canile dal quale ogni Procuratore può prelevarci per fare la propria esercitazione e dimostrare che è più bravo o più severo di quello che aveva fatto un’analoga esercitazione alcuni giorni prima o alcune ore prima. […] Stanno distruggendo le basi di fondo e la stessa cultura del diritto, stanno percorrendo irrevocabilmente la strada che porta al loro Stato autoritario, al loro regime della totale asocialità. Io non ci voglio essere». Le lettere di Cagliari sono tremendamente attuali e mettono in luce come molto poco sia cambiato in questo quarto di secolo in tema di custodia cautelare, strapotere della magistratura, gogna mediatica, stato delle carceri. Stefano Cagliari, architetto, attualmente è un imprenditore nel settore dell’energia con interessi nel ramo immobiliare e nella finanza, ha voluto raccoglierle in un libro, “Storia di mio padre”, curato dalla saggista Costanza Rizzacasa d’Orsogna ed edito da Longanesi. Oltre a ciò ha creato il sito gabrielecagliari. it dove sono liberamente consultabili i verbali degli interrogatori di suo padre.
Cremona 18 04 2018 www.flaminiocozzaglio.info flcozzaglio@gmail.com

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